«Liedholm, Baggio, Maradona, Ferrara, ecc il mio calcio»: Albertino Bigon, da “el dotor” di Rocco al rapporto speciale con Napoli | OneFootball

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·23 de junio de 2025

«Liedholm, Baggio, Maradona, Ferrara, ecc il mio calcio»: Albertino Bigon, da “el dotor” di Rocco al rapporto speciale con Napoli

Imagen del artículo:«Liedholm, Baggio, Maradona, Ferrara, ecc il mio calcio»: Albertino Bigon, da “el dotor” di Rocco al rapporto speciale con Napoli

Le parole di Albertino Bigon, ex calciatore del Milan della stella e tecnico del Napoli dello Scudetto con Maraona

Albertino Bigon, figura storica del calcio italiano, ha lasciato un’impronta significativa sia come calciatore che come allenatore. Nato a Padova nel 1947, ha iniziato la sua carriera da centrocampista offensivo, distinguendosi per tecnica ed eleganza. Il culmine della sua avventura da giocatore lo raggiunge con la maglia del Milan, con cui in nove stagioni vince lo scudetto della stella nel 1978-79, oltre a tre Coppe Italia e una Coppa delle Coppe. La sua visione di gioco e l’intelligenza tattica preannunciavano già un futuro in panchina. Come allenatore, il suo nome è indissolubilmente legato all’impresa del secondo Scudetto del Napoli nella stagione 1989-90. Alla guida di una squadra che annoverava tra le sue fila campioni come Diego Armando Maradona e Careca, Bigon seppe orchestrare un trionfo storico, impreziosito l’anno seguente dalla vittoria della Supercoppa Italiana. La sua carriera da tecnico lo ha visto poi guidare con alterne fortune diverse squadre in Italia e all’estero. Oggi, Albertino Bigon ha concesso un’intervista a La Gazzetta dello Sport.

IL SOPRANNOME “EL DOTOR” DATO DA NEREO ROCCO – «Per via del detto: venessiani gran signori, padovani gran dotori, veronesi tuti mati, vicentini magnagati»


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LIEDHOLM GLI FA FARE IL LIBERO PRIMA DI BARESI – «Sì, ero centravanti, falso nueve. Ma il ruolo di libero mi piaceva, ero pronto, e invece proprio in quei giorni, e diciamo per fortuna, è nato il fenomeno»

ROBERTO BAGGIO AL VICENZA – «Un giorno ce lo presentano: “Questo è Roberto Baggio e da oggi si allenerà con la prima squadra”. “Sempre?”, chiedo. “Da oggi”, dice il direttore sportivo. “E cosa fa? Lascia la scuola?”. “Sì”. “Ma dai, i ragazzini mandateli a scuola…”. Poi, quando ho visto come giocava, ho capito che forse era giusto così. Mi aveva chiamato la Lazio per sapere com’era el bocia. Ho risposto: “Un fenomeno, prendetelo subito”. “Ma sono fuori di testa a Vicenza? Vogliono cinquecento milioni di lire!”. L’avevano considerata una cifra spropositata, scandalosa. “Ma ne vale molti di più”, dissi. Lo prese la Fiorentina».

MARADONA NEL 1990 – «Quel Napoli era uno squadrone e Maradona il migliore del mondo. Quando veniva all’allenamento era eccezionale. Il problema era solo quando. Nel periodo iniziale agli allenamenti non si faceva vedere. Eppure anche quello è stato, con il suo finale polemico e travolgente, un anno felice. Quello dopo no, quello è stato tragico».

CIRO FERRARA – «Ferrara portava in campo la sua giovane saggezza e la sua grande tranquillità, un giocatore esemplare. La fascia l’aveva Maradona, ma il vero capitano dello scudetto era Ciro».

LO SCUDETTO DELLE POLEMICHE – «L’avremmo vinto lo stesso, con un punto di vantaggio, anche senza la vittoria a tavolino di Bergamo contro l’Atalanta, visto come è poi andata a Verona per il Milan. Non abbiamo rubato niente. La monetina su Alemao? Allora c’erano delle regole che potevamo non condividere, ma c’erano e dovevamo rispettarle».

IL NAPOLI E IL MILAN – «Sono rossonero per Nereo Rocco. Quando lui è passato dal Padova al Milan io sono diventato suo tifoso. Poi nel Milan ci ho giocato e vinto. Il Napoli, però, occupa un posto particolare nel mio cuore. Certo, perché ho allenato e vinto e vissuto bene, ma anche per mio figlio Riccardo che ci ha lavorato come direttore sportivo, ingaggiando giocatori importanti come Cavani, Reina, Callejon, Koulibaly, Albiol, Jorginho e Ghoulam. Fino a Higuain».

LA SUA VITA OGGI – «Poco golf, ho rallentato. Quest’inverno sono rimasto al caldo, un’uscita ogni tanto. Vivo bene, un po’ di tv, un’occhiata ai giornali, sono tranquillo. Penso ai miei tre figli e ai miei sette nipoti e fra poco potrebbero arrivare i pronipoti. La mia vita è stata piena di emozioni e certezze. Sono stato fortunato. Ho giocato, ho vinto. Ho incontrato gli amici e i maestri giusti al momento giusto. A Foggia c’era Tommaso Maestrelli che mi ha insegnato il calcio e la vita. Al Milan, oltre all’immenso Nereo Rocco, c’era Nils Liedholm, esteta del calcio. Il calcio dolce che è sempre piaciuto a me».

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