Calcionews24
·27 janvier 2025
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In occasione del giorno della memoria della Shoa Cesare Prandelli in una intervista a La Stampa ha ricordato della visita della nazionale italiana ai campi di concentramento di Auschwitz-Birkenau in occasione di Euro 2012. Di seguito le sue parole.
VISITA AD AUSCHWITZ – «In realtà, quando abbiamo lasciato l’albergo non si avvertiva la sensazione di andare incontro a un momento così intenso e sconvolgente. Sembrava, all’inizio, la classica gita. Man mano che il pullman s’avvicinava al campo, però, i ragazzi compresero. E trascorsero l’ultimo tratto in un silenzio profondo. Riflessivo. Assordante».
RACCONTI DEI SUPERSTITI – «I racconti dei sopravvissuti ci hanno toccato il cuore, ho visto gli occhi di tanti ragazzi luccicare, e quando le parole sono finite ci sono stati gli abbracci e i ringraziamenti per quanto ci avevano trasmesso».
UN RICORDO ISOLATO – «Ne conservo uno che definirei fisico, quello di gradini antichi consumati da milioni di passi, incavati dalle forme di milioni di piedi. Quel ricordo mi è rimasto addosso e mi capita, davanti ad alcuni tipi di scale, di ripensarci. E immaginare file di persone dolenti salire curvate dall’ingiustizia e dalla fatica».
COME NACQUE L’IDEA – «In maniera naturale, spontanea, appena stilato il programma per preparare l’Europeo: Auschwitz-Birkenau era vicino al ritiro, ci siamo guardati in faccia e abbiamo detto che era giusto andare. Decidemmo all’unanimità con lo staff della federazione, senza enfatizzare nulla: il calcio a volte arriva in ritardo, noi forse quella volta in anticipo».
COSA LO HA COLPITO DEI CALCIATORI – «L’attenzione. Qualcosa di profondo. Ognuno reagì alla sua maniera, qualcuno si chiuse nel silenzio e qualcuno inanellò domande, durante la visita ognuno apparve più scosso dinanzi a storie e posti diversi, ma in tutti, indistintamente, si percepiva l’identica attenzione. Si vedeva che avevano desiderio di ascoltare, bisogno di capire».
LA FORZA DELLA MEMORIA – «È importante custodirla e diffonderla, tenerla sempre viva. Personalmente obbligherei ogni squadra d’Europa a visitare i campi di concentramento, vorrei che andassero tutte per capire dove può spingersi la follia umana e per contribuire a far sì che non si ricada in certi orrori. Se conosci la storia, non la ripeti e cerchi di far crescere i ragazzi con determinati valori. La memoria è imprescindibile».
LE PAROLE DI PRIMO LEVI SUI CAMPI DI SERIE C – «È un’iniziativa lodevole. Il presidente Marani e il vicepresidente Zola dimostrano cultura e sensibilità. Il volume, però, lo darei anche ai calciatori: gli allenatori hanno qualche anno in più e una maturità differente, il messaggio è ancor più importante per i ragazzi».
CHE RUOLO PUO’ AVERE IL CALCIO – «Il calcio può aiutare davvero, ma per essere determinante dovrebbe avere maggiore continuità, essere ancora più partecipe».
PERCHÉ VISITARE AUSCHWITZ – «Per tanti motivi, intanto per non dimenticare. E per dare una testimonianza. E per far capire alle nuove generazioni che a volte basta davvero poco per creare l’orrore».