Thuram “blinda” Kolo Muani: “Devo convincerlo? No, siamo la Juve: tutti vogliono restare” | OneFootball

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·21 de junio de 2025

Thuram “blinda” Kolo Muani: “Devo convincerlo? No, siamo la Juve: tutti vogliono restare”

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Khephren Thuram, intervistato da La Gazzetta dello Sport, parla di mercato, di ambizioni e del suo calcio: ecco le dichiarazioni.

La Juventus è partita forte al Mondiale per Club con un netto 5-0 all’esordio contro l’Al Ain: protagonisti della goleada bianconera Kolo Muani e Francisco Conceicao, due giocatori il cui destino è ancora incerto. Resteranno a Torino oppure saluteranno dopo il Mondiale per Club? Alla domanda ora è difficile dare una risposta, ma Khephren Thuram avanza un indizio di mercato ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. Dall’impatto avuto in bianconero all’ambizione della Signora passando per il calciomercato, sono tanti gli argomenti trattati dal centrocampista francese: ecco le sue dichiarazioni


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Thuram, la Juventus è partita forte nel Mondiale per Club, vincendo 5-0. Che idea vi siete fatti di questa competizione? “Sono molto contento di giocarla e di esserci. È una prima volta e siamo orgogliosi di rappresentare l’Italia. È sempre bello partecipare a questi tornei con la Juve e siamo qui per fare il meglio possibile”.

Il meglio possibile significa arrivare fino alla finale di New York: è un obiettivo alla portata? “Certo che ci crediamo, però adesso dobbiamo concentrarci sul presente. Andiamo avanti partita per partita e poi vediamo”.

Che atmosfera avete trovato? Somiglia più alla Champions o a Mondiali ed Europei? “La Champions per me è differente. Non ho mai giocato un Mondiale però ho partecipato all’Europeo Under 21 e credo sia un po’ la stessa cosa: puoi arrivare velocemente in finale, si gioca tutto in partita secca e se trovi l’incastro giusto puoi vincere”.

Thuram tra passioni e il rapporto col fratello Marcus

Marcus avrà le stesse ambizioni: vi siete sentiti? “Ci sentiamo sempre, anche lui è contento di essere qui, mi ha detto che stanno lavorando bene però non parliamo troppo di calcio, ma di altre cose”.

Tipo? “Di Nba, passione in comune. Ci sono le finali”.

Per chi fa il tifo? “In generale per i Lakers, ma solo perché c’è Lebron James, però se lui si sposta in un’altra squadra allora cambio anche io. Sono un suo grande fan”.

Il fisico da cestista non le manca, ha mai pensato di cambiare sport? “Giocavo da piccolo, nella squadra della mia scuola, e ci divertivamo molto, però la mia passione è sempre stata il calcio”.

Oltre al calcio segue solo il basket o anche altro? “Mi piace il golf, anche se non sono un granché sul green”.

Al Greenbrier, sede del ritiro della Juventus negli Usa, c’è un campo bellissimo, lo ha testato? “No, perché qui non c’è tempo: quando non mi alleno mi riposo, le energie servono”.

La Juventus parla francese con Khephren, Comolli e… Kolo Muani

Il nuovo dg, Damien Comolli, è francese come lei e conosce suo padre. Vi siete già parlati? “Sì, un po’ quando è arrivato”.

Vi ha detto che quest’anno bisogna vincere? “Sì, ma quello è scontato quando sei alla Juventus: giochi sempre per vincere tutto”.

Con l’Al Ain avete vinto grazie a una doppietta di Kolo Muani: quanto è importante per voi? “Molto: è uno dei migliori attaccanti del mondo. Va veloce e fa gol, corre per la squadra. Basta guardare le partite per rendersi conto quanto ci dà”.

Lo sta convincendo a restare? “Non c’è bisogno che io lo convinca, siamo la Juventus e tutti vogliono restare”.

Per trattenerlo sarebbe disposto a tagliarsi le treccine? “Quello mai!”.

Torniamo a lei: che bilancio fa della prima stagione alla Juventus? “Difficile dirlo adesso perché la stagione non è ancora finita. Per potervi dire se è stata positiva o no devo aspettare la fine del Mondiale per Club. In ogni caso siamo andati in Champions League, centrando l’obiettivo più importante”.

Però la sua stagione è stata molto positiva… “Mi sono adattato bene perché ho compagni di squadra che mi hanno aiutato molto”.

Ultima curiosità: perché si chiama Khephren? “È il nome di un faraone dell’Antico Egitto, mio padre voleva ricordare che la civiltà è nata in Africa. È molto bello e io sono orgoglioso di portarlo”.

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