Floris: «Non sono stato romanista da subito. Da bambino tifavo per il Cagliari perché…» | OneFootball

Giovanni Floris ha parlato della sua fede calcistica rivelando di aver tifato per i colori del Cagliari fin dalla tenera età: le sue dichiarazioni

Il noto giornalista Giovanni Floris ha rilasciato oggi delle dichiarazioni a La Gazzetta dello Sport, svelando la sua doppia fede calcistica, divisa tra la Roma e i colori rossoblù del Cagliari. Per la “rosea”, Floris ha rivelato di aver tifato per la squadra sarda fin dalla tenera età, un attaccamento nato dalle origini del padre.

Un legame profondo con la Sardegna e il Cagliari

Le parole di Giovanni Floris offrono uno spaccato interessante sul suo legame con il calcio e, in particolare, con il Cagliari. Nonostante la sua notorietà sia spesso associata a un contesto romano, la sua rivelazione di aver tifato rossoblù fin da bambino, per via delle origini paterne, svela un attaccamento profondo e radicato all’isola e alla sua squadra.

Questo tipo di dichiarazione non solo incuriosisce i lettori, ma rafforza anche il senso di appartenenza per i tifosi del Cagliari, sapendo che anche personaggi pubblici di spicco condividono la loro passione e le loro radici con la Sardegna.

La doppia fede e il fascino del calcio

La doppia fede calcistica di Floris, tra la Roma e il Cagliari, è un fenomeno non così raro nel mondo del tifo, soprattutto quando si intrecciano affetti familiari e luoghi di provenienza. La sua testimonianza sottolinea come il calcio sia spesso una questione di cuore e di tradizione, tramandata di generazione in generazione. È un reminder di come la passione per la propria squadra vada oltre la logica o la semplice vicinanza geografica, legandosi indissolubilmente alle proprie radici. Le sue parole:

«Non sono stato romanista da subito. Mio padre era nuorese, da bambini tifavamo Cagliari, per questo quella squadrami è rimasta nel cuore. Ma sono nato a Roma, i miei amici erano della Roma, erano gli anni di Liedholm, Falcao, Bruno Conti… sono finito presto in Curva Sud. E col tempo anche mio padre iniziò a guardare la Roma con altri occhi».