Pagine Romaniste
·10 de abril de 2025
Paredes: “Senza Ranieri sarei già al Boca, ma amo Roma e il derby si vince”

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·10 de abril de 2025
La Gazzetta dello Sport (A. Pugliese) – Ci sono partite da immaginare, disegnare e giocare in anticipo nella testa. Come il derby di domenica, che ha bisogno di giocatori con garra e personalità. Uno come Leandro Paredes, che la Lazio l’ha affrontata dieci volte in carriera ed è imbattuto da quando è tornato alla Roma (due vittorie e un pareggio). Stavolta, però, in palio c’è anche un pezzo di Champions. Ecco l’intervista completa del centrocampista giallorosso, tanti i punti salienti toccati da Dybala al suo futuro dopo la scadenza del contratto.
Paredes, come sta dopo il pareggio con la Juventus?
“Bene, è una fase della mia vita in cui sono davvero contento. E pure come squadra siamo in un grande momento. Le 7 vittorie consecutive sono state importanti e anche con la Juventus abbiamo ottenuto un buon risultato. Anche se…”.
Un’occasione persa?
“Di fronte avevamo sempre la Juventus, bisogna ricordarcelo. Ma sono convinto che potevamo fare qualcosina in più, questo sicuro”.
Ha rinnovato da poco per un altro anno, il suo quinto a Roma…
“Da quando sono arrivato qui mi sono subito attaccato a questa maglia. Io e la mia famiglia: due miei figli (Victoria e Lautaro, arrivato dieci giorni fa, in mezzo c’è Giovanni, ndr) sono nati qui. È una piazza che amiamo tanto e sono felice di questo rinnovo: volevo stare qui un altro anno per raggiungere qualcosa di importante con la Roma prima, di tornare in Argentina”.
Ma questa famosa clausola a favore del Boca Juniors alla fine c’è o non c’è?
“Il fatto che ci sia o meno cambia poco. Conta invece la mia scelta, che è stata quella di rinnovare. Adesso penso solo a questo, poi quello che succederà lo vedremo più avanti…”.
Quanto ha pesato in questa sua scelta Ranieri? Non fosse arrivato lui, sarebbe già al Boca?
“Ranieri è stato molto importante, mi ha fatto tornare a giocare. È vero, in quei due mesi con Juric ho fatto di tutto per tornare al Boca. E anche la Roma mi aveva detto che se le cose fossero continuate così, avrei potuto iniziare cercarmi un’altra squadra”.
Ma come mai Juric non la vedeva?
“Non lo so. Quando non gioco mi faccio sempre delle domanda, ma non le giro all’allenatore. Vedevo e non capivo. Non solo io, anche i compagni e la gente fuori da Trigoria. Non è che ho perso il posto giocando, Juric mi ha lasciato fuori subito, da quando è arrivato. Una sua scelta. Che io ho rispettato”.
Senza Juric la Roma dove potrebbe essere oggi?
“Questo non lo possiamo sapere, però sicuramente avremmo potuto fare molto meglio, perché la squadra è buona. E lo stiamo dimostrando ora”.
Si è dato un perché dell’esonero di De Rossi?
“Per me Daniele era un grande allenatore già quando giocava, figuriamoci dopo. Il suo addio ci è dispiaciuto, eravamo convinti di poter fare molto bene con lui. Ora, però, dobbiamo pensare al presente e goderci quello che stiamo facendo”.
Lei ha affrontato la Lazio dieci volte, tra cui sei derby. Ha un ricordo particolare?
“Ne ho tanti, ma penso sempre che la partita migliore sia la prossima. Sappiamo quanto vale per la città, per la Roma, per la classifica e per i tifosi”.
Come si vince un derby?
“Come abbiamo vinto gli altri: giocando bene, con mentalità e un po’ di furbizia che abbiamo avuto sempre in questo tipo di partite”.
Il derby di Roma le ricorda un po’ Boca-River?
“Sicuramente sì, anche per come lo vive la gente, la città, è un derby molto simile a quello argentino. Ci tengo molto a questa sfida: sarà una gara difficile, ma anche molto bella da giocare”.
Se dovessi togliere un giocatore alla Lazio?
“Nessuno. Anzi, spero che giochino tutti. Vincere contro quelli più forti è sempre più bello”.
Quanto è difficile per un giovane il primo anno Roma? Penso a Soulé, ma anche a lei anni fa…
“Per me è stata dura, piazza e squadra importanti. lo poi davanti avevo giocatori fortissimi. Ma ho imparato e lo stesso può fare Matias da Dybala o Pellegrini, che possono aiutarlo. Con lui serve pazienza”.
Ranieri la ha definita “un monumento”. Che le è venuto in mente in quel momento?
