Hellas Verona FC
·11 de diciembre de 2024
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Verona - Nono appuntamento con 'Visti da vicino' il format dell’Hellas Verona che ci accompagnerà per tutta la stagione 2024/25, in cui i protagonisti sono i giovani gialloblù della formazione Primavera allenata da mister Paolo Sammarco.
Curiosità, aneddoti, vita personale e naturalmente tanto calcio sono i temi principali di queste interviste. Nell'episodio di questa settimana andremo a scoprire la vita, privata e sportiva, di uno dei portieri della Primavera gialloblù: Thomas Zouaghi.
Thomas, partiamo dagli inizi: quando hai iniziato a giocare a calcio? “Io sono nato a Bussolengo e sono veronese dalla nascita. La mia famiglia è sempre stata tifosa dell’Hellas, ma io inizialmente ho cominciato con il basket, perché comunque sono sempre stato più alto dei ragazzi della mia età. Poi, però, crescendo tanti miei amici giocavano a calcio e anche mio padre, Shy, è sempre stato appassionato. Lui è tunisino e ha sempre giocato a calcio prima di venire in Italia: faceva l’attaccante. Così ho deciso anch’io di iscrivermi in una squadra di calcio e di cominciare proprio come centravanti.Il primo anno l’ho fatto al Concordia e ho capito da subito di amare il calcio. Da lì sono passato al Sona, avevo 8 anni e sono rimasto fino ai 13 anni, quando sono stato selezionato dalla Virtus Verona. Già dopo i primi anni al Sona, il mio mister dell’epoca, Thomas Valbusa, decise di mettermi in porta, anche per via della mia stazza, e da quel momento sono sempre rimasto in porta perché mi sono innamorato di questo ruolo, anche se è il più difficile di tutti.Alla Virtus mi ha portato Adriano Zuppini, che ha creduto subito tanto in me, ma dopo appena sei mesi mi hanno chiamato il Milan e il Chievo. Dopo i provini, entrambe le squadre mi volevano fortemente, ma in quel momento della mia vita, a 14 anni, non me la sono sentita di andare a Milano, anche perché il Chievo mi aveva convinto di più per via del loro progetto su di me e anche per merito di Andrea Catellani, che era il Responsabile del Settore Giovanile.Magari, rivedendo oggi quei momenti, non so se sceglierei nuovamente la stessa strada, però sono comunque soddisfatto del percorso che ho fatto e che ancora oggi sto facendo”.
Da quel momento resti sempre nei Settori Giovanili di squadre professionistiche: Chievo, Sassuolo e alla fine Verona. Cosa puoi dirci di questi anni? “Al Chievo resto per tutta l’Under 14, l’Under 15 e l’Under 16. In quest’ultimo anno eravamo veramente forti, ma purtroppo, proprio mentre eravamo primi in classifica, si fermano tutti i campionati a causa della pandemia del Covid-19. Quell’anno e mezzo in cui praticamente non abbiamo giocato è stato davvero duro, perché per un ragazzo di 16 anni è un momento molto importante di crescita calcistica.In quel momento il Chievo fallisce e io praticamente resto libero. Mi contattano tantissime squadre di Serie A, tra cui anche la Roma tramite Morgan De Sanctis, che faceva il dirigente dei giallorossi e mi chiama personalmente. Mi ricordo bene quanto quella chiamata mi fece felice. Però poi il mio procuratore mi disse che c’era il Sassuolo che mi voleva e che il giorno dopo potevamo andare a firmare il contratto. Così ho deciso di firmare per il Sassuolo.Lì ho passato degli anni bellissimi, anche a livello umano, con i miei compagni in convitto e in appartamento. Purtroppo, però, l’anno scorso è stato uno dei peggiori a livello sportivo per me, perché, anche se la squadra ha vinto il campionato di Primavera 1, io non ho praticamente mai giocato, sicuramente anche per colpa mia. Però mi sento comunque di ringraziare mister Emiliano Bigica, che a livello umano mi ha dato tanto”.
