Calcionews24
·22 juin 2025
Maurizio Ganz: «Passare dall’Inter al Milan è stato un bel casino. Fare altr sport mi ha aiutato a diventare un bomber. Ecco perché ho giocato in 14 squadre…»

In partnership with
Yahoo sportsCalcionews24
·22 juin 2025
“El segna semper lü”. Pochi soprannomi nel calcio italiano sono stati così iconici e rappresentativi come quello di Maurizio Ganz, il bomber per antonomasia degli anni ’90 e dei primi 2000. Un attaccante che ha fatto dell’area di rigore il suo regno incontrastato, trasformando in oro ogni pallone vagante con un fiuto del gol quasi ineguagliabile. La sua carriera è legata indissolubilmente a Milano, dove ha compiuto la rara impresa di diventare un beniamino per entrambe le sponde del Naviglio, segnando gol pesantissimi prima con la maglia dell’Inter e poi con quella del Milan.
Simbolo di un calcio grintoso e concreto, Ganz ha lasciato il segno ovunque sia andato, da Bergamo a Brescia, fino a diventare, una volta appesi gli scarpini al chiodo, un apprezzato allenatore e opinionista. La sua voce, sempre schietta e diretta, torna a farsi sentire nell’intervista rilasciata proprio oggi a La Gazzetta dello Sport.
L’INFANZIA IN FRIULI – «Fino ai 13 anni il mio sport era la combinata nordica: sci di fondo e salto dal trampolino. Otto mesi così e negli altri quattro giocavo a calcio. Me la cavavo meglio con il pallone, però ho imparato tanto anche dalle altre discipline: la resistenza fisica e mentale dallo sci di fondo, a combattere la paura saltando dal trampolino».
IL PASSAGGIO DALL’INTER AL MILAN – «Fu un bel casino. Nell’Inter c’erano Ronaldo, Zamorano, Recoba più Moriero e Djorkaeff. Io preferii andare via. Mi volevano il Milan e il Lecce. Scelsi i rossoneri. Alla terza gara con la nuova maglia c’è il derby di Coppa Italia: vinciamo 5-0. Io gioco titolare e segno il secondo gol. I tifosi del Milan cantano: “risegna semper lü».
13 SQUADRE DIVERSE – «Quattordici, c’è anche la Nazionale, anche se solo da riserva. Non lo so perché, ma tutte mi hanno lasciato qualcosa e ovunque c’è un momento da ricordare. Alla Sampdoria l’esordio tra i professionisti, a Monza il debutto in B, a Parma la prima promozione, a Brescia fui capocannoniere in B, all’Atalanta convinsi Sacchi a convocarmi in azzurro. Fui il primo acquisto dell’era Moratti all’Inter. Al Milan vinsi l’unico scudetto. All’Ancona un’altra promozione. A Venezia firmai la prima rete degli anni Duemila, il 5 gennaio nell’anticipo contro la Lazio. Alla Pro Vercelli, segnando nella penultima partita della carriera, ho raggiunto quota 170 gol nei campionati».
ALLENATORE DEL MILAN FEMMINILE – «Importante, perché mi ha formato come uomo più che come tecnico. Mi sono divertito, ho riscoperto il gusto di giocare per pura passione. Il Milan non ha mai avuto la squadra per vincere: la Juve era troppo superiore e poi anche la Roma ha costruito una rosa più competitiva. Però siamo arrivati secondi e abbiamo fatto la Champions. Abbiamo perso ai rigori una Coppa Italia proprio contro la Roma e al 90′ una Supercoppa contro la Juve. É stato un bel percorso».
Direct
Direct
Direct
Direct
Direct
Direct