Dall’amore per l’Africa alla fede interista: ecco 5 cose che non sai su Carlo Ancelotti | OneFootball

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·3 mai 2024

Dall’amore per l’Africa alla fede interista: ecco 5 cose che non sai su Carlo Ancelotti

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Carlo Ancelotti è l’allenatore italiano più vincente, ma sono diverse le curiosità e le cose che non sai su di lui: eccone cinque.

Una carriera da incorniciare, quella di Carlo Ancelotti, amato da tutti gli italiani e da tutte le squadre che ha allenato. Il tecnico, chiamato anche “Re Carlo” da molti, si è contraddistinto nella storia del calcio degli ultimi anni per le grandi vittorie e i tanti successi ottenuti coi vari club che ha allenato. Dopo il rinnovo col Real Madrid sono arrivati tante altre soddisfazioni per l’allenatore ex Milan, che non intende di certo fermarsi.


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Ancelotti è l’unico allenatore al mondo ad aver vinto il titolo nazionale nei top cinque 5 campionati europei. In Italia col Milan, in Inghilterra col Chelsea, in Franci con il Psg, in Germania col Bayern e in Spagna col Real Madrid. Carletto è anche un uomo da Champions League: infatti nella coppa dalle grandi orecchie ha totalizzato la bellezza di 116 vittorie, ed è un record assoluto nella massima competizione europea. Non ci sono solo grandi vittorie, però, nella vita di Carlo Ancelotti: ecco le 5 curiosità che forse non sai su di lui.

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Le 5 curiosità che forse non sai su Carlo Ancelotti (Getty Images, calcioinpillole.com)

Carlo Ancelotti, le 5 curiosità che forse non sai

Il figlio segue le sue orme – Come alcuni sanno, Carlo Ancelotti ha un figlio, Davide, che oggi ha 32 anni e gli fa da assistente da diverso tempo. Alcuni addetti ai lavori rivelano come il ragazzo sia uno dei segreti degli ultimi anni di carriera di Carletto, viste le sue ottime conoscenze tattiche. “Ci siamo consultati con mio padre sulla scelta dei rigoristi. Con l’aiuto di Kepa e di alcuni giocatori ne abbiamo cambiati un paio”, queste sono le parole di Davide Ancelotti, rivelate da ‘Cadena Ser’, durante i quarti di finale di Champions League di questa stagione, che hanno permesso ai Blancos di battere il Manchester City e di approdare in semifinale.

La passione per il canto e il suo metodo di aggregazione – Carlo Ancelotti è un amante del canto e della canzone italiana. Il tecnico infatti ama celebrare i suoi trionfi cantando, come successe sul prato di San Siro in occasione della vittoria della prima Champions League col Milan. La sua passione è poi stata trasportata anche all’interno delle squadre che ha allenato. Da quando approdò al Chelsea, infatti, Ancelotti organizza ritiri pre-campionato sulla base di un karaoke. In poche parole a turno ogni calciatore deve cantare una canzone con tutta la squadra che mangia insieme in una immensa tavolata. Un’usanza e un metodo d’aggregazione funzionale, che è poi stato ripreso da diversi club di Serie A e non solo negli ultimi anni.

Il suo mentore – Non tutti sanno che a spingere Ancelotti a diventare allenatore è stato Arrigo Sacchi, da sempre mentore del tecnico del Real Madrid. Carletto reputa Sacchi un vero e proprio maestro, e ci ha collaborato in occasione dei mondiali USA nel 1994.

L’amore per l’Africa – Nonostante abbia sempre allenato in Europa, Carlo Ancelotti non ha mai nascosto la sua passione per il continente africano. L’ex Milan in passato si era detto addirittura desideroso di allenare una nazionale dell’Africa ad un Mondiale. Un desiderio che per ora non si è ancora avverato, ma che potrebbe essere nei piani futuri del tecnico, nonostante sia ai suoi ultimi anni da allenatore.

Ancelotti era interista?

L’ultima curiosità su Ancelotti non è una provocazione, ma pura realtà: come dichiarato dallo stesso allenatore. Il tecnico infatti in passato ha avuto fede nerazzurra. “Ero stato comprato, diciamo, da tifoso, perché avevo mio cugino che viveva a Milano e mi aveva portato un completo dell’Inter, da quel giorno ero diventato tifoso dell’Inter”, queste le parole di Ancelotti.

Re Carlo poi continua così: “Forza Interadesso è impossibile da dire, però ho pianto anche per l’Inter e questo lo posso dire. L’Inter andò a Mantova a giocare ma purtroppo non riuscimmo a trovare i biglietti, però, con astuzia mi posizionai davanti ad un cancello a piangere per 45 minuti e alla fine, a furia di vedermi piangere, lo steward mi lasciò entrare a vedere il secondo tempo. Mi ricordo che nel secondo tempo l’Inter fece 5 gol e vinse 6 a 1 quella partita. È stata l’unica volta che ho visto l’Inter dal vivo.”

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