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·19 de agosto de 2025

Lotito e il caso plusvalenze: l'inchiesta alla ricerca di un pm

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Tra il mercato bloccato e un rapporto complicato con i tifosi, non è un periodo favorevole per Claudio Lotito: presidente della Lazio, senatore di Forza Italia e imprenditore nel settore delle pulizie. L’unico “meccanismo” che non si ferma è quello di una vecchia indagine sulle plusvalenze legate alla cessione dei calciatori. Un’inchiesta che – scrive il quotidiano Domani – continua a spostarsi senza trovare una sede definitiva: da un ufficio giudiziario all’altro alla ricerca della procura territorialmente competente.

L’indagine della Guardia di finanza ha preso avvio a Roma, per poi trasferirsi a Tivoli, circa cinquanta chilometri dalla capitale, sotto la direzione del procuratore Francesco Menditto. È stato proprio lui, insieme ai sostituti Lelia Di Domenico e Filippo Guerra, a firmare il decreto di perquisizione eseguito nel marzo di due anni fa. Da quel momento i sette indagati, tra cui lo stesso Lotito, hanno avuto notizia dell’inchiesta. Nel registro figuravano anche dirigenti della Salernitana e della Lazio. Le accuse? Operazioni sospette nella cessione di calciatori.


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Secondo il comunicato della procura, si trattava di ipotesi di «emissione di fatture per operazioni inesistenti», «dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture false» e «false comunicazioni sociali». La Salernitana aveva subito preso le distanze, sottolineando che l’attuale proprietà era estranea ai fatti contestati e ribadendo di aver offerto piena collaborazione agli inquirenti.

Le operazioni sotto la lente riguardavano diverse trattative di mercato, con giocatori come Mattia Sprocati, Tiago Casasola, Andrea Marino, Emanuele Cicerelli, Mattia Novella, Biagio Morrone e Jean Daniel Akpa Akpro. Erano gli anni della doppia proprietà, quando Lotito controllava sia la Lazio che la Salernitana. L’ipotesi investigativa sosteneva che i dirigenti campani, per iscrivere la squadra ai campionati con bilanci in ordine, avessero inserito “plusvalenze fittizie” gonfiando il valore dei calciatori ceduti.

Sul fronte biancoceleste, sempre secondo l’accusa, il presidente Lotito, l’allora direttore sportivo Igli Tare e altri dirigenti avrebbero sovrastimato alcune cessioni così da alterare il valore patrimoniale del club attraverso bilanci non veritieri. In sostanza, operazioni di mercato con cifre artificiosamente elevate, funzionali a mascherare i conti.

Le perquisizioni avevano interessato le sedi delle due società, Lazio e Salernitana, con il sequestro temporaneo di server, computer e cellulari dei dirigenti. Unica eccezione: i dispositivi personali di Lotito, in quanto parlamentare. Lo stesso presidente aveva dichiarato nell’aprile 2023: «La Lazio è una casa di vetro, con documenti sempre in ordine e a disposizione delle autorità. Ci siamo sempre mossi in spirito di massima trasparenza e collaborazione».

Successivamente, l’indagine è stata trasferita ad Arezzo, poiché la Guardia di finanza aveva rilevato che il server delle comunicazioni della società si trovava in Toscana. Oggi, però, il fascicolo potrebbe tornare ancora una volta a Tivoli. Un’inchiesta che non smette di spostarsi.

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