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·8 novembre 2024
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Paolo Vanoli è ad un giorno o poco più da quella che potrebbe a tutti gli effetti essere una delle partite più importanti della sua fin qui giovane carriera da allenatore. Domani, non a caso, andrà in scena Juventus Torino: il derby della Mole. Una sfida, quella tra granata e bianconeri, che molto potrà dirci sullo stato di salute del gruppo guidato dal tecnico varesino. Dopo un inizio di campionato arrembante infatti, il Toro ha perso terreno rispetto alle inseguitrici, sino ad inanellare una lunga serie di sconfitte consecutive intervallate persino dalla prematura eliminazione dalla Coppa Italia.
Di questo e di molto altro ancora abbiamo avuto modo di parlare quest’oggi con Andrea D’Amico, procuratore (nonché amico) proprio di Vanoli. Insieme al navigato agente abbiamo ripercorso le tappe che hanno portato il mister fino ad approdare sulla panchina del Torino, con uno sguardo conclusivo verso nostra Serie A e la nazionale italiana. L’intervista esclusiva di Andrea D’amico per CalcioNews24:
Buongiorno Andrea. Ormai di Vanoli conosciamo tutto come allenatore, ma cosa ci puoi dire di Paolo? Chi è l’uomo dietro il tecnico?
«È un grande amico, una grande persona. Lo seguo da quando era calciatore, sono molto amico anche della sua famiglia, di sua moglie e dei suoi figli. Lui oltre che essere un grande giovane allenatore è una grande persona».
Quanto è stata importante la lunga gavetta che ha dovuto affrontare?
«E’ stata molto importante. Prima come calciatore, poi come allenatore delle giovanili e della nazionale e infine come assistente di un grande allenatore quale Conte. Ma anche con l’esperienza internazionale, dove con lo Spartak ha vinto la Coppa di Russia…è stato molto importante. Fatalità ha vinto nello stesso stadio dove aveva vinto la Coppa UEFA da calciatore, segnando tra l’altro un gol, quindi una coincidenza incredibile. Tutto questo gli ha dato un bagaglio in termini esperienziali incredibili, sia in termini tecnici-tattici, che emozionali e psicologici».
Ci ricordi l’emozione di quando ha firmato per il Torino? Com’era Vanoli?
«Intanto era molto contento di aver preso il Venezia e aver raggiunto i play off il primo anno e la promozione il secondo. Poi era molto motivato di iniziare un passo in avanti per la sua carriera, sapendo però che ogni allenatore non si deve mai sedere sugli allori, ma vivere uno step alla volta perché poi quello che conta nel calcio sono i risultati».
Per Vanoli arriva un appuntamento difficilissimo ora: sabato c’è Juve Torino…Come credi stia vivendo l’attesa?
«Il derby è una partita molto importante. Come si dice in questi casi i ragazzi devono buttare il cuore oltre l’ostacolo. Sarà difficile nello stadio della Juventus ma sai…le partite sono imprevedibili a volte. Come le puoi perdere per degli errori, a volte le puoi anche vincere. E questa è anche la bellezza del calcio. Il Toro ci arriva concentrato e determinato, vediamo quale sarà il risultato. Visto anche il Milan l’altra sera…sembravano loro il Real Madrid al Bernabeu».
A proposito del Milan, cosa ti ha colpito di questa lotta scudetto? Oltre i rossoneri sembra esserci la Juve, Napoli, Atalanta, Inter…
«Per ora mi sembra un campionato molto aperto e interessante, meno qualitativo rispetto a quello che era il campionato italiano in passato. Ma perché anche il calcio è cambiato. È più tattico, più fisicità…non siamo più il campionato più bello al mondo, questo mi sembra scontato. Ho un po’ nostalgia di un calcio che non c’è più onestamente».
E questo lo si vede anche nella Nazionale a tuo avviso?
«Bisogna contare che in Italia ormai giocano quasi il 70% giocatori stranieri, quindi Spalletti deve attingere al serbatoio di Italiani che ha e tante volte deve convocare giovani che non hanno ancora grande esperienza. Quindi, non è più questa l’Italia che eravamo abituati a vedere in passato, che era un’espressione dei nostri migliori giocatori del campionato. Adesso il ct della nazionale è più un selezionatore. Ha pochissimo tempo per allenare…quindi deve cercare di selezionare bene i migliori giocatori che offre il nostro campionato e tra quelli che giocano anche all’estero. Secondo me andrebbe ripensato tutto il mondo del calcio se vogliamo ridare dignità alla nazionale, altrimenti è difficile trovare i giocatori italiani, che nelle nostre squadre trovano poco spazio».
Si ringrazia Andrea D’Amico per la disponibilità e la gentilezza mostrate in questa intervista.