
Zerocinquantuno
·19 Mei 2025
Addio a ‘Johnny’ Capra, il cowboy timido che in un caldo pomeriggio romano divenne eroe

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·19 Mei 2025
È scomparso ieri all’età di 87 anni Bruno Capra, uno degli eroi del settimo e – finora – ultimo scudetto del Bologna. Bruno o meglio ‘Johnny’, nomignolo da cowboy che suonava bene su un bimbo cresciuto negli Stati Uniti: lo chiamavano così perché prima di trasferirsi definitivamente a Bolzano, dov’era nato il 13 agosto 1937, la sua famiglia aveva vissuto a Pittsburgh, in Pennsylvania. ‘Johnny’ gli rimase incollato sempre, tanto più dopo il 7 giugno 1964, quando nello spareggio di Roma contro l’Inter incarnò il capolavoro tattico di Fulvio Bernardini, ovvero un terzino al posto di un’ala. Pascutti era fuori per infortunio, e a Capra toccava arginare Corso e Facchetti: gli riuscì alla grande, al resto ci pensarono Fogli e Nielsen. Bruno Capra era appunto di Bolzano, figlio di un ferroviere, e aveva iniziato il suo percorso calcistico nel club cittadino. In seguito venne acquistato dalla Spal per 7 milioni di lire, ma non superò le visite mediche perché il giorno del provino aveva la tonsillite e i valori del sangue risultavano sballati. E così ne approfittò il Bologna, che mise sul piatto 4 milioni, fece curare le tonsille del ragazzo e consegnò a Gipo Viani un giocatore fatto e finito. In rossoblù sarebbe rimasto quasi un decennio, non sempre in prima linea ma collezionando comunque 178 presenze complessive e 2 gol. Paolo Mazza, storico presidente della Spal, anni dopo gli confessò: «Ti avevo pagato sette milioni e ti potevo rivendere a trenta». Fulvio Bernardini invece gli dava sempre del lei. Anche quando, alla vigilia del match più importante, gli comunicò che sarebbe partito titolare al posto dell’indisponibile Pascutti. «Johnny, domenica gioca lei», sentenziò ‘Fuffo’ il giovedì al termine dell’allenamento. «Come gioco io? E Renna? Guardi che si mette a piangere», replicò il terzino. Ma Bernardini non volle sentire obiezioni: «Ho in mente una mossa e quel gioco lì lo può fare solo lei». Missione compiuta. A Capra, come segno di gratitudine, il tecnico regalò una Fiat 500. Dopo lo scudetto, però, a ‘Johnny’ Capra non restarono molte altre ribalte. Nel 1965 venne ceduto al Foggia, con cui segnò anche ai suoi ex compagni. Chiuse definitivamente col calcio nel 1969, senza più raggiungere il picco di notorietà che gli aveva dato quel caldo e leggendario pomeriggio dello stadio Olimpico con addosso la maglia numero 11. In seguito al ritiro non ha più partecipato ad alcuna celebrazione tra vecchie glorie rossoblù, troppo timido e schivo per certi ritrovi festanti. Ci piace però immaginarlo sorridente davanti al televisore mentre guarda il Bologna che torna finalmente a trionfare, sempre a Roma, prima di passare ad altra dimensione. Di sicuro, in questa, non verrà dimenticato.