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·12 juin 2025

Boca Juniors, guida completa alla squadra: storia, giocatore chiave, giovane talento e allenatore

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Boca Juniors, guida completa alla squadra: storia, giocatore chiave, giovane talento e allenatore. Alla scoperta delle protagoniste del Mondiale per Club

Il Boca Juniors è inserito nel girone C del Mondiale per Club insieme a Bayern MonacoBenfica e Auckland City.

Alla scoperta della squadra: Passione, Popolo e la Mistica della Bombonera

Il Club Atlético Boca Juniors non è semplicemente una squadra di calcio; è un’istituzione culturale, un fenomeno sociale, l’espressione più pura e viscerale dell’identità argentina. Fondato il 3 aprile 1905 da un gruppo di cinque giovani immigrati italiani, prevalentemente di origine genovese, nel cuore del quartiere portuale e popolare de La Boca, il club è intrinsecamente legato alla sua gente. Da qui il suo primo e più iconico soprannome: Xeneizes (Genovesi), un tributo orgoglioso alle proprie radici. La leggenda sulla scelta dei colori sociali, il blu e oro (azul y oro), è un pezzo fondamentale della sua mitologia: non riuscendo a trovare un accordo, i fondatori decisero di adottare i colori della bandiera della prima nave che fosse transitata nel porto. La nave era svedese. Da quel giorno, quei colori sono diventati sacri. Il Boca è sempre stato il club del popolo, in contrapposizione ai rivali storici del River Plate, i “Millonarios”, associati alle classi più abbienti. Questa rivalità, il Superclásico, è l’evento sportivo più intenso e passionale del pianeta, capace di paralizzare un’intera nazione.


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Un altro soprannome, Bosteros, nacque come insulto. I tifosi del River li chiamavano così (letteralmente “raccoglitori di letame”) per l’odore delle fabbriche di concime presenti nel quartiere de La Boca. Come spesso accade nel mondo del tifo, l’insulto è stato riappropriato con orgoglio, trasformato in un distintivo di appartenenza a un’identità popolare e “sporca”, lontana dall’eleganza aristocratica dei rivali. Il cuore pulsante di questa identità è lo stadio Alberto J. Armando, universalmente conosciuto come La Bombonera. La sua struttura unica, con una tribuna quasi verticale che incombe sul campo, crea un’acustica terrificante e un’atmosfera intimidatoria. Non è solo uno stadio, è un santuario. La “cosa che non puoi sapere”, o meglio, la leggenda che ne alimenta il mito, è che durante le partite più sentite, quando i 49.000 tifosi saltano e cantano all’unisono, la struttura vibra visibilmente. I tifosi non dicono che “lo stadio trema”, ma che el corazón de la Bombonera late (il cuore della Bombonera batte), come se fosse un organismo vivente alimentato dalla passione della sua gente.

Il giocatore che ci farà innamorare: Kevin Zenó

Arrivato dall’Unión de Santa Fe nel gennaio 2024, Kevin Zenón ci ha messo pochissimo a prendersi il cuore della Bombonera e a diventare il nuovo motore creativo della squadra. È il tipo di giocatore per cui i tifosi del Boca vanno pazzi: unisce una qualità tecnica sopraffina a una “garra” e a uno spirito di sacrificio totali. Zenón è un mancino purissimo, un tuttocampista moderno che parte dalla fascia sinistra ma svaria per tutto il campo, dettando i ritmi, inventando assist e non tirando mai indietro la gamba. Il suo impatto è stato devastante: ha aggiunto al centrocampo del Boca quella scintilla di fantasia e dinamismo che mancava, diventando subito un titolare inamovibile.

Ciò che fa innamorare di lui è la sua fame, la sua voglia di avere sempre la palla tra i piedi per creare qualcosa di decisivo. Ogni volta che tocca il pallone, si ha la sensazione che possa accadere qualcosa di speciale: un dribbling secco, un cross teso, un tiro improvviso o un filtrante che taglia in due la difesa. È un giocatore generoso, che corre per due, ma che quando ha la palla la tratta con la delicatezza di un artista. In un calcio di specialisti, la sua capacità di essere decisivo in ogni zona del campo lo rende un idolo moderno, perfetto per l’esigente pubblico Xeneize.

