Calcionews24
·11 de julio de 2025
Theo Hernández critica il Milan, ma cosa è successo davvero al terzino dello scudetto? Dalla cavalcata memorabile contro l’Atalanta all’espulsione col Feyenoord: tutti gli episodi che raccontano l’involuzione

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·11 de julio de 2025
Theo Hernandez ha lasciato il Milan per il dorato mondo dell’Arabia parlando con multa durezza dell’involuzione avuta dal club rossonero. Ma lui ha responsabilità nel declino che ha portato il Milan addirittura fuori dall’Europa? Il miglior Theo è senza ombra di dubbio quello dello scudetto. Una vita fa, per certi versi. Il peggiore, non c’è dubbio, è stato quello di quest’anno. Il confronto tra le sue due versioni è un viaggio agli estremi del calcio: dalla furia incontenibile che spaccava le partite all’ombra svogliata e irritante dell’ultima stagione, la cronaca di una trasformazione che ha lasciato perplessi tifosi e addetti ai lavori. Ecco cosa è successo, in entrambi i casi.
2021-22: LA FURIA TRICOLORE CHE CONQUISTA L’ITALIA
Nella stagione del diciannovesimo Scudetto, Theo Hernández non è un semplice terzino, ma una forza della natura, un’arma non convenzionale che decide le partite. Quando il Milan è in difficoltà, è lui ad accendere la luce, come contro il Venezia, quando il suo ingresso cambia il volto della gara. La sua crescita è esponenziale: a gennaio, nella partita di ritorno sempre contro i lagunari, si trasforma in una versione “turbo”, firmando una doppietta che annichilisce gli avversari. Non è solo spinta, ma anche leadership e carattere, che emergono nelle sfide più tese, come quella contro il Napoli al Maradona.
Certo, non mancano i passaggi a vuoto, come le espulsioni contro Roma e nel derby, o il rigore fallito con lo Spezia, segni di un’irruenza a volte eccessiva. Ma sono lampi di nervosismo in un oceano di strapotere. Il suo capolavoro assoluto, l’immagine che sigilla il tricolore, arriva nella penultima giornata contro l’Atalanta. Un gol che è il manifesto del suo calcio: una cavalcata coast-to-coast di 90 metri, palla al piede, una progressione inarrestabile che parte dalla sua area e si conclude con un tiro preciso che fa esplodere San Siro. Quella rete non è solo un gol, è il simbolo di un giocatore che si è preso il campionato con la forza della sua volontà.
2024-25: L’OMBRA IRRITANTE E LA CRISI DI IDENTITÀ
Tre anni dopo, il contrasto è brutale. L’Hernández dell’ultima stagione è una “pallida copia” di quel campione. Le cronache raccontano di un giocatore quasi disinteressato a ciò che gli accade intorno, come nella partita contro il Parma. Contro il Liverpool di Salah, vive una serata di”sofferenza allo stato puro. Il suo rendimento è un susseguirsi di amnesie difensive (contro Atalanta e Fiorentina), chiusure mancate (Cagliari) e un atteggiamento a tratti svogliato e irritante, come nella sconfitta interna con la Lazio.
Il punto più basso della sua crisi arriva in Europa. Nella sfida decisiva contro il Feyenoord, rimedia un’espulsione ingenua nel contesto di una prova orribile, che gli vale un 3 in pagella e che di fatto costa l’eliminazione al Milan. Persino nei momenti di orgoglio, come nella vittoria esterna contro il Real Madrid, il suo contributo è limitato, attento a non sbilanciare la squadra più che a spaccarla come un tempo. I capelli color fucsia sfoggiati in alcune partite sembrano l’unico guizzo di un giocatore che ha perso la sua furia e il suo impatto. Chissà se nella nuova avventura sarà capace di ritrovare lo smalto perduto per non disperdere l’eredità di quel treno inarrestabile che fu.