Scamacca, il “Niki Lauda” nerazzurro che dopo l’infortunio vuole riprendersi l’Atalanta: una certezza importante per Juric | OneFootball

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·16 de junio de 2025

Scamacca, il “Niki Lauda” nerazzurro che dopo l’infortunio vuole riprendersi l’Atalanta: una certezza importante per Juric

Imagen del artículo:Scamacca, il “Niki Lauda” nerazzurro che dopo l’infortunio vuole riprendersi l’Atalanta: una certezza importante per Juric

Scamacca tra i rimpianti dell’anno scorso e la voglia di rivalsa per trascinare l’Atalanta di Ivan Juric in alto. Mercato? Almeno 30 milioni di euro

Di “What If” l’Atalanta durante l’ultima stagione ne ha collezionati un po’, ma la sintesi di tutto ciò passa attraverso un nome e un cognome che poteva dare una grande mano alla causa se non ci fossero stati gli infortuni: Gianluca Scamacca.

Il numero 9 nerazzurro in questi due anni alla Dea è stato una sorta di Niki Lauda del calcio: l’ex pilota Ferrari che vince il titolo nel 1975, poi l’incendio del Nurburgring che condiziona sia lui che ovviamente la stagione della Scuderia di Maranello che perderà il titolo contro James Hunt.


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Stessa situazione il centravanti: arriva a Bergamo vincendo l’Europa League, poi il Nurburgring sotto-forma di stadio Tardini e un’Atalanta che sulla cosiddetta corsa Scudetto ha perso come minimo 7/8 punti con la sua assenza. Nel mezzo anche una gestione discutibile (ed evitabile) per quanto riguarda il suo infortunio.

Inutile piangere sul crociato caduto verrebbe da dire, e infatti tra le tante certezze che ha la nuova Atalanta di Juric c’è appunto Scamacca che, nonostante i guai fisici, rimane pur sempre un centravanti tanto talentuoso quanto decisivo. Stazza, dinamismo, capacità di costruzione (dopo le difficoltà iniziali), tecnica e un binomio potenza-freddezza sottoporta abbastanza invidiabile. Facendo qualche paragone storico atalantino, un misto tra Bobo Vieri e Sergio Floccari.

Gasp, gestione dell’infortunio a parte, ha fatto con lui un grande lavoro di crescita trasformando Gianluca in un centravanti di razza, oltre che trascinatore durante la cavalcata fino a Dublino: una pedina che fa del sudore la sua più grande virtù e dall’altra la pazienza dell’ambiente è stata determinante, seppur il costo del cartellino abbia alzato le aspettative su di lui (rispettate poi nel girone di ritorno).

Stessa maglia, nuovo ciclo ma nel mezzo lo stesso metodo: lavoro, costanza e concretezza per riprendersi in mano un’Atalanta che ha bisogno di lui, del suo grande numero “9”.

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