Inter Milan
·31 mai 2025
Tales of Champions: racconti europei a tinte nerazzurre

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·31 mai 2025
Fin dall’alba dei tempi l’umanità ha avuto bisogno di eroi e imprese epiche. Per millenni ogni civiltà della storia ha tramandato e arricchito con le sue speranze e i suoi sogni racconti fantastici e mitologici, che hanno ispirato le persone più coraggiose, spinte a inseguire gloria e trionfi alla stregua di leggendari paladini. L’avventura europea dell’Inter in questa stagione spesso ha oltrepassato i confini della storia, arrivando a somigliare sempre di più a una saga eroica di tempi dimenticati, come un ciclo mitologico in cui cavalieri, battaglie e creature fantastiche entrano nella vita quotidiana degli uomini comuni, rendendoli indimenticabili eroi senza macchia.
Una serie di racconti straordinari, in cui realtà e meraviglia convivono, come nelle grandi storie del passato: Tales of Champions, cronache di Champions League.
La prima novella, quella che ha inaugurato la saga del Biscione nerazzurro, in grado di attraversare l’Europa in lungo e in largo. Uno scontro marino, contro una nave che da anni solca le acque europee con grande forza e tecnica nella navigazione. Un’imbarcazione inglese, quella del Manchester City, con a bordo un temibile norvegese: Erling Braut Haaland, implacabile bomber già affrontato sulle rive del Bosforo in una grande battaglia di 15 mesi prima. Eppure l’Inter sa adattarsi, trasformarsi e affrontare l’avversario: il Biscione diventa Jǫrmungandr, serpente della mitologia norrena in grado di evitare i colpi del dio Thor, respinge l’attacco e affronta lo scontro alla pari. A Manchester non ci sono vincitori, ma i nerazzurri lanciano un avvertimento, che si può leggere nel premio di MVP vinto da Nicolò Barella e nel sorriso beffardo di Francesco Acerbi rivolto verso Haaland a fine partita: questa Inter si batterà contro tutti.
Nei miti le storie possono essere molto diverse tra loro, apparentemente quasi scollegate: alcune si svolgono in terre lontane e affascinanti, altre hanno luogo nel proprio castello. Il secondo racconto di questa saga ha diversi protagonisti e un unico avversario: una Stella Rossa da conquistare all’interno della fortezza di San Siro. Un’avventura che vede il Biscione nerazzurro sferrare i primi colpi della sua campagna: un capolavoro di Calhanoglu, i gol di Arnautovic e Taremi, la prima rete della campagna europea di Lautaro, in presenza del suo antico maestro d’armi Diego Milito. A brillare però è la stella di Mehdi, imprendibile come un antico cavaliere persiano: una rete, due assist e il premio di Man of The Match. Primi gol, primo clean sheet e prima vittoria: la fortezza è stata difesa, si può ricominciare a viaggiare.
Tra le montagne, i fiumi e le foreste della Svizzera sorge una città difesa da una guardia giallonera. Berna è la città degli orsi, come suggerisce l’etimologia del suo nome: animali nobili e potenti, in grado di colpire in maniera inaspettata. Nel freddo di una notte bernese il Biscione fatica a sconfiggere lo Young Boys sul terreno dello Stadion Wankdorf, storico impianto entrato nell’immaginario collettivo per un’incredibile finale Mondiale nel 1954. Bisogna muoversi con audacia per riuscire a spuntare fuori all’improvviso dall’erba sintetica del terreno di Berna: qualità che non manca a Marcus Thuram. Un colpo fulmineo, quando pareva che non ci fosse più tempo a disposizione: un colpo decisivo, che ha permesso all’Inter di collezionare un altro successo.
Milano e Londra, Biscione e Gunners, Inter e Arsenal: la quarta storia di questo ciclo mette di fronte due grandi avversari, diversi eppure con lo stesso spirito vincente. Per affrontare una squadra di Cannonieri, forgiati nell’acciaio e nel fuoco, ci vuole un’unione irriducibile: quella messa in campo dai nerazzurri a San Siro in una notte di inizio novembre. La sfida è difficile, tesa, ma l’Inter resiste alla pressione degli inglesi e reagisce. Per domare un fuoco ci vuole il ghiaccio di Calhanoglu, che sigla l’1-0 su rigore sul finire del primo tempo. È il colpo decisivo: il Biscione soffoca nelle sue spire ogni attacco avversario. Tutti contribuiscono, si difende su ogni pallone senza tregua, fino al triplice fischio finale. Siamo a metà della League Phase, ma uno degli avversari più forti è stato sconfitto: il bello deve ancora arrivare.
Due avversari tedeschi, il Lipsia e il Leverkusen, creature di grande forza ed energia, punti da conquistare per chiudere l’anno 2024 con delle gioie importanti.
