Juventusnews24
·21 Agustus 2025
Arrigo Sacchi: «Scudetto, Napoli un gradino sopra, poi c’è l’Inter. Milan, che impresa se… La Juve è incompleta ma Tudor… E alla Serie A chiedo bellezza»

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·21 Agustus 2025
Il profeta del calcio totale, l’uomo che ha rivoluzionato il gioco e ha portato il suo Milan sul tetto del mondo con un’idea di bellezza e dominio che ha fatto scuola. Arrigo Sacchi non è stato solo un allenatore, ma un filosofo, un maestro la cui visione continua a influenzare generazioni di tecnici.
La sua analisi non è mai banale, sempre lucida, a volte spietata, ma animata da un’unica, grande ossessione: la ricerca della bellezza nel gioco. Alla vigilia di una nuova stagione di Serie A, il “Profeta di Fusignano” si è raccontato in una lunga e appassionata intervista a La Gazzetta dello Sport. Dalla griglia di partenza per lo scudetto, che vede un duello tra Napoli e Inter, alle incognite di Milan e Juventus, fino a un appello accorato per un calcio più coraggioso e propositivo, Sacchi offre la sua prospettiva unica, con la competenza di chi ha cambiato per sempre la storia di questo sport.
FAVORITE PER LO SCUDETTO? – «Io dico che il Napoli è ancora un gradino sopra le altre, poi viene l’Inter».
CONTE HA PERSO LUKAKU – «Verissimo, perché Lukaku è un centravanti che fa muovere tutta la squadra, e poi ha personalità e carisma. Però io ricordo che il mio Milan, al primo anno, vinse lo scudetto nonostante l’infortunio di Van Basten che rimase fuori per quasi tutta la stagione. Ciò significa che il gioco può fare la differenza, e Conte è un allenatore che il gioco alle sue squadre lo sa dare. Inoltre, quest’anno può contare su un certo De Bruyne, campione assoluto».
INTER PIÙ INDIETRO NELLA GRIGLIA – «Penso di sì, per una serie di motivi. Innanzitutto le batoste della passata stagione, cioè la mancata vittoria in campionato e la brutta sconfitta in finale di Champions League, devono essere assorbite. Sono momenti che non si cancellano in un amen. E poi è stata cambiata guida tecnica, da Simone Inzaghi a Chivu. Bisognerà dare al nuovo allenatore il tempo per costruire il suo progetto».
IL NUOVO MILAN DI ALLEGRI – «L’ho seguito nel precampionato. La cosa che mi è piaciuta maggiormente è che ha saputo ricompattare l’ambiente dopo le turbolenze della scorsa stagione. Allegri è bravissimo a gestire il gruppo. Sono arrivati nuovi elementi che devono integrarsi. Penso che il principio base su cui si reggerà la squadra sarà la forza della difesa e la rapidità del contropiede. Con gente come Leao e Pulisic bisogna fare così. E poi i rossoneri non avranno le coppe, un gran bel vantaggio come ha dimostrato il Napoli nella passata stagione».
IL DIAVOLO PUÒ VINCERE LO SCUDETTO – «Può tentare l’impresa, ma non parte di certo come favorito. E, se ci riuscisse, sarebbe appunto un’impresa, cioè un fatto meraviglioso e straordinario che si verifica con poca frequenza».
LA JUVE ANCORA A METÀ DEL GUADO – «La conferma di Tudor è stata importante perché ha dato continuità. Però la squadra non è ancora completa. Mi aspetto di vedere una Juve aggressiva e determinata, secondo i desideri del suo allenatore, poco incline a giochicchiare e molto decisa ad attaccare la profondità e a verticalizzare. Non la vedo, però, ancora pronta per lottare per lo scudetto».
LAZIO E ROMA – «La Lazio non ha fatto mercato, Sarri è tornato sulla panchina e gli toccherà di fare un miracolo per restare competitivo. Mi incuriosisce la nuova Roma di Gasperini. E soprattutto mi incuriosisce l’impatto dell’allenatore con un ambiente caldo come quello giallorosso. Riuscirà a portare le sue idee anche alla Roma, dopo i meravigliosi anni di Bergamo? È una bella scommessa».
COSA CHIEDE AL NUOVO TORNEO – «Una sola cosa: bellezza. Voglio che le squadre mi stupiscano, che siano coraggiose, che vadano all’attacco sempre, che siano organizzate, che facciano pressing come si fa nel resto d’Europa. Possibile che noi italiani siamo sempre in ultima fila quando ci sono delle novità? Il mio Milan, il pressing, lo faceva alla fine degli anni Ottanta: ne è passato di tempo, ma non vedo in giro squadre che applichino i nostri principi. E non mi si dica che c’erano Gullit, Van Basten, Rijkaard e Baresi, perché potrei dire che adesso i grandi giocatori non mancano. Il problema è farli muovere secondo un disegno chiaro e, possibilmente, divertente».
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