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·29 de abril de 2025

Repubblica – Napoli, De Laurentiis e Conte sono chiamati alla prova più difficile: saper vincere insieme

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L’edizione odierna de “La Repubblica” si è soffermata sulla lotta scudetto e sul Napoli di Antonio Conte.

Repubblica – Napoli, De Laurentiis e Conte sono chiamati alla prova più difficile: saper vincere insieme

Più che vincere, questo è uno scudetto da saper vincere. Può essere questa, se lo scudetto è un omaggio del campionato più grigio ed emozionante, più lento e regolare, più opaco e altalenante alla squadra che meglio lo interpreta. Non è un dono, neanche un prodigio come già lo definisce Conte, perché ci sono tenacia e fatica ad un mese, 4 partite e 12 punti possibili dalla fine. Non c’è nulla di gratuito e artificioso nel primato del Napoli. È più di sempre stavolta la somma dei più e dei meno, di pregi di difetti, certezze infrante tra club attrezzati per la conquista e rivelazioni sorprendenti come lo stesso Napoli, una fantastica comunità francescana che dà tutto in cambio di tutto. Il 25 maggio il Napoli può dimostrare di aver saputo eliminare tutti gli errori goffi del terzo titolo, il primo dell’era De Laurentiis. Lasciò conti aperti. Il primo con squadra, tifosi, città. Nessuno vince da solo. Fu proibito anche il tradizionale viaggio nel delirio popolare a bordo del bus panoramico. Sarà trito e banale, ma quelle scene mancano come foto brutalmente strappate da un album di famiglia. Nella filosofia del grandioso dell’uomo di cinema e nella inappagata ingenuità del suo primo ventennio De Laurentiis creò una scena tutta per sé, aggrappato a un microfono nello stadio in festa, spalti gremiti, ma sen za squadra né nuovi campioni, bloccati la sera del 4 maggio 2023 in un albergo di Tricesimo, sulla stradona che da Udine porta alla frontiera.


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Inevitabile che Spalletti e Giuntoli rivelassero nella mestizia di una festa saltata i malumori di mesi e l’ansia di una fuga. Non c’è ancora lo scudetto ma il primo a saperlo vincere stavolta è De Laurentiis, allora sfortunato equilibrista sul trapezio, sospeso fra trionfo e tonfo. Quanti errori, vero? Oggi è tutto diverso. De Laurentiis ha fatto prevalere il calcolo dell’imprenditore sulla fragilità rovinosa del tifoso egoista. Occorreva pagare, e l’ha fatto. Lasciando il centro della scena al tecnico imposto dalla piazza. Ha speso come non mai, in una estate da 149,5 milioni, con acquisti prescritti come farmaci urgenti da Conte. E il tecnico che vuol sembrare di ghiaccio intravede dal ponte di comando le sagome del porto vicino. Si è rivelato un comandante. Più che la retorica della bellezza nel gioco, ha creato le premesse di un viaggio fino alla meta. La disciplina, il distacco da tentazioni oleografiche, un team numeroso e qualificato, il culto della fatica che i giocatori han fatto proprio fino a collezionare 12 insulti muscolari, gli ultimi, Neres e Buongiorno. L’obbedienza e la fede del gruppo sono il patto. Coinvolge tutti, chi detta le regole e chi le rispetta. L’ultimo Conte ha la sensibilità di adeguarsi al messaggio non scritto del presidente e ispirato dal pubblico di Napoli. Mai litigare per vincere. Sono proprio le frasi dell’allenatore le linee guida di questi giorni, quando sono apparse delle crepe. De Laurentiis ha rimosso ogni rischio di tensione inventandosi una vacanza, Conte ha capito e si è raccolto nelle febbri del finale. Quasi fatta, ci siamo. In questo possibile scudetto fatto solo di sacrifici e rinunce, riceve la smentita che non si aspetta. Scopre che qui, anche grazie al suo Napoli, certe cose si possono realizzare. Se questo è un prodigio.

Carlo Gioia

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