Il primo è un toro rosso, giovane e potente, pieno di grinta, che si aggira per la città di Milano: serve un’altra grande prova del Biscione per difendere ancora una volta la città. A San Siro la partita viene giocata con grande concentrazione e applicazione: il serpente colpisce con il suo veleno nel primo tempo, con una punizione di Dimarco deviata in porta da Lukeba, difensore del Lipsia. I tori cercano di reagire, senza però riuscire a scalfire il Biscione, che subisce un solo tiro in porta respinto dal guardiano Sommer.
Una caratteristica che sembra confermata a Leverkusen, sulle rive del Reno, il grande fiume, dove i leoni del domatore Xabi Alonso aspettano l’arrivo dei nerazzurri. Eppure nonostante una prestazione ancora una volta molto solida l’Inter deve cedere per la prima e finora unica volta: le squame del Biscione sono intaccate da una rete di Mukiele all’ultimo minuto. Il primo gol subito, il solo di una League Phase che rimane comunque decisamente positiva.
Praga è dominata da un castello che veglia sulla città dall’alto di una collina. Un luogo dove nel corso dei secoli si sono viste idee, battaglie, rivoluzioni, correnti artistiche influenti. È gennaio, il freddo è pungente: non è facile conquistare una roccaforte così ben difesa. Ci vuole un colpo da campione, una mossa frutto di coordinazione e tecnica: un gol da Lautaro Martinez, capitano e trascinatore dei nerazzurri contro lo Sparta. La fortezza è conquistata: l’inverno è arrivato, ma anche l’Inter non si è fatta attendere.
Manca solo un ultimo racconto per chiudere la prima serie di questa saga: il Biscione deve difendere il suo castello dall’assalto di un principe bello e valoroso, vestito di bianco e rosso. Il Monaco si gioca la possibilità di continuare la sua avventura europea, esattamente come l’Inter, che punta a vincere ancora per concludere la League Phase nelle prime quattro posizioni. L’ultima giornata è un vortice di emozioni, con tutti i protagonisti della Champions League in campo contemporaneamente: in una notte di stelle quella di Lautaro Martinez brilla più di tutte le altre. Il capitano segna tre gol, piega il Monaco e raggiunge a quota 17 il leggendario Sandro Mazzola nella classifica dei migliori marcatori della storia dell’Inter in Champions League. 8 partite, sei vittorie, un pareggio, un solo gol subito e 19 punti totali: gli uomini di Inzaghi chiudono al quarto posto e volano agli ottavi, verso nuove imprese straordinarie.
La saga diventa ancora più epica nella fase ad eliminazione diretta. Il viaggio inizia tra le acque dei canali di Rotterdam, dove un piccolo vascello corsaro si muove silenziosamente ma a grande velocità. Il Feyenoord manovra in acque conosciute e il Biscione deve adattarsi: muta la sua pelle, cambia e si trasforma per necessità. In porta c’è Josep Martinez, Alessandro Bastoni gioca da esterno, entrambi fanno benissimo: in avanti ci sono Thuram e Lautaro, i cavalieri d’assalto dell’Inter. Sono proprio loro a firmare un successo per 0-2: Tikus segna un grande gol, mentre il Toro diventa il miglior marcatore di sempre in Champions League.
Siamo solo a metà strada: gli olandesi continuano a navigare, spingendosi fino ai Navigli, acque che avevano già solcato ai playoff e dove avevano già realizzato grandi imprese. L’Inter però non cambia atteggiamento: uno straordinario gol di Thuram sigilla la qualificazione, mentre un altro rigore perfetto di Calhanoglu regala la vittoria dopo che il Feyenoord aveva riportato in parità la contesa. Qui forse inizia un altro tipo di viaggio: ai quarti i nerazzurri dovranno passare da un’Arena in Baviera.
Una squadra in missione, un avversario tra i più difficili da affrontare in un’Arena apparentemente inespugnabile, che nessuno riusciva a conquistare da quattro anni. Il Bayern Monaco è una squadra speciale, costruita per un viaggio lungo, destinato a concludersi di nuovo in questo stadio. Anche l’Inter però ha lo stesso obiettivo: il Biscione sa come far male e rendersi pericoloso in velocità con i suoi attacchi mortiferi. Come quello lasciato da Lautaro Martinez nel primo tempo della sfida: un colpo che potrebbe essere letale per chiunque, ma non per i bavaresi, che nel finale trovano il gol di Thomas Muller, capitano di ventura protagonista di mille battaglie con la squadra di Monaco. Sembra finita in pareggio, ma il destino ha altri programmi: l’Inter torna davanti all’improvviso, Davide Frattesi segna la rete della vittoria all’88’, nello stesso identico istante in cui un famoso esploratore macedone aveva eliminato i bavaresi all’Arena quattordici anni fa. Un gol scritto nel cielo, un gol che vibra di commozione per Davide: manca ancora il ritorno, ma l’Inter parte in vantaggio.
