Lazionews24
·10 de julio de 2025
Zoff, Zeman ed Eriksson; Marchegiani ricorda i suoi allenatori

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Luca Marchegiani ha tessuto le lodi dei grandi tecnici che hanno segnato la sua carriera alla Lazio, definendo l’arrivo in una squadra allenata da Dino Zoff come il «completamento di un cerchio». Per lui, Zoff era un’icona, e poter condividere lo stesso spogliatoio rappresentava un punto di arrivo. Marchegiani ha rivelato un aneddoto significativo: in una delle prime interviste in ritiro, Zoff fu interrogato su di lui e disse «Dal portiere mi aspetto molto». Questa frase fu una vera rivelazione, un’investitura che lo spinse a vivere l’esperienza Lazio con un approccio totalmente nuovo. Zoff, con la sua grande professionalità, si limitò sempre al ruolo di allenatore, senza mai invadere le competenze dell’allenatore dei portieri, De Lucia, dimostrando un profondo rispetto per il lavoro altrui.
Il passaggio da Zoff a Zdeněk Zeman fu un’altra tappa cruciale. Marchegiani, in quel periodo già un giocatore importante della Lazio, affrontò il cambio con grande senso di responsabilità. Si affidò con entusiasmo al modo innovativo di concepire il calcio di Zeman, un approccio che si rivelò molto vicino alla sua stessa concezione: «Mi ci sono buttato con entusiasmo e secondo me buoni risultati. Mi sono divertito molto e ho imparato molto da quella interpretazione». Infine, l’arrivo di Sven-Göran Eriksson segnò una svolta epocale. Nonostante la consapevolezza di essere una squadra forte, Marchegiani non aveva mai avuto la sensazione di poter vincere prima dell’era Eriksson. L’arrivo dello svedese e di persone abituate a combattere per certi obiettivi portò quella mentalità vincente che prima mancava. Dal ’98 in poi, con l’arrivo dei migliori giocatori possibili, la Lazio si trasformò in una macchina da guerra, capace di conquistare trofei.
ZEMAN – «Io in quel periodo ero un giocatore importante della lazio e ho preso con molto senso di responsabilità quel passaggio da Zoff a Zeman, un allenatore innovativo. Mi sono affidato al suo modo di concepire il calcio, che era molto vicino alla mia cocnezione. Mi ci sono buttato con entusiasmo e secono me buoni risultati. Mi sono divertito molto e ho imparato molto da quella interpretazione».
ERIKSSON – «Nonostante avessimo la consapevolezza di essere una squadra forte, non ho mai avuto la sensazione prima di quegli anni di poter vincere. Sicuramente è dipeso molto dall’arrivo di Sven e di persone abituate a combattere per certi obiettivi. prima del loro arrivo ci mancava qualcosa, ma dal ’98 in poi vennero i migliori giocatori che si potessero prendere».