Calcionews24
·21 de noviembre de 2024
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Ciro Ferrara ha avuto una serie di incroci con Claudio Ranieri, il più importante dei quali da giocatore del Napoli, ma non mancò anche un avvicendamento in panchina. Oggi, nella veste di opinionista, interviene su La Gazzetta dello Sport in vista dell’esordio del mister con la Roma proprio al Maradona.
ALLA JUVE – «Subentrai a lui a due partite dalla fine della stagione 2008-2009».IL NAPOLI DI RANIERI – «Il suo Napoli fu il primo del dopo-Maradona, con tutto ciò che una separazione del genere potè creare nell’ambiente. Un trauma collettivo. Ma Ranieri fu bravissimo, sapeva di innovazioni, soprattutto nella fase difensiva, in cui scorgevi principi di Sacchi».UN BUON PERCORSO – «Chiudemmo quarti, che voleva dire Coppa Uefa, perché la Coppa dei Campioni era riservata soltanto ai vincitori del titolo. E partimmo discretamente anche nella sua seconda annata, con l’1-5 a Valencia, la cinquina di Fonseca».CONTE E NAPOLI – «La fusione ideale nel momento più propizio. De Laurentiis ha scelto l’allenatore perfetto e Conte l’ha portato subito in testa. La stagione è lunga, so quanto valga Antonio – che conosco bene – ma, per cominciare, già riconquistare la Champions League sarebbe un successo. E comunque poi si vedrà. Per il Napoli, che in Europa c’è sempre stato, quest’assenza è stato un colpo basso».GLI UOMINI DEL MATCH – «Buongiorno ha avuto un impatto decisivo, si è imposto senza indugi, è diventato pilastro e riferimento: è forte, forte, forte. E per la Roma la svolta può passare dalla leadership di Pellegrini, serio, scrupoloso, attento. Non è mai facile essere profeta in patria e quando i risultati non arrivano diventa tutto persino peggio. Ma lui ha la stoffa».QUANTO INCIDERANNO GLI ALLENATORI – «Ranieri ha empatia, sembra quasi che Roma avesse proprio necessità della sua presenza. Non ha bisogno di calarsi nell’ambiente, ne è già padrone. E il carisma di Conte è impressionante, si è posato su Napoli e la sta caratterizzando a modo suo. Ha il senso del comando, una autorevolezza pure quando parla».