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·13 de julio de 2025

San Siro, nodo sul vincolo: il Ministero conferma la data indicata dalla Soprintendenza

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Mentre il Comune di Milano accelera sul dossier San Siro e prepara le prossime mosse per finalizzare la cessione dell’impianto a Milan e Inter, si accende lo scontro sul possibile vincolo culturale che potrebbe bloccare tutto. Al centro del dibattito – riportato oggi dall’edizione milanese de La Repubblica – c’è la data esatta da cui far partire il calcolo dei 70 anni necessari per sottoporre l’impianto a tutela.

Secondo la Soprintendenza e ora anche secondo il Ministero della Cultura – che ha presentato una propria memoria in vista dell’udienza al TAR prevista per martedì – il termine decorre dal 10 novembre 1955, giorno in cui fu collaudato il secondo anello dello stadio. La tesi è chiara: solo con quel collaudo l’opera può dirsi conclusa, e da quel momento decorrono i termini per la valutazione di interesse culturale.


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La posizione, sostenuta anche dall’Avvocatura dello Stato (in rappresentanza del dicastero guidato da Alessandro Giuli), si fonda su un verbale ufficiale che certifica il completamento dei lavori. Nella memoria ministeriale si replica anche alle contestazioni di chi fa notare che già prima di quella data lo stadio era frequentato dal pubblico: secondo il Ministero, proprio le immagini e gli articoli di giornale che documentano la presenza dei tifosi dimostrano come gli interventi strutturali non fossero ancora terminati.

Di tutt’altro avviso i comitati contrari alla vendita, in particolare Sì Meazza, rappresentati legalmente da Veronica Dini e Roberta Bertolani. Nel ricorso depositato, si chiede la sospensione cautelare degli atti preliminari alla vendita, sostenendo che la data individuata dalla Soprintendenza sia “errata, arbitraria e ingiustificata”. Per il comitato, il vincolo culturale esiste già, e la cessione rappresenterebbe un’operazione portata avanti con l’obiettivo di aggirare le verifiche istituzionali.

Nella memoria di giugno si sottolinea che l’opera era sostanzialmente già realizzata ben prima del 10 novembre 1955 e che l’eventuale valutazione di tutela dovrebbe basarsi sulla materiale esecuzione dell’opera, non sulla sua certificazione formale. Si invoca, inoltre, una “presunzione di culturalità” per un impianto ritenuto simbolo della memoria collettiva, e si chiede anche il coinvolgimento della Procura e della Corte dei conti, che già hanno avviato indagini su vari aspetti dell’operazione, compresi eventuali profili legati al valore dell’impianto e alla trasparenza della trattativa.

Intanto, a Palazzo Marino, il sindaco Beppe Sala prova a serrare i tempi: ha convocato per domani i capigruppo della maggioranza, con l’intenzione di portare il dossier in Consiglio comunale. L’obiettivo è blindare politicamente l’accordo con i club, ma il percorso si preannuncia tutt’altro che semplice, con le polemiche sul vincolo che promettono di pesare sull’iter della cessione.

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