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·16 de abril de 2025

Si al pugno duro. Ma è ingiusto punire tutti

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Il Tempo (F. Biafora) – Gli ennesimi episodi di violenza — senza distinzioni di colore — andati in scena soprattutto prima e, in minima parte, dopo il fischio finale del derby tra Lazio e Roma, hanno riaperto il dibattito sulle misure da adottare per far sì che non si scatenino più guerriglie intorno allo Stadio Olimpico. Il bilancio definitivo é stato di ventiquattro tra poliziotti, carabinieri e finanzieri che hanno dovuto far ricorso alle cure mediche in ospedale, per le ferite e i traumi riportati negli scontri. Un bollettino che ha fatto infuriare il Viminale. Si sono quindi aperte profonde riflessioni su come agire, con la risposta più immediata che è stata quella del divieto: in primis vietare, come successo per anni, che la stracittadina si disputi in orario serale. È indubbio che il buio favorisca le azioni dei violenti, ma domenica scorsa la “battaglia” di Ponte Milvio é andata in scena alla luce del sole, ben prima che calasse la notte. Inoltre, è da sottolineare che lo scorso anno ci fu un confronto tra opposte fazioni addirittura alle 9.30 del mattino. Quindi, il cambiamento di orario può essere sì un aiuto, ma non è affatto la soluzione definitiva per impedire le scene viste nell’ultimo weekend.

Altro divieto — certamente più punitivo per la tifoseria giallorossa e quella biancoceleste — è la chiusura dei settori ospiti. Un provvedimento, come il precedente, già comunicato dal Viminale alla Figc. Questo dopo che, già negli ultimi mesi, erano stati disposti. E così è di nuovo. All’Olimpico erano più di 60.000 i seggiolini occupati, mentre negli scontri sono stati coinvolti circa 600-700 ultras: appare quindi eccessivo che, per una minoranza (tra l’altro non è neppure certo che tutti avessero un biglietto per la partita e magari qualcuno è già sottoposto a Daspo), debbano pagare tutti. “La responsabilità penale è personale”, recita l’articolo 27 della Costituzione. Ovviamente il riferimento è al non essere sottoposti a punizioni penali per fatti commessi da altri, ma la chiusura delle trasferte è un divieto che colpisce anche chi vive la passione per il calcio in maniera differente: amici, famiglie, appassionati e tutti quei tifosi capitolini che amano seguire la propria squadra.


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La Procura di Roma aveva già aperto un fascicolo d’inchiesta nelle ore precedenti alla decisione: la strada da seguire dovrebbe essere quella di identificare i responsabili degli scontri e agire contro di loro. E migliorare le formule di prevenzione per gli eventi sportivi (sicuramente un compito delicato e complicato). Senza però le punizioni per migliaia di persone “innocenti” per i comportamento di una netta minoranza.

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