Così arriviamo a quest’estate, quando passi al Verona. Com’è avvenuto il trasferimento? “Ho saputo dal mio procuratore che il direttore Margiotta mi voleva e che aveva grande stima di me. Così non ci ho pensato neanche un momento, perché il Verona è il Verona, ed è la squadra della mia città. Anche se sono stato al Chievo, l’Hellas è proprio qualcosa di diverso: se sei di Verona sai che qui c’è una squadra e quella è l’Hellas Verona.Qui sono veramente molto felice e, a livello di strutture, mi sto trovando benissimo. Credo che il Verona non abbia da invidiare praticamente niente a nessuno da questo punto di vista”.
Hai esordito in campionato durante la prima giornata, proprio contro il Sassuolo. Che emozione è stata per te? “Per me è stato come un senso di rivalsa, perché naturalmente a loro voglio dimostrare che hanno sbagliato sul mio conto. Questa stagione li affronteremo ancora due volte, in Coppa e nel ritorno di campionato. Lì ho lasciato anche tanti amici, praticamente una seconda famiglia. Quindi per me è davvero una partita speciale”.
Nel tuo percorso calcistico ci sono anche le convocazioni nelle squadre giovanili della Nazionale italiana e di quella tunisina. Cosa puoi dirci di queste esperienze? “Con l’Italia vengo convocato dall’Under 17 per prendere parte al Torneo di Novarello, che è praticamente un’esibizione fra diverse squadre giovanili italiane. Di quel torneo ho un ricordo bellissimo, perché la mia squadra lo vince e lo fa nella maniera più bella per un portiere: ai calci di rigore. Possiamo dire che noi eravamo la Nazionale ‘B’ dell’Under 17 e in finale ho parato un rigore a Di Maggio e uno a Ricordi. È stato veramente un bel momento per me.L’anno scorso, in Primavera, mi arriva la chiamata dell’Under 20 tunisina, che mi convoca a due mesi dal Mondiale Under 20 del 2023, giocato in Argentina. Io accetto e vengo convocato per il Mondiale. Purtroppo, però, a una settimana dalla partenza per il Sud America, prima di un’amichevole, mi infortuno malamente a una caviglia. Cerco di recuperare ma non ci riesco, però il mister decide comunque di portarmi con i compagni in Argentina. Di quell’esperienza ho tanti bei ricordi, come il passaggio del girone grazie alla vittoria contro l’Iraq”.
Parlando di questa stagione che ormai è entrata nel vivo, che impressioni hai avuto della squadra e del campionato? “Il livello del campionato è davvero molto alto, con tanti giocatori forti e squadre ben organizzate. Noi non siamo da meno e siamo consapevoli che possiamo vincere contro tutti ma anche perdere contro tutti: la differenza sta nell’atteggiamento mentale. In quest’ultimo periodo ci stiamo riuscendo e stiamo ottenendo buoni risultati. Siamo in forma e, secondo me, ora siamo più squadra rispetto all’inizio”.
Come ti stai trovando a lavorare con mister Sammarco e il suo staff? E c’è qualcuno con cui hai legato particolarmente? “Prima ancora di essere un grande professionista, mister Sammarco è una grande persona a livello umano, che ci aiuta tantissimo a crescere anche fuori dal campo. Con i miei compagni mi trovo benissimo: c’è davvero un ottimo clima in spogliatoio, anche se ci sono ragazzi che vengono da tanti paesi diversi. Io me la cavo bene con l’inglese, quindi riesco senza troppi problemi a comunicare con tutti. Nel quotidiano noi portieri lavoriamo con Valerio Filippi, il nostro preparatore. Lui è un professionista esemplare, praticamente vive al campo d’allenamento ed è lì tutto il giorno. Il lavoro che fa per noi mi spinge a dare sempre di più, è davvero un esempio”.
Qual è il tuo obiettivo per questa stagione? “Prima di tutto vengono la squadra e il raggiungimento della salvezza. Sul piano personale non mi sono prefissato niente, mi alleno per riuscire a dare sempre il massimo, giocare più partite possibili e ottenere il maggior numero di reti inviolate”.
