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·15 Juni 2025

105 anni fa nasceva Sordi: l’essere romanista di “Albertone”. Il ricordo della Roma

Gambar artikel:105 anni fa nasceva Sordi: l’essere romanista di “Albertone”. Il ricordo della Roma

Il 15 giugno del 1920 nasceva a Roma Alberto Sordi. Inutile dilungarsi troppo con le presentazioni e il racconto di questo unico e straordinario artista.

Attore, regista, doppiatore, autore, speaker radiofonico: ha fatto di tutto, rappresentando l’italiano medio sotto tantissime forme.


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Particolare di non poco conto, era tifoso della Roma.

Vogliamo raccontarlo in questa chiave romanista. Attraverso le sue parole, i suoi aneddoti e le sue battute sul calcio in alcuni suoi film.


“Al Derby non mi piace mancare”

Il 27 ottobre del 1957 la Roma batte la Lazio 3-0, nell’ottava giornata di campionato. Presente sulle tribune dell’Olimpico c’è anche Alberto Sordi, che assiste al trionfo giallorosso firmato Lojodice, Da Costa e Ghiggia.

Il giorno dopo sull’Unità, oltre ad un colorito articolo sul goliardico post partita dei romanisti, scritto da Pier Paolo Pasolini e intitolato “Er morto puzzerà tutta la settima”, troviamo anche un pezzo in cui Sordi racconta proprio della stracittadina vissuta allo stadio. “Come ho visto il derby? Come un tifoso giallorosso. Io sono nato nel cuore di Testaccio, dalle parti di San Cosimato e abito nel cuore di RomaChe devo da esse’ laziale?

Quand’ero ragazzino la domenica mi arrampicavo con gli amici su per il monte Testaccio e da lassù mi vedevo mezzo campo e una porta; ma credo che gli strilli e i “forza Roma” nostra si sentivano pure in tribuna. Quando la Lazio giocava a casa sua, fori de porta, e chi se moveva? (…)”

“Ieri quando sono tornato a casa una popolana di via Pettinari, che è la strada dove abito, m’ha detto tutta contenta: “L’hai fatta vince’ la Roma, eh, Albe’?”. Oddio, non è stato merito mio, ma al secondo tempo anch’io ho strillato “E nun ce vonno sta’”. (…) A Roma-Lazio non mi piace mancare: è troppo bello lo spettacolo del pubblico, troppo emozionante l’antagonismo come tra Orazi e Curiazi, troppo grande la gioia quando la Roma ottiene quella che per noialtri tifosi è di gran lunga la vittoria più ambita (…)”.


La proiezione prima della Coppa Italia

Il 23 ottobre del 1964, circa una settimana prima della conquista della Coppa Italia numero 1 nella storia del club giallorosso, la Roma viene invitata dal produttore cinematografico Luigi De Laurentiis per una proiezione privata di un film con Alberto Sordi: “La mia signora”.

1964: la Roma durante la proiezione privata di “La mia signora” con Sordi (AS Roma/Collezione De Sisti)

Sono presenti a questo appuntamento gran parte dei giocatori della Prima Squadra, tra questi Losi, Salvori, Angelillo, Carpanesi, Cudicini, l’allenatore romanista Juan Carlos Lorenzo. Non è presente Sordi in persona, ma non fa niente. Un passaggio che si rivelerà fortunato, dato che il 1° novembre successivo la squadra della Capitale conquisterà il titolo nazionale in casa del Torino con gol decisivo di Nicolé.


Il film sul calcio

“Il presidente del Borgorosso Football Club” è l’unico film prettamente a tema calcistico della carriera di Sordi. Diretto da Luigi Filippo D’Amico, esce nelle sale nel 1970. Per presentarlo, nei giorni della promozione, il 18 ottobre Alberto si presenta alla “Domenica Sportiva”.

E si prende la scena in pochi istanti, parlando un po’ da appassionato e un po’ entra nel personaggio del presidente: “Questo film non vuole essere una critica di costume. È un film che esalta il calcio italiano, perché io lo amo profondamente. È un film, un racconto semplice, ingenuo, spontaneo, come il cuore di tutti gli sportivi, di tutti i tifosi che trepidano giorno per giorno, con le ansie, le angosce, le gioie, i dolori, per le vittorie, le sconfitte, della loro squadra del cuore. È tutto qui”.

Dopo un monologo di dieci minuti, che apre la trasmissione, andando ad omaggiare Giacinto Facchetti e Sandro Mazzola, Sordi dice: “Viva la Nazionale, viva il Borgorosso Football Club e se voi mi permettete, siccome siamo in diretta e sono sicuro non possono tagliarlo, viva ‘a Roma pure. Arrivederci a tutti”.


La battuta in tv subito ritrattata

21 dicembre 1980. Sordi è ospite di “Domenica In”, condotta all’epoca da Pippo Baudo, insieme alla bellissima Edwige Fenech per parlare del suo film in uscita “Io e Caterina”. Si presenta negli studi della Rai in ritardo, a causa del traffico della partita della Roma.

