Calcionews24
·3 juin 2025
Rocchi sulla stagione degli arbitri di Serie A: «I giovani devono imparare questa cosa. Penso che in questa annata…»

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Alla conferenza stampa di fine stagione, il designatore arbitrale Gianluca Rocchi ha offerto un’ampia panoramica sul lavoro svolto durante l’annata sportiva, soffermandosi su criticità, prospettive future e scelte strategiche. La sua analisi è partita da un principio di trasparenza e confronto.
«Questa non è la sede per autocelebrarci – ha dichiarato – voglio invece conoscere il punto di vista esterno, soprattutto per ciò che è andato meno bene. Ci interessa confrontarci con chi ci guarda da fuori, perché è da lì che possono arrivare spunti di miglioramento».
Rocchi ha sottolineato quanto questo campionato sia stato particolarmente impegnativo: «È stato un torneo appassionante, ma anche estremamente difficile. Non è stato semplice valorizzare i giovani arbitri a causa dell’alto livello di competitività e della posta in palio nelle singole partite. Quando si investe sui giovani, serve tempo e pazienza. Purtroppo, il mondo del calcio non sempre ne dispone».
Ha poi parlato di due giovani arbitri internazionali inseriti nel gruppo, Marchetti e Marcenaro: «Potevano fare meglio, gliel’ho detto chiaramente. Ma il nostro orizzonte non è quello dell’immediato, bensì quello del futuro. Se l’obiettivo è avere arbitri al top intorno ai 39-40 anni, dobbiamo iniziare a investire seriamente su chi oggi ne ha 32-33. Sono scelte rischiose ma calcolate, investimenti per il domani».
Rocchi ha spiegato anche gli obiettivi più concreti dell’organizzazione arbitrale: «Stiamo lavorando per ridurre e razionalizzare l’organico. Vogliamo passare da 52 a 42 arbitri, da 87 a 76 assistenti, e aumentare il gruppo dei VMO (Video Match Officials) da 4 a 24. Questo per garantire maggiore qualità e coerenza. Tuttavia, la gestione di un gruppo numeroso è molto complessa. È difficile trovare uniformità anche in gruppi piccoli, figuriamoci con numeri così ampi. Alcuni allenatori parlano di ridurre le rose, noi stiamo cercando di fare lo stesso nel nostro settore».
Ha voluto inoltre evidenziare il prestigio internazionale conquistato da alcuni arbitri italiani: «Abbiamo tre arbitri élite nella UEFA, e il nostro obiettivo è tornare almeno a quattro. Abbiamo tolto le designazioni internazionali a Fabbri e Doveri, e nonostante ciò hanno disputato un’ottima stagione. Hanno lasciato spazio ad altri, e questo non è banale. Anzi, dimostra una grande professionalità. Questo passaggio sarà ancora più importante in chiave futura».
Uno degli aspetti più delicati riguarda la comunicazione e la gestione degli errori: «Abbiamo scelto di aprirci. Abbiamo ammesso i nostri sbagli e ci siamo assunti la responsabilità. Ma voglio sottolineare una cosa: non devo fare i complimenti a me stesso, bensì ai nostri arbitri. Ci sono ragazzi che accettano di rendere pubblici i loro audio, pur sapendo che saranno messi sotto giudizio dall’opinione pubblica. È una forma di trasparenza che non va sottovalutata. Sapere che le tue decisioni verranno ascoltate da milioni di persone non è cosa da poco. Eppure, nessuno mi ha mai chiesto di non rendere pubblici gli audio».
Ha poi riflettuto su un tema spesso dibattuto: l’uniformità nelle decisioni. «È quasi impossibile avere un’uniformità totale, ma ciò che possiamo e dobbiamo garantire è la coerenza. Se un errore capita, che sia in eccesso o in difetto, resta comunque un errore. Ma va contestualizzato. L’iniziativa dell’Open VAR, concessa da DAZN, ci ha offerto una grande opportunità di crescita. Ci ha costretti a lavorare meglio sulla comunicazione: sapere di essere ascoltati ti obbliga a pesare ogni parola. Prendere una decisione, la sera, sapendo che verrà analizzata in pubblico, non è affatto semplice».
In merito a determinati episodi, Rocchi ha spiegato: «In alcune situazioni ho scelto di confrontarmi con UEFA e FIFA, con Rosetti e Collina, per ricevere un parere autorevole e dare le risposte giuste. Per esempio, su Inter-Roma ho preferito non rendere pubblici alcuni dettagli per proteggere i ragazzi. È stata una mia scelta. Però ho capito che la strada migliore è mostrare tutto. È una sfida per il futuro, e la accetto volentieri».
Non è mancata una riflessione sugli errori più significativi della stagione: «Ce ne sono stati diversi. Ma quello che mi ha fatto più riflettere riguarda la comunicazione. Non è facile gestire tutto ciò che ruota attorno agli audio dell’Open VAR. Non sono particolarmente bravo in questo ambito, ma ho capito che serve essere più trasparenti possibile. Bisogna però anche permettere a un arbitro che ha sbagliato di essere designato anche la settimana successiva. Non posso escludere un professionista che ha fatto un percorso impeccabile per sette mesi solo per un errore. La comunicazione deve essere totale, a 360 gradi».
Sui giovani, Rocchi ha espresso parole di incoraggiamento ma anche di realismo: «Sozza e Colombo hanno disputato un’ottima stagione. Dietro di loro c’è ancora margine di crescita, ma serve tempo. Chi ha 20-30 partite di Serie A ha poca esperienza. Quando ero giovane io, c’erano meno partite decisive. Oggi ci sono incroci fondamentali per la classifica quasi ogni settimana, e questo alza il livello di difficoltà. È necessario tempo per far maturare gli arbitri, ma serve anche una maggiore determinazione da parte loro. Ci vuole un cambio di passo».
Sul piano tecnico, ha fornito qualche dato interessante: «In media, sono stati effettuati circa sei check VAR a partita. Gli interventi concreti sono stati 0,36 a partita, in leggero calo rispetto all’anno scorso. Questo potrebbe indicare una maggiore precisione in campo. Siamo intervenuti su 136 episodi, correggendo altrettanti errori. Di questi, 72 sono stati oggetto di On Field Review e 64 sono stati overrule, per esempio per fuorigioco o falli di mano in occasione di APP (attacking possession phase)».
Infine, Rocchi ha ammesso qualche mancanza anche sul piano disciplinare: «Siamo stati un po’ troppo parsimoniosi nella concessione dei rigori: alcuni li abbiamo persi. Inoltre, servivano più ammonizioni per proteste. Siamo stati invece molto rigidi sui gravi falli di gioco, forse anche troppo, ma la tutela dei calciatori viene prima di tutto».
In conclusione, Rocchi ha tracciato un bilancio complessivamente positivo, ma con la consapevolezza che c’è ancora tanto da fare: «Nelle ultime due giornate siamo riusciti a trasmettere gli episodi VAR entro 24 ore. Questo è un passo avanti. Non è facile digerire un errore, ma stiamo imparando. Il lavoro è stato buono, ma siamo solo all’inizio di un percorso che deve portarci a una maggiore credibilità e maturità arbitrale, dentro e fuori dal campo».