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·23 juin 2025

Da Renault alla moda, perché Kering ha scelto De Meo come nuovo CEO: «Ha la passione per rivitalizzare i brand»

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Alla riapertura della Borsa di Parigi dopo l’annuncio del clamoroso cambio ai vertici, le azioni di Renault sono crollate del 9%, mentre Kering ha guadagnato il 12%. Un miliardo di euro bruciato da una parte, 2,5 miliardi guadagnati dall’altra: così il mercato ha reagito al passaggio di Luca de Meo da ceo di Renault a ceo del colosso del lusso Kering, come spiegato da L’Economia del Corriere della Sera.

Una mossa inattesa, soprattutto perché il manager 58enne, milanese di origini pugliesi, aveva appena presentato il nuovo piano Futurama per un «secondo ciclo di successi» dopo la Renaulution avviata nel 2020.


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Se l’annuncio è stato improvviso, il processo di selezione era in corso da tempo, in linea con la strategia di rinnovamento della governance di Kering voluta da François-Henri Pinault, che resta presidente ma lascia il ruolo di direttore generale dopo quasi vent’anni. Restano operative Francesca Bellettini e Jean-Marc Duplaix.

Lo ha spiegato Pinault stesso: «Insieme con Francesca e Jean-Marc abbiamo rafforzato le nostre basi e l’efficacia della nostra esecuzione. Consolidato questo nuovo assetto, ho deciso di intensificare l’evoluzione della governance con la separazione dei ruoli di presidente e direttore, e l’identificazione di potenziali candidati per la posizione di direttore».

La scelta è ricaduta su de Meo: «La nostra ricerca ha incluso sia candidati interni che esterni. Nel corso degli ultimi mesi abbiamo condotto colloqui approfonditi. Cercavamo un dirigente esperto, con la capacità di portare una visione nuova del settore. Qualcuno che avesse dimostrato agilità e capacità di affrontare il cambiamento. Tra tutti i candidati con cui abbiamo parlato, Luca de Meo si è distinto chiaramente».

De Meo ha già mostrato la capacità di gestire crisi e trasformazioni: in Renault ha guidato il rilancio dopo il caso Ghosn, la pandemia e la difficile transizione verso l’elettrico, puntando su modelli storici come Renault 5, il marchio sportivo Alpine e la trasformazione di Dacia in brand low cost moderno e accattivante.

Ora trova in Kering una realtà più solida ma con sfide nuove: Gucci, marchio principale, ha registrato sei trimestri consecutivi in calo, e il fatturato è sceso del 25% nel primo trimestre 2025. Meglio Bottega Veneta ed Eyewear.

«Le performance del gruppo negli ultimi due anni non sono state all’altezza delle nostre aspettative né dell’enorme potenziale delle nostre maison — ha ammesso Pinault —. Ma ciò non deve oscurare due decenni di risultati straordinari, durante i quali molti dei nostri marchi hanno raggiunto nuovi traguardi. Possiamo essere tutti orgogliosi di quanto abbiamo realizzato insieme».

Il gruppo punta a un nuovo ciclo, affidandosi a un manager esterno al mondo del lusso, come già avvenuto nel 2015 con Alessandro Michele per Gucci.

«Nel corso della sua carriera, Luca de Meo ha dimostrato la sua passione per la gestione e la rivitalizzazione dei brand, attingendo al loro patrimonio e ai loro modelli iconici», ha sottolineato ancora Pinault.

Non secondario il legame con l’Italia, cuore delle attività del gruppo: «Nel 2023, uno studio dell’istituto Ambrosetti sull’impronta di Kering in Italia ha mostrato che rappresentavamo il 21% del fatturato del settore moda in Italia e l’1,7% del totale delle esportazioni del Paese. L’Italia è il cuore pulsante delle nostre attività».

De Meo, primo italiano (e non francese) alla guida di Renault, ha un rapporto stretto con la Francia fin dall’infanzia, grazie alla carriera internazionale del padre: «Abbiamo girato una dozzina di Paesi, fino all’adolescenza ho studiato nella rete delle scuole francesi e poi inglesi — ha raccontato il manager in un’intervista al Corriere —. Sono arrivato qui per la prima volta all’inizio degli anni Novanta con la mia fidanzata ed ex compagna di università che poi è diventata mia moglie. Eravamo neanche trentenni a Parigi, un sogno».

Da Renault a Toyota, Fiat, Volkswagen, Audi, Seat, fino al ritorno a Boulogne Billancourt nel 2020. Ora l’addio all’industria dell’auto per la nuova sfida nel mondo del lusso.

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