All’Olimpico si era da poco conclusa Roma-Ascoli con la vittoria 4-1 della squadra di Liedholm. Giallorossi primi in classifica e entusiasmo anche sulle strade. “Passavano i minuti e io ero fermo lì. Poi sono scesi tutti i romanisti dopo il 4-1 della Roma. Ecco, io che ho sempre sostenuto e ho detto sempre forza Roma, volevo strilla’ forza Lazio… (ride, ndr). No, no, mi rimangio subito quello che ho detto”. A proposito di mangiare, Albertone si farà perdonare con il racconto dettagliato della sua domenica e della rituale “magnata alla romana”. Un fuoriclasse.


A casa di Sergio Leone con Falcao

Carlo Verdone ha raccontato in più di un’occasione di una proiezione “privatissima a casa di Sergio Leone” di “Bianco, Rosso e Verdone”, prima che la pellicola uscisse nelle sale nel 1981. Leone – produttore del film – non era convinto del personaggio di “Furio” a suo dire troppo logorroico e fastidioso per lo spettatore.

Leone così organizza una serata nella sua villa alla presenza di Alberto Sordi, Monica Vitti e Paulo Roberto Falcao, “che era da poco arrivato a Roma, nella Roma. Fu un omaggio al figlio, che era un noto romanista, e anche a me forse”.

Durante la proiezione, Verdone racconta delle risate di Sordi, della Vitti e anche di Falcao: “Rideva, anche se non ho mai capito perché dato che all’epoca parlava solo brasiliano, vabbe’…”. Alla fine, il film convince tutti, soprattutto Sordi che fa i complimenti a Carlo “per quel marito lì”. Furio.


Pellicole in giallorosso

In diverse pellicole l’essere romanista di Sordi è emerso forte e chiaro. In una scena di “Un giorno in pretura” del 1954 lui e Peppino De Filippo si trovano allo stadio per un derby dei primi anni 50 con Pandolfini in campo (più volte menzionato dal protagonista).

Sordi, irriverente, sfotte i dirimpettai, e alla fine si ritrova davanti il laziale De Filippo – che aveva già incrociato in tribunale – intimandogli: “Grida forza Romaaaa”.

In “Il marito” del 1958 interpreta Alberto Mariani, marito – appunto – di Elena Bonfanti (interpretata da Aurora Bautista). Non potendo andare allo stadio per questioni di equilibri familiari, Alberto sente le partite della Roma alla radiolina, di nascosto, e quando gli capita, non manca mai l’occasione per sfottere i laziali che gli capitano a tiro, “Peppino” e anche quelli che passano sotto casa sua, innaffiandoli con l’acqua mentre vanno allo stadio.

Un riferimento giallorosso è presente anche In “Finché c’è guerra c’è speranza” del 1974. Durante un viaggio, il protagonista Pietro Chiocca (Sordi) prima di partire si presenta ad una sorta di check-in. All’agente di frontiera dice: “Je suis dell’Organization Mondial de la Sanité”. Ma gli mostra la tessera del vitalizio AS Roma, stagione 1974-75, “Tribuna Tevere Numerata”. E alla fine tra mille discorsi in un improbabile francese, dice: “Forza Roma”.

Nel 1983 esce “Il tassinaro” di e con Alberto Sordi. La Roma ha appena vinto il secondo Scudetto della sua storia e di questo se ne parla nel film. Tra Albertone, il tassinaro Pietro Marchetti, e l’onorevole Giulio Andreotti (che interpreta se stesso).

“È un grande romanista lei, è un grande tifoso della Roma. Lei ha fatto molte cose per Roma e per la Roma”. “Faccio il tifo da quando so’ ragazzino”, risponde Andreotti. “Andavo a Testaccio. Forse era un po’ più genuino, ma adesso ci dà delle soddisfazioni. Almeno adesso sembra sulla strada buona”. Il dialogo prosegue: “È stata una strada lunga, onorevole, ma se è vero che tutte le strade portano a Roma, anche quello dello Scudetto lo abbiamo aspettato quarant’anni, poi daje e daje, è ritornato a Roma”.

Bonus track: in “ladra lui, ladra lei” (1958) di Luigi Zampa con Alberto Sordi, Sylva Koscina, Mario Carotenuto, una scena è ambientata all’Olimpico durante un derby (vinto dalla Roma), ma non è presente Sordi perché ancora relegato a Regina Coeli.

Un breve accenno calcistico è presente anche nello struggente “Un borghese piccolo piccolo” di Mario Monicelli del 1977. Sordi è Giovanni Vivaldi, il figlio Mario (Vincenzo Crocitti) è laziale e la cosa emerge in una scena mentre i due guardano in tv un Lazio-Juventus: “Sei laziale, eh, vai contro tu’ padre”.

Perché Alberto, ovviamente, era romanista.

asroma.com

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