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·8 juin 2025
Carta: «Il Cagliari rappresenta tutta la Sardegna, non solo la città. Pisacane potrà giocarsi le sue carte, ha fatto…»

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·8 juin 2025
Pierluigi Carta, segnala quest’oggi TMW, si è espresso su diversi temi presso il Festival della Serie A (a Parma). Il responsabile del settore giovanile del Cagliari ha toccato diversi temi: dall’Academy rossoblù all’allenatore Fabio Pisacane, dall’ultima stagione della Primavera ai giovani nel calcio italiano. Le sue parole:
CAGLIARI E ACADEMY – «Cagliari rappresenta la Sardegna, non è la squadra della città e questo me è un aspetto sui generis che sicuramente ci premia nello scouting. Abbiamo una rete Academy che va da nord a sud da est a ovest quindi tutti i bambini che nascono con la maglia del Cagliari».
PISACANE – «Pisacane in due anni ha fatto cose eccezionali: oggi il settore giovanile è un’azienda nell’azienda a tutti i livelli, la Primavera 1 è un format e un modello vincente. Lui è stato geniale, uno veloce nel capire e adattarsi; inoltre è con un lato gestionale importante. Quando hai un tecnico come lui (con il suo staff) che riesce gestisce ogni particolare è tutto più semplice, non penso sia casuale la vittoria della Coppa Italia. Lui potrà sicuramente giocarsi le sue chances».
GIOVANI E PRIMAVERA – «In Italia consideriamo il 2000/2003 un giovane, è una follia pura. Io penso che la primavera abbia fatto la sua parte, dalla prossima stagione ci saranno 10 local e 10 col passaporto italiano: abbiamo aumentato il numero dei ragazzi che devono percorrere la filiera del settore giovanile e poi siamo passati dagli under 19 agli under 20 per una forma di tutela».
LA LORO GESTIONE – «Preferisco tenermi un ragazzo 2005 che fa 38 presenza in Primavera, che si allena e magari fa anche l’esordio in prima squadra. Non voglio mandarlo in una squadra x in Lega Pro dove fa 6-7 presenze, poi cambia il mister e non ne fa più. Oggi è un mio patrimonio e me lo devo gestire io. Fosse per me tornerei all’Under 19, la valorizzazione va subordinata al minutaggio. Mancano sia il coraggio che la cultura di proiettare i ragazzi in prima squadra, non ci sono gli incentivi per farlo».