Otto giorni più tardi il castello di San Siro è sferzato da un vento gelido, con la pioggia che cade incessantemente sul campo di battaglia. Il Biscione deve soffrire, deve resistere alla grande potenza dei bavaresi, scesi in Italia come un’indomita compagnia di lanzichenecchi. Milano resiste, fino al gol di Harry Kane, nobile guerriero d’Oltremanica alla ricerca di un trionfo per lungo tempo agognato. Il Bayern colpisce forte, l’Inter incassa e reagisce senza un attimo di tregua: ci vuole un altro gol dell’inarrestabile Lautaro per rimettere la sfida in parità, poi Benjamin Pavard decide il duello con un colpo di testa imprendibile. Un colpo di testa che sembra un tiro di bombarda, che abbatte la porta bavarese: la prima rete del francese con l’Inter, contro la squadra che l’ha visto protagonista per quattro stagioni. Il vento gioca un brutto scherzo e permette a Dier di segnare il 2-2, ma l’Inter ha l’energia per resistere ancora: è semifinale, la seconda in tre anni. Nella doppia sfida c’è l’avversario più difficile, in una grande classica cavalleresca: l’armata catalana del Barcellona.
Così in una notte di primavera il Biscione si ritrova in un luogo che conosce bene, eppure diverso: una città di mare, cattedrali infinite e mostri fantastici che addobbano le Ramblas. Il teatro della sfida non è il vecchio Camp Nou, dove ancora riecheggiano i rumori di un’antica battaglia, ma la collina del Montjuic, sulla quale splende la luna della Catalogna. L’atmosfera è quella giusta per cercare un’impresa: la fantasia al potere, la classe domina uno scontro fra titani. Ci vogliono 30 secondi perché Thuram sblocchi la partita con un meraviglioso colpo di tacco, poi un olandese diventa il padrone dell’incontro: al 21’ Denzel Dumfries rovescia il mondo blaugrana e porta l’Inter avanti per 2-0. Il Barcellona però è una confraternita di maghi e stregoni dai poteri soprannaturali: il giovane Lamine Yamal spacca la sfida e segna il 2-1, al quale segue il gol di Ferran Torres. Nella ripresa la volontà di Denzel si eleva al di sopra del razionale: l’olandese di testa segna il 3-2, che anticipa però un’altra magia di Raphinha. Finisce 3-3: la strada per Monaco è davanti alle due squadre, ma solo una potrà percorrerla passando da San Siro.
Forse un giorno i menestrelli di tutta Europa proveranno a comporre un poema intero per questo Inter-Barcellona. Qui davvero la leggenda entra con prepotenza nella storia di tutti i giorni: gli uomini diventano eroi, l’impossibile si realizza e gli spettatori sono testimoni di un miracolo. Perché il gol di Acerbi non è spiegabile, è il destino che si manifesta sul terreno di gioco di San Siro, dopo che il Biscione era stato cavalcato come sempre da capitan Lautaro Martinez, più forte del dolore, e da Hakan Calhanoglu, eroe in grado di sopportare e sconfiggere il silenzio assoluto in occasione del rigore. Eppure la legione blaugrana riesce sempre a rispondere, come già successo sei giorni prima: Eric Garcia e Dani Olmo riportano la sfida in parità, mentre Yamal danza imprendibile nella fortezza di San Siro. Il gol di Raphinha potrebbe concludere questa saga epica, che però ricomincia furiosa, con un turbinio di emozioni indescrivibili con la rete di Acerbi. Nei supplementari l’impresa è compiuta: ci vuole ancora Davide Frattesi, incursore letale, per spedire l’Inter direttamente a Monaco di Baviera. La finale è sigillata dalle mani di Sommer, guardiano diventato insuperabile contro ogni tipo di minaccia. Il diluvio bagna il trionfo dell’Inter, che torna nell’Arena bavarese già visitata in questa stagione.
Ora l’ultimo capitolo di una storia fantastica, un mito che verrà tramandato nell’eternità: a Monaco l’Inter rivivrà emozioni già conosciute due anni fa, in Turchia, contro un Paris Saint-Germain determinato a trionfare. Sarà uno scontro bellissimo, che regalerà sensazioni indimenticabili a milioni di tifosi che portano il Biscione nel cuore: chissà se a Monaco di Baviera la leggenda invaderà di nuovo i confini della storia, secondo un destino che non ci è dato conoscere.
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