Come ti trovi con gli altri portieri della squadra? “Benissimo. Castagnini probabilmente è il più ‘matto’, sempre pronto a risollevare il morale a tutti. Ravasio è sicuramente il più intelligente ed è anche molto abile con i piedi. Poi c’è Magro, che è molto simpatico ed è il titolare e infine Troselj che è un ottimo portiere. Siamo sicuramente un bel gruppo ed è un piacere allenarsi insieme”.
Quali sono i tuoi punti di forza come portiere e in cosa devi migliorare? “Devo sicuramente lavorare sull’uscita bassa, che è un aspetto importante sul quale concentrarmi. Penso di avere buoni riflessi tra i pali e sono migliorato molto nelle uscite alte. Il mister mi dice sempre di essere tranquillo e sereno in partita, perché ho tutte le doti per fare bene. Nutro grande stima per Sammarco”.
C’è qualche giocatore che consideri un modello nel Verona di oggi? “Per la stazza simile mi sento di dire Perilli, anche se probabilmente è più imponente di me. Per me è un grande portiere, anche se non è il titolare. Quando ci alleniamo insieme cerca sempre di aiutarmi ed è quello con cui ho più sintonia”.
Parlando di te, oltre al mondo del calcio, hai terminato il tuo percorso di studi? “Per adesso sì. Ho preso il diploma l’anno scorso e ho deciso di non intraprendere il percorso universitario subito, ma magari in futuro potrei seguire un corso di marketing. Per ora penso solo al calcio”.
Quali sono i tuoi hobby? “Io gioco molto alla PlayStation. I miei giochi preferiti sono ‘EA Sports FC 25’ e ‘Fortnite’. Mi piace passare il tempo alla Play anche perché gioco sempre con tanti amici, tra cui Davide, che è come un fratello per me e che conosco dai tempi della Virtus Verona. Al momento mi piace guardare anche serie TV su Netflix, anime e collezionare carte Pokémon”.
Quanto è importante per te la tua famiglia? “Sono sempre stati fondamentali, soprattutto nei momenti più duri. L’anno scorso, quando non giocavo, mi sono stati sempre vicino e mi hanno dato la forza per andare avanti. Mia mamma Romina è la mia forza, insieme a mia nonna Anna: sono le persone a cui più tengo al mondo. Sulla mano ho anche tatuato l’anno di nascita di mia nonna, il 1950. Loro due sono davvero la mia forza per andare avanti tutti i giorni e continuare il mio percorso calcistico. Poi c’è mio padre, Shy, che adesso sta affrontando un momento difficile, ma che ha sempre cercato di starmi vicino. Infine, ci sono i miei due fratelli minori, Karim e Zakaria. Karim lavora con mia mamma e mia nonna nel ristorante di famiglia e lo ammiro davvero tanto per tutta la fatica che fa ogni giorno perché, anche se ha un anno in meno di me, lavora quasi tutti i giorni. Zakaria, invece, è il più piccolo: ora ha 9 anni e io e Karim, per lui, siamo come due modelli”.
Tra i tuoi compagni che abbiamo intervistato, molti ti hanno indicato come quello che ascolta la musica peggiore in spogliatoio. Perché? “Sinceramente non lo so. È vero che io sono uno di quelli che sceglie spesso la musica in spogliatoio, ma cerco sempre di mettere più generi diversi per accontentare tutti. Forse è perché ad alcuni miei compagni piace un solo genere e vorrebbero ascoltare solo quello, ma io cerco sempre di accontentare tutti”.
C’è qualcuno di cui non abbiamo parlato che vuoi ringraziare? “Ci sono dei mister che ho avuto la fortuna di avere in passato, come Baiocchi, Coppini, Mondini e Altamirano. Oggi devo ringraziare i due fisioterapisti che ci seguono. Infine il nostro match analyst Giuseppe Foti, che è stato anche lui portiere e con il quale parlo sempre tanto”.