🚹 Spalletti: “Totti come un figlio, via da Napoli per l’ego di ADL. Icardi? Non si ù mai scusato” | OneFootball

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·6 mai 2025

🚹 Spalletti: “Totti come un figlio, via da Napoli per l’ego di ADL. Icardi? Non si ù mai scusato”

Image de l'article :🚹 Spalletti: “Totti come un figlio, via da Napoli per l’ego di ADL. Icardi? Non si ù mai scusato”

Luciano Spalletti ha pubblicato la sua biografia. Dal titolo “Il paradiso esiste
ma quanta fatica”, quest’ultima parla delle esperienze di lavoro e di vita dell’attuale CT della Nazionale. Spalletti ha dedicato alcune righe anche ai rapporti con addetti ai lavori e colleghi: Mourinho, Allegri, Totti, Icardi e non solo.

COME UN FIGLIO – “Totti Ăš stato idolatrato a Roma e questo probabilmente lo ha “viziato” un po’, gli ha impedito di percepirsi diversamente. Francesco per me sarĂ  sempre come un figlio, allo stesso tempo la sua ex moglie non sarĂ  mai per me come una nuora. Quando lei mi offese gratuitamente presi ancora piĂč consapevolezza di quanto fossi un uomo fortunato ad avere al mio fianco una compagna molto intelligente, che mai mi ha messo in imbarazzo intromettendosi con cosĂŹ tanta arroganza e maleducazione nel mio lavoro. PuĂČ capitare, nel corso di una vita, di essere un piccolo uomo o una piccola donna. Certamente lo Ăš stata lei quando si Ăš permessa di rivolgersi a me in quel modo. Cosa della quale — immagino — si sarĂ  pentita”.


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L’EGO DI ADL – “Sono andato via dal Napoli perchĂ© non avevo piĂč voglia di sostenere questo conflitto con un imprenditore capace, ma con un ego troppo grande come De Laurentiis. Ero stanco di fare questione per qualsiasi cosa, in tutta la mia storia a Napoli ho combattuto spesso due battaglie: quella con gli avversari e quella con De Laurentiis. Quell’anno De Laurentiis fu molto silente perchĂ© capĂŹ che era la cosa giusta da fare. L’eccesso di riservatezza lo indusse probabilmente a non fare nemmeno una telefonata la sera dello scudetto, mentre la cittĂ  impazziva di gioia. Non telefonĂČ a nessuno, era troppo impegnato per giocare La sua partita personale sul prato del Maradona. Quando firmai nel 2021 De Laurentiis voleva un biennale con due anni di opzione, era fissato. Alla fine ci accordammo per due anni piĂč uno. De Laurentiis esercitĂČ quell’opzione in una lettera, ma in un rapporto contrattuale ci sono uomini e forse sarebbe stato meglio parlarsi. DopodichĂ© dopo qualche giorno arrivammo alla famosa cena, con De Laurentiis c’era Chiavelli e c’erano anche i giornalisti fuori. Il presidente esordĂŹ con “Mister che giocatori prendiamo?”, ma avevo deciso che non sarei piĂč rimasto. Se fai l’impresa della vita ed il committente non te la riconosce Ăš come se non l’avessi mai compiuta”.

IL POLVERONE ICARDI – “Avevo una buona idea di partenza di Mauro. All’inizio lo coccolai perchĂ© ero convinto di avere un capitano importante. Il rapporto precipitĂČ a causa di Wanda Nara che fece scoppiare un polverone. Ed una situazione simile si poteva risolvere solo alla vecchia maniera. Per evitare guerre nello spogliatoio servivano le scuse di Icardi: non arrivarono mai. Chiesi ad Icardi davanti a tutti i compagni di spiegare il perchĂ© delle parole di Wanda Nara. Lui rispose che lei aveva parlato in qualitĂ  di agente e non di compagna. Dovetti dirgli due cose in privato e dovetti dare la fascia ad Handanovic. Mauro la prese malissimo. Per non perdere la squadra persi Icardi come uomo e come calciatore”.

WANDA NARA – “Il passaggio critico all’Inter fu quando Wanda Nara andĂČ a dire in TV cose che non doveva dire contro i compagni di Icardi. Il giorno dopo diversi calciatori, tra cui Handanovic, mi vennero a parlare della cosa. Non feci come Ponzio Pilato e mi schierai prendendo decisioni nette. Quella qualificazione Champions la metto solo dopo lo scudetto a Napoli”.

L’AMICIZIA CON ALLEGRI – “Io e Max Allegri siamo amici. Abbiamo idee calcistiche diverse, ma questa Ăš la vita. La sua Juventus era una squadra conservativa. Ha vinto tanto mettendo insieme pragmatismo e strategia. È un camaleonte perchĂ© si adatta sempre ai contesti tattici delle varie partite. La sua era una squadra che esaltava il concetto di “ottimizzazione delle risorse” e “blocco squadra sempre compatto”. Negli anni ha affinato la capacitĂ  di associare i calciatori in base alle loro caratteristiche. Esalta come pochi il fuoriclasse che inventa le soluzioni decisive”.

IL RAPPORTO CON MOURINHO – “Io e Mou abbiamo un ottimo rapporto. JosĂ© assieme a Beckham Ăš il piĂč grande influencer del calcio moderno. Detta le mode, i pensieri e le parole. JoĂ©e lascia sempre il segno, basta guardare in Turchia dove diverse persone si sono tatuate la sua faccia. Mou Ăš un maestro nel mettere i migliori ingredienti per preparare piatti stellati”.

IL NO AL MILAN – “Il mio no al Milan fu una decisione sofferta, non facile da prendere. Non mi sentii di andare al Milan per non fare uno sgarbo alla mia vecchia dirigenza interista e per non fare uno sgarbo ai tifosi dell’Inter”.

OFFERTE TRA NAPOLI E NAZIONALE – “Sia prima dell’ingaggio in Nazionale che durante il lavoro in Nazionale ho avuto offerte da diversi club. Ma non ho mai voluto rischiare di affrontare il Napoli e non ho mai pensato di accettare alcuna proposta”.

IL KO AGLI OTTAVI CON LA SVIZZERA – “Per la sconfitta con la Svizzera ho molte responsabilitĂ  ed ho fatto una doverosa autocritica. Quel ko ha tanti fattori, quella squadra dopo la Croazia non ne aveva piĂč. Ad esempio quelli dell’Inter avevano staccato ad aprile dopo la vittoria dello scudetto”.

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