Torino, Ludergnani: «Vittoria figlia della programmazione. Robaldo e Under 23? Ecco a che punto siamo» | OneFootball

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·25 juin 2025

Torino, Ludergnani: «Vittoria figlia della programmazione. Robaldo e Under 23? Ecco a che punto siamo»

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Torino, Ruggero Ludergnani parla in conferenza stampa, ecco le dichiarazioni del responsabile del settore giovanile granata dopo i successi con l’Under 17 e 18

(Lorenzo Bosca – Inviato allo Stadio Filadelfia). Giornata di conferenza stampa in casa Torino. Oggi, mercoledì 25 giugno, presso lo Stadio Filadelfia avrà luogo un incontro tra il responsabile del settore giovanile dei piemontesi Ruggero Ludergnani e i media. L’occasione è figlia dei recenti risultati inanellati dal manager ex Spal insieme ai propri collaboratori. Ricordiamo infatti che il Torino ha da poco conquistato il campionato Under 17 e quello Under 18. Vediamo dunque le dichiarazioni raccolte LIVE da CalcioNews24 presente all’evento, microfoni aperti a partire dalle ore 12:

Due scudetti nel Settore giovanile mancavano a Torino da più di 30 anni: cosa significa per lei?

«Ce ne stiamo rendendo conto col passare dei giorni. Non sapevo di questa cosa dei 30 anni, ma vincere due scudetti nella stessa stagione è qualcosa di difficile realizzazione. Ne parlavamo già la sera della cena con lo staff dell’Under 18. È una vittoria figlia di una programmazione iniziata quattro anni fa. Mi dispiace che il nostro lavoro venga esaltato solo quando si vince: se avessimo perso ai rigori o preso un gol con la Roma, magari non si sarebbe parlato di tutto il lavoro fatto. Sicuramente è qualcosa di grande. Più passerà il tempo e più ci si renderà conto di quello che è stato fatto.»


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Quanto è importante avere un ritiro condiviso con la Prima squadra? E ha già parlato col nuovo tecnico del Torino Baroni?

«Siamo stati molto impegnati e fino a dieci giorni fa eravamo poco a Torino, quindi ho avuto solo modo di conoscere Baroni. Il ritiro condiviso è un’idea nata l’anno scorso, e rappresenta la continuità di un lavoro di condivisione partito tempo fa. L’obiettivo primario per chi lavora nel Settore giovanile dev’essere quello di produrre giocatori, non cambierà nulla ora che abbiamo vinto. La mia comunicazione resta la stessa: parlano i numeri, non le chiacchiere. Vincere fa piacere a tutti, ma il focus resta sullo sviluppo dei calciatori.»

Quanti di questi giocatori scudettati potranno arrivare in Serie A?

«È una domanda a cui è impossibile rispondere. Io posso avere delle idee, ma ognuno fa valutazioni soggettive. Alcuni credo abbiano questa possibilità, ma da qui al realizzarla c’è un grande passo. Sono ragazzi giovani, e bisogna spegnere un po’ i riflettori su di loro per permettergli di crescere e lavorare. Alcuni possono fare un percorso simile a quello fatto dai sei che hanno già esordito in Serie A. Prendiamo Cacciamani: è partito con l’Under 18 e ha esordito in Serie A a fine stagione, senza che nessuno lo citasse a inizio anno. È difficile fare nomi ora, anche perché magari ne emergono altri dopo. La cosa più difficile per noi è far capire ai ragazzi che la strada è lunga. È fondamentale che restino coi piedi per terra.»

A che punto sono i lavori del centro sportivo Robaldo?

«Il Robaldo è molto discusso in questi mesi, ma abbiamo un cronoprogramma chiaro. Da agosto, con la ripartenza della stagione, le squadre dall’Under 16 all’Under 13 si alleneranno e giocheranno lì, perché gli spogliatoi dei campi 3 e 4 sono già operativi. Le tre squadre maggiori – Under 17, Under 18 e Primavera – ripartiranno invece a Orbassano fino al completamento della struttura più corposa, con palestra, uffici e aule video. L’obiettivo è che da gennaio 2026 tutte le squadre si trasferiscano al Robaldo. Ci sono dei tempi tecnici, ma quella è la nostra scadenza ideale.»

Avete già deciso quali saranno gli allenatori del Settore giovanile per la prossima stagione?

«Sì. Faccio però una premessa: in dodici anni non avevo mai dovuto sollevare un allenatore dal suo incarico, e mi è dispiaciuto farlo con Tufano, al quale ho anche chiesto scusa. È una cosa che eticamente non mi piace. Abbiamo fatto delle scelte rischiose, stravolgendo due o tre gruppi, ma avevo grande fiducia negli allenatori coinvolti in questo passaggio. Queste decisioni hanno pagato. Ripartiremo da Fioratti in Primavera, da Vegliato in Under 18 e da Rebuffi in Under 16. Stiamo ancora valutando qualcosa sull’Under 16, anche considerando La Rocca, ma la continuità è importante. Non si tratta solo di vittorie, ma del valore umano e professionale di queste persone, con cui si lavora bene e ci si confronta con fiducia.»

Qual è la cosa che le ha dato più soddisfazione in questi quattro anni?

«Io in questi quattro anni ho parlato poco, sapevo che dovevo solo lavorare, insieme al mio gruppo e al mio braccio destro Caprari. La cosa che mi rende più felice è che i fatti hanno dimostrato che abbiamo lavorato tanto. Lo scudetto con l’Under 18 è arrivato con il primo gruppo che avevamo ereditato, e questo ha un significato particolare. In questi anni abbiamo perso una semifinale scudetto, una finale al Viareggio, una finale di Coppa Italia, ma il lavoro non è mai mancato. Il destino ha voluto che vincessimo con quel gruppo, ed è la dimostrazione concreta del percorso fatto.»

Che valore aggiunto porterà il Robaldo al Settore giovanile del Torino?

«Entreremo in una nuova dimensione. Due anni fa avevamo già investito su Orbassano per avere un maggior controllo sulle squadre e permettere di lavorare bene. Ora il Robaldo ci permetterà di aprire una finestra e vedere i ragazzi allenarsi sotto i nostri occhi. Lo staff potrà confrontarsi in ogni momento, i ragazzi di diverse squadre potranno conoscersi, cosa che prima era complicata. Gli allenatori potranno condividere più idee, e allenarsi in un ambiente granata – anche visivamente – farà la differenza. Non è solo immagine: è identità, funzionalità, e un vero impulso alla crescita.»

Il gap con la Juventus a livello giovanile si è accorciato?

«Ricoprendo questo ruolo ho capito bene quanto sia forte la rivalità con la Juve, specialmente a livello giovanile. Ma io dico sempre ai ragazzi: facciamo la nostra strada. Se guardiamo gli altri, perdiamo tempo ed energie. Rispetto a quattro anni fa i derby sono più combattuti, oggi possiamo giocarli alla pari. È cambiata tanto la percezione, oggi siamo sempre in partita. Questo dice che il gap si è ridotto».

La seconda squadra è una possibilità concreta anche per il Torino?

«Non è una scelta che spetta a me, dovrebbe partire dal presidente o dal direttore. Il focus dev’essere alzare ancora il livello del Settore giovanile. Ora serve produrre giocatori che entrino dalla porta principale in Serie A o facciano un percorso in B. La seconda squadra è un discorso profondo: perché poi c’è un meccanismo per cui devi essere pronto».

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