Juventusnews24
·8 août 2025
David Juve, parla il primo allenatore Vanderhaeghe: «A 17 anni era già avanti, alla Juve avrà un impatto super. Le sue qualità migliori sono queste»

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·8 août 2025
Lo ha visto nascere, crescere e sbocciare. Yves Vanderhaeghe è stato uno dei primi allenatori a credere nel talento di Jonathan David, lanciandolo nel calcio europeo a soli 17 anni con la maglia del Gent. Oggi, a distanza di anni, osserva con l’orgoglio del mentore l’esplosione del suo ex pupillo, diventato il nuovo centravanti della Juventus.
In un’intervista esclusiva a Tuttosport, il tecnico belga ripercorre le tappe della crescita del giovane attaccante canadese, svelando i segreti di un talento precoce, di un ragazzo “più maturo della sua età” e di un potenziale campione che, secondo lui, ha già avuto un “impatto super” sul mondo bianconero.
LA SCOPERTA DEL TALENTO – «Siamo partiti insieme, era il mio primo anno al Gent, dopo una doppia esperienza in Canada. Non potevamo non prenderlo».
LA SUA CRESCITA RAPIDA – «Ho solo attivato il meccanismo giusto e ho capito che si trattava di un potenziale enorme: è uno di quelli che ti ruba l’occhio»
LA QUALITÀ CHE LO HA COLPITO DI PIÙ – «David era ed è assai curioso e chiedeva qualsiasi cosa. Era sveglio. Situazioni. L’obiettivo era diventare sempre più forte, salire di livello».
IL SUO CARATTERE – «Quando l’ho conosciuto io, era una persona aperta, umile, positiva, sorridente. Conoscevo anche questo per facilitare l’entrata nel gruppo. E poi, il suo integrarsi in maniera rapida, era un aiuto enorme».
L’IMPATTO CON LA JUVENTUS – «Non ho alcun dubbio: sarà un colpo importante per la causa bianconera. Ripeto: guardi quei numeri, quelli relativi ai gol».
IL SUO RENDIMENTO A 16 ANNI – «È arrivato a 16 anni e a 25 gol in totale. Cinque reti in campionato, due in Europa League, due in coppa nazionale. A 18 anni, poi, l’ho visto giocare in Nazionale maggiore. Si è proposto con i bianconeri e a soli 17 anni l’ho visto segnare al Napoli, poi al 22, tre anni fa ha raggiunto il Milan, è uno che la mette dentro».
GIOCHERÀ PURE PER LA SQUADRA – «Lo vedo prima di tutto come un giocatore che, nei prossimi tre anni, darà un apporto decisivo. Parliamo di statistiche».
IL PRIMO GOL DA PROFESSIONISTA – «L’ho visto giocare al Gent ancora prima che potesse farlo in maniera ufficiale. Aveva 17 anni, mica 18 anni e un giorno. Aveva il pallone tra i piedi e lo faceva di fretta. Diceva: mister, devo studiare».