Hellas Verona FC
·12 de diciembre de 2024
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Verona - Nuovo appuntamento con 'Viste da vicino' il format di interviste gialloblù in cui le protagoniste sono le ragazze della Prima squadra dell'Hellas Verona Women.
Ottava puntata dedicata a Ilaria Veronese, centrocampista classe 2005. Dai primi calci al pallone con il suo gemello Tommaso fino all’Hellas Verona Women, Ilaria ci ha raccontato cosa significhi per lei vestire la maglia del Verona, il suo rapporto con le compagne e la voglia di diventare in futuro un'insegnante.
Come hai iniziato a giocare a calcio? “Ho iniziato a giocare quando aveva quattro anni e mezzo, da piccolissima. Insieme a mio fratello gemello Tommaso ho sempre giocato nel giardino di casa di mia nonna, dove passavamo i pomeriggi quando i nostri genitori lavoravano. Abbiamo iniziato ufficialmente a giocare insieme proprio grazie a nostra nonna, che stufa di vedere i fiori del giardino rovinati e presi a pallonate (ride ndr), ha deciso un giorno di accompagnarci al campo vicino casa sua. Ho iniziato a giocare così al Cherubine con i maschi, una squadra di Cerea, il mio paese dove abito ancora oggi. Ho giocato lì insieme a mio fratello fino a 13 anni, fin quando ho potuto. Dopodiché nel giro di un paio di mesi è arrivata prima la chiamata del Mozzecane e subito dopo quella dell’Hellas Verona, dove ho scelto di andare".
Come mai hai scelto il Verona? “Giocare per il Verona è sempre stato il mio sogno fin da piccola. In quegli anni, quando ho preso quella scelta, conoscevo la realtà femminile dell'AGSM e volevo andare a giocare lì a tutti i costi. Era quello il mio sogno, non potendo più giocare con i maschi. Un fattore importante è stato anche l'aver conosciuto Zac (Zaccaria Tommasi ndr) quando giocavo con la selezione delle ‘Serenissime’. Lui si trovava lì per visionare alcune giocatrici e si era messo a parlare un po’ anche con i miei genitori. Ho scelto il Verona anche perché sapevo che qui ci sarebbe stato lui”.
La tua famiglia segue il calcio? “La mia famiglia segue il calcio da sempre, soprattutto quello maschile, siamo tifosi dell'Hellas. Mio papà Christian va spesso al 'Bentegodi' e qualche volta riusciamo anche ad andarci insieme. È capitato anche che andassimo tutti insieme: io, mio papà, mia mamma Irene e mio fratello. Da quando ho iniziato a giocare io si sono tutti appassionati molto anche al mondo del calcio femminile, seguono sempre le mie partite a la Nazionale. Mio padre e mia madre sono sempre sugli spalti quando giochiamo in casa, e vengono in trasferta quando giochiamo vicino a Verona. Quando non possono venire mi seguono da casa, sono i primi fan della nostra squadra".
Chi è il tuo riferimento in campo? “Per via del mio ruolo, osservo molto di più il modo di giocare delle centrocampiste. Mi piace tanto come gioca Ivana ad esempio, ma da sempre il mio punto di riferimento è Mancu (Giulia Mancuso ndr). La cosa che apprezzo di più è la sua capacità di capire velocemente la posizione delle avversarie non appena riceve palla. Lei sa sempre dove girarsi e come controllare il pallone in base alla posizione della sua marcatrice. Mi ispiro molto a lei, perché si dà molto da fare: è partita come me dal Settore Giovanile e oggi è il vicecapitano, ed è solo una classe 2003. Per me è un punto di riferimento. La mia aspirazione è quella di restare al Verona finché potrò e di diventare una bandiera in futuro, seguendo il suo esempio. Mancu mi ha dimostrato che il sogno di diventare un punto di riferimento per questa squadra è possibile”.
Cosa ti colpisce invece di Ivana? “È molto brava tecnicamente, e poi non sai mai dove cosa potrebbe fare con il pallone. In allenamento spesso non riesco a marcarla (ride ndr). Fa sempre la scelta giusta, la osservo molto in settimana. Domenica ha fatto un assist incredibile per Rachele (Peretti ndr) contro la Res Roma. Subito dopo il gol, mi sono girata verso Veronica (Bernardi ndr) in panchina e le ho chiesto ‘ma come ha fatto Ivana a liberarsi dalla marcatura e inventarsi quel passaggio?’. Per me è un’ottima centrocampista”.