“Per me la fiducia di un allenatore è la cosa più importante. E in quel momento lì, con il mister appena arrivato, ne avevo davvero bisogno. Quelle parole mi hanno dato la forza di andare avanti”.
Lei è stato allenato anche da due grandi allenatori come Spalletti e Mancini.
“Ho imparato da tutti i tecnici che ho avuto, anche dai meno bravi, quelli che non potevano fare l’allenatore (e ride, ndr). Questi sono due big, con una mentalità diversa ma con un tipo di calcio che piace a me. Da loro ho imparato tantissimo”.
A metterla play basso è stato però Giampaolo?
“È stato il primo a schierarmi lì, a fami capire che in quel ruolo sarei potuto diventare un giocatore forte. Non ci credevo, ma aveva ragione lui. Perché in quel ruolo ho raggiunto la nazionale, giocato con Psg, Juve e Roma e vinto dei titoli importanti”.
Quanto pesa l’assenza di Dybala? E come sta provando a starvi vicino lo stesso?
“Non c’è neanche bisogno di dire quanto sia importante in campo, averlo o non averlo ti cambia tantissimo. Ma abbiamo dei giocatori forti che possono far bene al suo posto. E lui ora ci sta aiutando anche da fuori. Paulo è un leader, in tutti i sensi”.
Dybala guadagna tanto e ha una storia clinica particolare. Lei ci punterebbe anche per il futuro?
“Sempre. Avere un giocatore come lui nella Roma non è facile, al di là di quanto guadagni. Come lui non ce ne sono altri in Serie A e credo che sia un grande piacere per tutti i romanisti averlo un altro anno qui. Paulo fa la differenza al 100% “.
Come si trova in coppia con Koné?
“È giovane e nel calcio puoi crescere ogni giorno. Lui ha solo 23 anni, può ancora imparare tanto. E se vorrà farlo diventerà sicuramente un campione”.
Se a novembre le avessero detto che oggi sareste stati in corsa per l’Europa, ci avrebbe creduto?
“Sempre. Scelgo sempre di crederci, è una frase che mi sono anche tatuato. Nonostante i problemi siamo sempre stati convinti della nostra forza. In quel momento eravamo dispiaciuti per come stavano andando le cose, ma conoscevamo le nostre qualità”.
La Roma ci può arrivare in Champions?
“Ci proveremo fino alla fine. Ma per riuscirci dovremo dare il 110%, davanti abbiamo delle squadre fortissime. E daremo il massimo anche per vincere gli scontri diretti, che possono essere decisivi”.
Per un argentino conta più Messi o Maradona?
“Io ho vissuto Messi. Per quello che ho visto prima da tifoso e poi da amico e da giocatore, Leo è il più grande di tutti. Il nostro litigio? In una partita di Champions per un po’ non mi ha parlato, ma poi abbiamo chiarito tutto”.
La Roma ha messo gli occhi su tre giocatori argentini, Medina, Balerdi e Di Cesare. Consigli?
“Con Medina e Balerdi ho giocato in nazionale. Ho parlato con entrambi, sono forti e giovani, possono fare bene qui. Di Cesare l’ho visto solo in tv, ma per quello che mi dicono è un ottimo giocatore”.
Perché il Boca per lei è sangue?
“Perché è una passione. Ogni volta che parlo del Boca mi vengono i brividi, è qualcosa di particolare. Bisogna viverlo per saperlo, stare in curva o in campo. De Rossi ad esempio mi chiese subito del Boca, sono contento abbia esaudito il sogno di giocarci. Con lui ho sempre avuto un rapporto top, fu lui a dirmi che lo avrei fatto contento a giocare con la 16”.
Come nasce il rito delle caramelle con De Paul?
“Durante la Coppa America 2021, fu casuale. Stavamo vedendo il campo e avevamo delle caramelle. Alla fine quella partita l’abbiamo stravinta e da lì non abbiamo mai smesso, visto che poi abbiamo vinto spesso…”.
Lei ha giocato in Russia. Si aspettava ciò che è successo in Ucraina?
“No, in quel momento non mi sarei aspettato tutto questo. A San Pietroburgo sono stato alla grande: città meravigliosa, gente piacevole”.
In futuro farà l’allenatore?
“In realtà vorrei fare più il vice. Mi piace stare vicino ai giocatori, vivere ancora il gruppo e lasciare il resto delle responsabilità al mister”.
Domenica sarebbe bello vincere con un suo gol?
“Sarebbe un sogno. lo ci credo. Sempre. Gli screzi con Pedro e Guendouzi? Sono cose che succedono, soprattutto in partite calde. In campo ho litigato anche con Messi, figuriamoci. Poi però resta tutto lì. Almeno mi hanno insegnato così fin da piccolo”.