Palermo-Bari, l’analisi: il meglio e il peggio della prestazione del Bari, l’impatto delle mosse di Longo e la prova di Falletti | OneFootball

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·28 décembre 2024

Palermo-Bari, l’analisi: il meglio e il peggio della prestazione del Bari, l’impatto delle mosse di Longo e la prova di Falletti

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Dopo Pisa e Sudtirol, anche il Palermo si è preso lo scalpo del Bari di Moreno Longo. Nella serata del Barbera a risultare decisivo è stato un gol fortunoso dell’attaccante Le Douaron, giunto sul calare della prima frazione.

Rispetto alla gara casalinga contro il Sudtirol il Bari ha disputato una prova migliore, più organica e volitiva, ma tutto ciò non è bastato. I biancorossi si sono scontrati con un’abulia offensiva che ormai da diverse settimane affligge la squadra e la condanna alla mediocrità. L’ultimo gol del Bari è datato 7 dicembre, da quel momento in poi 327 minuti di gioco senza andare mai a segno.


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Oltre a questo Palermo-Bari ci ha detto anche altro, che come di consueto analizzeremo nella rubrica Il Bari a Scacchi. Il focus sarà sulla prestazione globale dei biancorossi, su alcune delle mosse fatte a gara in corso da Longo e sulla prova di Falletti, sicuramente negativa ma a suo modo significativa. Clicca qui per leggere le pagelle brutte della gara.

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L’analisi di Palermo-Bari

La prestazione dei biancorossi

Il primo tempo di Palermo-Bari è stato avvincente grazie all’atteggiamento di due squadre sfrontate ed efficaci nelle rispettive proposte. Il Bari ha sviluppato bene il gioco, riuscendo a battere spesso la pressione alta del Palermo grazie a buone tracce trovate soprattutto da Pucino, uno dei punti di riferimento in fase di costruzione. Dei 3 centrocampisti, sorprendentemente, il meno pulito è stato Benali, spesso impreciso nella misura di verticalizzazioni che solitamente giungono al destinatario scelto. Lella invece, nuovamente proposto nell’undici titolare, sgravato dai compiti da costruttore si è mosso bene tra le linee, creando una buona connessione con Favasuli. È proprio da quel lato che il Bari ha attaccato con continuità, sfruttando il 3-5-2 asimmetrico del Palermo che, data la presenza di Di Francesco come esterno a tutta fascia, da quella parte concedeva spazi invitanti.

In entrambi i tempi a mancare è stata l’ incisività in zona di rifinitura. Favasuli e Dorval hanno mancato buone occasioni, Falletti ha alternato bei movimenti e buone giocate a scelte rivedibili, mentre Lasagna è stato poco lesto nello sfruttare un paio di situazioni invitanti.

Nel secondo tempo il Palermo, con il cambio Lund-Di Francesco ed il conseguente passaggio al 5-3-2, ha rinunciato a qualsiasi velleità offensiva occupandosi solo di proteggere la propria trequarti. L’obbiettivo è stato raggiunto, ma più per demeriti del Bari che per meriti effettivi dei rosanero. La squadra di Dionisi ha difeso in modo passivo, consentendo al Bari di arrivare con estrema facilità negli ultimi 30 metri di campo. Ad eccellere sono stati i centrali, specialmente Nikolaou, imponente nei duelli aerei (6 su 8 vinti) e inappuntabile nelle letture in area di rigore.

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Le mosse di Longo

Nel Bari non hanno funzionato i cambi di Longo, che sin dall’intervallo ha cercato di cambiare qualcosa per invertire l’inerzia del match. Dopo 45 minuti il tecnico torinese ha scelto di privarsi di Falletti per concedere una chance a Giacomo Manzari, tornato in campo dopo 3 partite passate per intero in panchina. La prova di Manzari è stata sulla falsariga delle precedenti: dà sempre l’impressione di poter creare qualcosa perché sembra possedere i mezzi per poter fare la differenza, ma quando sollecitato nicchia, si accontenta o addirittura sbaglia goffamente.

Il riferimento è all’occasione  avuta intorno al 70’, quando solo in area di rigore, con la difesa del Palermo collassata a difesa della porta, ha strozzato un tiro che, seppur fatto con il piede debole, doveva essere eseguito meglio, molto meglio.

Meno anonimo l’impatto di Sibilli, che rispetto alla gara della settimana scorsa è parso un po’ più energico. Il cross successivo alle due sterzate capitato sui piedi di Mantovani è stato l’highlight principale della sua partita, seguito e preceduto da tanto movimento senza palla ma nessun’altra iniziativa significativa.

Forse ad essere tardivo è stato l’ingresso di Novakovich, la cui struttura avrebbe potuto creare ulteriori difficoltà ad un Palermo sempre più costretto nella propria area di rigore. Lasagna nel secondo tempo è stato impalpabile, come spesso gli capita quando gli spazi si restringono, ma Longo ha comunque scelto di affidarsi a lui fino al 76’.

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La prestazione di Falletti

La scelta più impattante è stata però quella fatta all’intervallo, con la sostituzione di Falletti per Manzari. Della prova di Manzari abbiamo già parlato, ma anche i 45 minuti di Falletti meritano un approfondimento.

Longo, interrogato sulla decisione presa, ha sottolineato i tanti errori commessi da Falletti, aggiungendo di averlo visto poco lucido. Tutte considerazioni corrette: Falletti ha commesso due errori che hanno portato il Palermo al tiro, di cui uno, seppur sfortunato, ha propiziato il gol partita. Però, tolti due errori dall’equazione, anche in una serata appannata Falletti ha dato prova della sua importanza in questo Bari, soprattutto per la capacità di scegliere sempre lo spazio in cui posizionarsi per ricevere palla.

Il Palermo ha sofferto terribilmente la sua posizione tra le linee, con i difensori sempre in ritardo nell’accorciare su di lui e i centrocampisti disorientati dalla sua mobilità. In 45 minuti ha calciato due volte in porta ed ha fornito 4 passaggi chiave, ovviamente più di tutti i suoi compagni. Sottolineare le leggerezze commesse da Falletti è lecito, ma la priorità adesso deve essere quella di recuperarlo mentalmente per poi riconsegnargli le chiavi della squadra.

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