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·1 de julio de 2025
Tommaso Starace, 50 anni con il Napoli: “Io, la Moka, Diego e quattro Scudetti. Ora vado in pensione, ma resterò parte di questa famiglia”

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Il racconto intimo e straordinario dello storico magazziniere azzurro. Dai campi di provincia al legame con Maradona, fino all’ultimo trionfo: mezzo secolo vissuto con il Napoli nel cuore. L’intervista a Starace è firmata Gazzetta
Napoli non è soltanto una squadra di calcio, è un sentimento. E ci sono persone che ne incarnano l’essenza più autentica, più silenziosa, ma anche più profonda. Una di queste è Tommaso Starace. Il 16 luglio, dopo 50 anni di servizio, andrà in pensione. Ha visto tutto: l’arrivo di Diego, la Serie B, il fallimento, la rinascita, gli Scudetti. E lo ha fatto con la discrezione e l’umanità di chi si è sempre considerato un uomo al servizio del club, senza mai cercare i riflettori.
Dalle stalle al sogno azzurro La sua storia inizia da lontano, in un’Italia rurale, fatta di valori semplici. Nato da una famiglia di contadini, Tommaso incontra quasi per caso il proprio destino:
“Arrivò a casa nostra Gaetano Masturzo, magazziniere del Napoli. Aveva la tosse convulsiva, e si diceva che respirare l’aria delle stalle potesse aiutare. Io lo osservavo incantato. Decisi che da grande avrei fatto quel lavoro.”
Nel 1977 entra nello staff tecnico azzurro. Nessuna raccomandazione, solo passione e voglia di imparare. Da Piazza Amedeo a Soccavo, poi a Castel Volturno, sempre presente. “Mai un giorno di ferie”, racconta, con orgoglio.
Il Napoli dei cambiamenti Starace ha attraversato tutte le fasi del club.
“All’inizio si partiva il venerdì per le trasferte e si tornava il lunedì. Poi arrivò Allodi, e con Maradona cambiammo dimensione: viaggi, tournée, Europa.”
Fu proprio Diego a segnare un’epoca. Non solo calcistica.
“Era il più grande di tutti, ma con un’umiltà straordinaria. Ci ha insegnato come si vince, e come si resta umani anche quando si è dei miti.”
Le relazioni, oltre il campo Tra i calciatori più amati, Dries Mertens.
“È diventato un familiare, quasi un figlio. Con lui c’è sempre stato un feeling speciale.”
E poi tanti episodi, piccoli e grandi: McTominay, inizialmente scettico sul caffè, ora convertito alla tradizione napoletana. Sarri e le sue cinque tazzine a ritiro, Spalletti che cercava di resistere per non ricadere nel vizio del fumo.
“Il mio caffè? Per molti era un rito. Ogni mattina, con la Moka, portavo un pezzo di casa nello spogliatoio.”
I momenti indimenticabili Ne ha vissuti tanti. Quattro Scudetti, senza preferenze.
“Non esiste una vittoria più bella dell’altra. Ogni trionfo ha lasciato un’emozione diversa. L’ultima sfilata sul Lungomare è stata magica. Napoli era bella, fiera, elegante. Una festa mondiale.”
Ma ci sono stati anche momenti bui:
“La retrocessione del ’98. Il fallimento del 2004. Sembrava la fine. Poi è arrivato De Laurentiis e siamo rinati. Nessuno avrebbe immaginato quello che sarebbe successo dopo.”
La Coppa Uefa e l’abbraccio con Diego Se deve scegliere un solo fotogramma in cinquant’anni di vita azzurra, Tommaso non ha dubbi:
“La finale di Coppa Uefa a Stoccarda. Dopo la vittoria, chiamavamo i giocatori per la premiazione, ma non sentivano. Così sollevai Diego di peso: ‘Andiamo a prendere la coppa’.”
Un gesto che oggi, a distanza di decenni, resta scolpito nella memoria dei tifosi e di chi ha vissuto il Napoli dall’interno.
Una pensione solo formale Il 70° compleanno è arrivato a febbraio. L’età della pensione, forse. Ma non della separazione.
“De Laurentiis mi ha detto che potrebbe esserci un altro ruolo per me. Io ho dato tutto, e ho ricevuto tantissimo. Non ho mai sentito la fatica, neanche quando preparavo l’attrezzatura per 25 giocatori da solo. Perché era ciò che volevo fare.”
Conclusione Tommaso Starace non è stato solo un magazziniere. È stato – ed è – l’anima del Napoli. In 50 anni ha stretto lacci, acceso caffettiere, consolato giocatori, festeggiato trofei, e tenuto in vita la memoria collettiva di un popolo. La sua storia è una delle più belle del calcio italiano, perché parla di amore, dedizione e fedeltà assoluta.
E anche se dal 16 luglio il suo ruolo cambierà, la sua presenza resterà per sempre impressa nella storia del Napoli.
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