Calcionews24
·4 de marzo de 2025
Milan, Galli vota Tare: «Mi sembra il nome ideale: con una figura così magari avresti evitato questi errori… Conceicao ha dato un messaggio sbagliato»

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·4 de marzo de 2025
Filippo Galli, ospite dell’Università di Udine per una lezione dal titolo Leadership, stile di gestione dei gruppi di lavoro ha parlato del momento delicato del Milan. Di seguito le parole dell’ex rossonero al Messaggero Veneto.
IL MILAN DEVE GUARDARE AVANTI – «A questo punto della stagione, il Milan non ha altra strada che pensare solo alla prossima partita. La Champions è andata, ma bisogna almeno andare in Europa League. Il Diavolo non può stare fuori dalle Coppe».
COME RIPARTIRE – «Bisogna focalizzarsi su una partita alla volta, inutile fare programmi a medio-lungo termine. C’è anche una doppia semifinale di Coppa Italia da giocare, ma prima di tutto va ritrovata la consapevolezza dei propri mezzi. Questa non è una squadra da scudetto, ma da primi quattro posti sì».
MEGLIO SENZA COPPE – «Non scherziamo. Il Milan deve starci in Europa».
IL MOMENTO DI CONCEICAO – «L’ho sentito dire che il calcio è semplice. Parlando così, secondo me ha lanciato un messaggio sbagliato ai suoi giocatori, quasi che i risultati dovessero arrivare per forza d’inerzia. E invece non è così. Un risultato te lo costruisci giorno dopo giorno con il duro lavoro in allenamento».
MANCANZA DI MILANISMO – «Nell’organigramma ci sono Baresi e Massaro, ma non hanno alcun potere decisionale. Manca la figura di un direttore sportivo: avessi potuto scegliere io, avrei preso Sartori, che ha appena rinnovato con il Bologna. La soluzione migliore al momento mi sembra quella di Tare. Magari si eviteranno errori come perdere a parametro zero tre giocatori del calibro di Donnarumma, Kessié e Çalhanoğlu».
PROPRIETÀ E VISIONE DEL CLUB – «Le loro priorità sono brand e fatturato, ma il calcio in Italia è anche passione. Bisogna avere competenza, far capire ai giocatori che bisogna rispettare la maglia che si indossa. Sembrano frasi fatte, ma non lo sono».
LA CONTESTAZIONE DI SAN SIRO – «Sì, dopo un’eliminazione in Champions con il Bordeaux, tutta la curva aveva le spalle rivolte al campo. San Siro incute timore agli avversari, ma a volte fa male anche ai propri giocatori. E con la Lazio il rendimento è stato condizionato».
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