Oggi sei una centrocampista, ma hai giocato sempre lì? “Ho giocato un po’ ovunque: come mezzala, come play, come terzino e anche come esterno alto d’attacco. Nelle giovanili non ho mai fatto la centrocampista in realtà, giocavo spesso più sulla fascia. Mister Veronica Brutti in Primavera mi vedeva come centrocampista, anche se io in un primo momento, abituata a stare più larga, non mi trovavo bene lì. Quando sei un esterno devi prendere palla e puntare l’uomo, e questo mi piaceva. Mister Brutti invece credeva nella mia capacità di vedere il gioco e aveva ragione; l’anno successivo infatti ho iniziato a giocare a centrocampo, con mister Alessandro Oro. In quella stagione, ricordando anche le parole di mister Brutti, mi sono adattata a quel nuovo ruolo, complice la necessità che avevamo in quel momento. Oggi mi piace fare la mezzala, ma sono una giocatrice più offensiva che difensiva, mi piace inserirmi tra le linee”.
Qual è il tuo ricordo più bello di questi anni trascorsi al Verona? “Sicuramente l’esordio in Serie B con la Prima squadra. In quel periodo, essendo stata appena promossa in Prima squadra insieme alle grandi, non giocavo quasi mai. C’era una grande differenza d’età, condividevo lo spogliatoio a 18 anni con ragazze di 32 o 33. All’inizio non è stato semplice, ero la piccolina del gruppo, ma poi sono riuscita a inserirmi bene e alla fine mi sono trovata benissimo. Tutte le mie compagne mi hanno sempre fatta sentire parte dello spogliatoio e io stessa andavo ad allenarmi con grande grinta, anche se non facevo minuti in campo. Quest’anno siamo più giovani e abbiamo bisogno di incoraggiarci a vicenda: ci sono ragazze di esperienza, ma siamo una squadra piuttosto giovane e so che c’è bisogno anche di me. Questo mi rende molto entusiasta”.
Che tipo di giocatrice sei? “All’interno del rettangolo verde sono molto attenta, penso abbastanza prima di agire. Mi definisco una centrocampista 'di visione': non faccio tantissimi chilometri, corro quando bisogna correre, ma preferisco ricevere e passare la palla alle attaccanti. Mi piace gestire il pallone, averne il controllo. Insomma, se devo scegliere tra gol o assist, scelgo l’assist”.
Hai un idolo? Una fonte di ispirazione? “Mi piace molto Dybala. È un giocatore che si muove tra le linee, ingannando gli avversari, che dovrebbero spezzare la linea per andare a marcarlo. Gioca sempre in mezzo alle linee, si gira e calcia, riuscendo quasi sempre a fare gol. Guardo molto al suo modo di giocare. Con i dovuti paragoni, mi piace smarcarmi tra le linee come lui, girarmi e servire sulla corsa chi gioca davanti. Nel calcio femminile invece mi piace molto Giulia Dragoni, che ho conosciuto personalmente giocando insieme a lei in due raduni della Nazionale Under 17. Già da quel momento si vedeva la differenza di ritmo e livello tra lei e tutte le altre, infatti la stagione successiva è stata chiamata dal Barcellona per giocare in Spagna. Il fatto di aver giocato insieme a lei mi riempie sicuramente d’orgoglio”.
Fuori dal campo frequenti l’Università? “Sì, sono al primo anno di Scienze Motorie. Devo ancora ambientarmi, ma per ora mi piace molto. Ogni giorno parto da Cerea per venire a Verona, faccio lezione la mattina e il pomeriggio vado ad allenarmi prima di rientrare a casa. Questa vita mi piace molto. Ho scelto Scienze Motorie perché, in futuro, vorrei diventare una professoressa di educazione fisica, o come alternativa vorrei lavorare nell’ambito calcistico, magari come preparatrice atletica. Mi piacerebbe tanto però diventare professoressa, lavorare nel mondo della scuola, che siano scuole medie o superiori, perché mi piace stare con i ragazzi. Sono cresciuta insieme ai miei cugini, siamo in tanti a casa, e quando passo il tempo con quelli più piccoli mi sento davvero bene. Poi, chi lo sa, magari in futuro potrei diventare allenatrice (ride ndr)”.
Come sta andando finora quest’anno? “Mi trovo bene con il gruppo, anche se non sto giocando tantissimo. Siamo tutte giovani e il mister è bravo, ha un’idea di gioco che mi piace molto. Se riusciremo a mettere in pratica quello che ci consiglia ogni giorno potremo fare davvero bene. La mia opinione è che siamo una squadra almeno da metà classifica, non meritiamo di essere dove siamo ora. Abbiamo perso purtroppo tanti punti che potevamo e dovevamo portare a casa. Inizialmente ho non è stato semplice, come è normale che sia quando ci sono tante ragazze nuove, ma ora sono entrata a pieno nel gruppo, anche grazie alle ragazze che c’erano già dalla scorsa stagione”.
Cosa significa il calcio per te? “Vorrei che il calcio diventasse la mia vita, che diventasse il mio lavoro. Se riuscissi ad arrivare in Serie A sicuramente realizzerei quello che ad oggi è un sogno. So che con impegno e costanza posso farcela”.