AC Milan
·5 de noviembre de 2024
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Non c'è una sfida come Real Madrid-Milan in Champions League. Perché è la partita che mette di fronte le due squadre più vincenti nella storia della competizione, un duello che vanta numerosi precedenti memorabili nelle storie di Blancos e rossoneri. La quarta giornata della fase campionato vedrà l'incrocio riproporsi dopo più di un decennio a livello ufficiale, dalla fase a gironi 2010/11 che vide terminare 2-0 per gli spagnoli la sfida del Bernabéu (gol di Ronaldo e Özil) e 2-2 il match di San Siro, con la doppietta di Inzaghi a inframezzare le reti di Higuaín e Pedro León. La stagione prima, invece, furono i rossoneri ad aggiudicarsi la partita di Madrid in una notte in cui brillò la stella di Alexandre Pato.
È da oltre 20 anni (cioè dal 2002) che Real Madrid e Milan non si affrontano in una stagione che vede una delle due squadre "detenere" il trofeo della Champions League, circostanza che rende ancora più determinante osservare i primi mesi ufficiali della squadra guidata da Carlo Ancelotti. Il periodo non è dei migliori, dato che la durissima sconfitta nel Clásico contro il Barcellona (0-4) ha posto fine a una lunga imbattibilità in Liga, partita che è anche l'ultima in ordine di tempo dato il rinvio della trasferta di Valencia per la grave alluvione che ha colpito la Comunità Valenciana. Le prime tre giornate europee hanno visto i madrileni palesare vulnerabilità inaspettate: Stoccarda piegato nel finale all'esordio, seguito dal ko con il Lille e dalla furiosa rimonta (da 0-2 a 5-2) contro il Borussia Dortmund nel remake della Finale dello scorso giugno. Dopo il Milan per i Blancos ci saranno le difficili trasferte con Liverpool e Atalanta, pertanto fare punti contro i rossoneri sarà fondamentale.
CORSA E DINAMISMO PER RENDERE SOSTENIBILE IL TALENTO Squadra che vince si cambia poco, solitamente. Il Real 2024/25 ha fatto eccezione non in termini quantitativi ma qualitativi, dato che in estate sono arrivati il giovanissimo brasiliano Endrick - che ha esordito proprio contro il Milan a Chicago - e soprattutto Kylian Mbappé, che torna a incrociare i rossoneri dopo la doppia sfida con il PSG nella scorsa stagione. L'arrivo della stella francese in un assetto che può vederlo condividere la trequarti offensiva con giocatori del calibro di Vinicius jr, Rodrygo e Bellingham, fa sì che la ricerca degli equilibri tattici sul terreno di gioco sia costante e difficile, e che passi necessariamente da un eccellente lavoro senza palla - in particolare degli ultimi due - per rendere possibile la coesistenza di Vinicius e dello stesso Mbappé, tendenzialmente abituati a coprire le stesse zone di campo. Più del possesso, del controllo continuo del pallone questa versione del Real Madrid sembra cercare la corsa, per non fornire punti di riferimento all'avversaria anche soltanto nel corso di una singola frazione di gioco.
La partita contro il Borussia Dortmund è un esempio in tal senso, e di come una volta "liberato" il talento in una condizione di punteggio difficile nessun risultato sia realmente acquisito e determinato. Più volte in queste stagioni i Blancos si sono distinti per rimonte clamorose in campo europeo - soprattutto al Bernabéu - e va da sé come l'attenzione massima lungo tutti i 90' sia indispensabile per puntare a ottenere il massimo della posta in palio. Tali aspetti, però, sono cruciali anche per la squadra di Ancelotti. I quattro gol subiti in un tempo dal Barcellona hanno dimostrato come nel momento in cui vengono a mancare il dinamismo e il coordinamento nei movimenti senza palla il Real appaia più vulnerabile che in passato nella capacità di coprire il campo difensivamente, esponendosi a ripartenze e inserimenti degli avversari. Il Milan ha i giocatori per farlo, ed è plausibile immaginare come il risultato finale possa sorridere alla squadra che lavorerà meglio nelle fasi di non possesso e nei movimenti senza palla.
I "NORMALIZZATORI", LA CHIAVE DI UNA SQUADRA DI STELLE Quando parliamo del Real Madrid ci riferiamo alla squadra più blasonata del mondo, campione in carica di una Champions League vinta 15 volte (di cui sei negli ultimi 10 anni). Scorrendo la rosa è difficile restare impassibili al leggere di certi nomi, e nonostante diverse assenze pesanti - Courtois, Alaba, Carvajal, Rodrygo - al Bernabéu scenderà in campo un undici di livello assoluto. Gli elementi chiave, però, possono essere quelli definibili come "normalizzatori", che rendono possibile la coesistenza di giocatori di grande talento. Uno di questi è sicuramente Antonio Rüdiger, pedina irrinunciabile per Ancelotti come testimoniato dalle 14 partite disputate integralmente su 15 in stagione: solo il 21 settembre in Liga con l'Espanyol è partito dalla panchina.
Oltre al centrale tedesco è impossibile non citare il duo di centrocampo che rappresenta la continuità dopo il ritiro, in estate, di una colonna come Toni Kroos. Da un lato una vera leggenda del calcio mondiale come Luka Modrić, che potrebbe superare proprio l'ex compagno di reparto come centrocampista con più presenze da titolare nella storia madrilena in Champions (attualmente sono appaiati a quota 98), dall'altro colui che di Kroos ha ereditato il numero di maglia, ovvero Federico Valverde. L'uruguayo è giocatore da partite importanti oltre a essere temibile nelle conclusioni dalla distanza, e sarà affascinante il confronto con un rossonero in grande condizione come Reijnders. Parlando delle "stelle", è da menzionare l'abnegazione difensiva di Jude Bellingham. L'inglese non va a segno in Champions dal 4-2 al Napoli della scorsa stagione, ma in questa annata è finora stato il giocatore del Real leader per contrasti, duelli vinti e pressioni ad alta intensità.
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