Il giovane più interessante: Exequiel Zeballos

Exequiel Zeballos, affettuosamente soprannominato “El Changuito” (Il Ragazzino), è forse il talento più puro e cristallino emerso dal settore giovanile del Boca negli ultimi anni. È un’ala imprendibile, un giocatore che incarna la tradizione del gambeteador argentino: dribbling fulminante, uno contro uno devastante e una fantasia nelle giocate che infiamma La Bombonera. Ambidestro, è capace di giocare su entrambe le fasce, rientrare per il tiro o andare sul fondo per il cross, rendendolo un rebus irrisolvibile per le difese.

Ciò che lo rende così “interessante” oggi, tuttavia, è la sua storia di incredibile resilienza. La sua carriera, che sembrava destinata a un’ascesa verticale, è stata brutalmente frenata da un calvario di infortuni gravissimi, tra cui la rottura di tibia e perone e, successivamente, la lesione del legamento crociato. Questi ostacoli avrebbero stroncato chiunque, ma non il “Changuito”. La sua forza di volontà e l’amore incondizionato dei tifosi, che non lo hanno mai abbandonato, lo hanno sostenuto durante la lunga riabilitazione. Ora, a metà del 2025, è tornato a disposizione, e ogni suo minuto in campo è accolto come una festa. Il Mondiale per Club rappresenta per lui un’occasione simbolica: il palcoscenico perfetto per dimostrare al mondo che il suo immenso talento è finalmente tornato, pronto a sbocciare di nuovo. La sua è la storia di una grande promessa che lotta contro la sfortuna, e tutto il mondo Boca tifa per il suo definitivo ritorno.

L’allenatore: Miguel Ángel Russo

A inizio giugno 2025, dopo un periodo di transizione seguito all’esonero di Fernando Gago, il Boca Juniors ha richiamato una figura leggendaria per la sua panchina: Miguel Ángel Russo. Per il tecnico argentino si tratta del terzo ritorno a casa, un segnale forte voluto dal presidente Juan Román Riquelme per restituire al club un’identità vincente e un legame con il passato glorioso. Russo, infatti, è l’allenatore che ha regalato al Boca l’ultima Coppa Libertadores, vinta nel 2007 proprio con Riquelme come stella assoluta in campo. È un tecnico esperto, un profondo conoscitore dell’ambiente Xeneize e un maestro nel gestire la pressione della Bombonera. Il suo calcio non è forse avanguardista come quello di altri colleghi, ma è pragmatico, solido e basato su una grande organizzazione difensiva e sulla capacità di valorizzare la qualità dei singoli in attacco. La sua missione è chiara: ridare equilibrio e certezze a una squadra di grande talento e riportare il Boca a competere per i massimi traguardi, a partire proprio da questo Mondiale per Club.

Il punto più alto raggiunto nella sua storia: L’epopea di Carlos Bianchi

Se ogni grande club ha la sua età dell’oro, per il Boca Juniors quell’epoca porta un solo nome: Carlos Bianchi. Il suo arrivo come allenatore nel 1998 diede inizio a un ciclo di vittorie tra i più dominanti nella storia del calcio mondiale. Il Virrey (il Viceré) costruì una squadra perfetta, un mix letale di solidità difensiva, talento purissimo e una fame di vittorie insaziabile. Il vertice assoluto fu la finale di Coppa Intercontinentale del 2000 a Tokyo. Di fronte c’era il Real Madrid dei Galácticos: Zidane, Figo, Raúl, Roberto Carlos. Il Boca, guidato dalla genialità di Juan Román Riquelme e dai gol del bomber Martín Palermo, andò sopra 2-0 dopo sei minuti e resistette al ritorno degli spagnoli, laureandosi campione del mondo. Quella vittoria, bissata nel 2003 contro il Milan di Ancelotti, consacrò il Boca come la squadra più forte del pianeta. In quegli anni, il club vinse tre Coppe Libertadores (2000, 2001, 2003) e due Intercontinentali, un’epopea che ha definito la mistica del club nel XXI secolo e ha fissato uno standard quasi irraggiungibile per le generazioni future.

Dove può arrivare

Il Boca Juniors entra in questo torneo con l’obiettivo chiaro di superare il girone. La sfida decisiva sarà lo scontro diretto con il Benfica. Mentre i portoghesi possono vantare una maggiore qualità tecnica diffusa, il Boca porta in dote una competitività, una “garra” e una capacità di soffrire che poche squadre al mondo possiedono. Sostenuti da un esodo di tifosi che trasformeranno ogni stadio in una piccola Bombonera, saranno un avversario ostico per chiunque. La loro solidità difensiva e la capacità di essere letali nelle poche occasioni create possono mettere in difficoltà anche il Bayern.

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