Lecce, Giampaolo: “De Zerbi e Allegri maestri allo stesso modo, anche se opposti” | OneFootball

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·14 de febrero de 2025

Lecce, Giampaolo: “De Zerbi e Allegri maestri allo stesso modo, anche se opposti”

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In un’intervista concessa a La Stampa, l’allenatore del Lecce Marco Giampaolo ha parlato di vari argomenti. Affrontando il tema dei colleghi che apprezza di più ha dimostrato di saper uscire dai luoghi comuni, facendo i nomi di due tecnici considerati agli antipodi come visione di calcio…

Lecce, Giampaolo: “De Zerbi e Allegri maestri allo stesso modo, anche se opposti”

“I migliori italiani sono De Zerbi e Allegri. Roberto è uno scienziato per strutture e costruzioni di gioco. Max il top per ricerca e gestione. Per allenare la Juve devi essere impeccabile. Per restarci e vincere tanti anni un fenomeno”.


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Giampaolo ha anche affrontato il suo passato, la grande occasione di sedere sulla panchina bianconera e i pochi mesi trascorsi al Milan: “Mi chiamarono i dirigenti Secco, Castagnini e il responsabile Blanc. Mi ricordo che andai a Torino, a cena proprio a casa di Blanc poi ripartii per tornare a casa, di notte, a Giulianova. Durante il viaggio mi richiamarono per dirmi che al novantanove per cento sarei stato l’allenatore dei bianconeri e che serviva soltanto che ratificasse il consiglio di amministrazione o una roba del genere. Andavo a tremila, ma con la testa non in senso di velocità. Capirai, avevo quarant’anni. Chi ci pensava alla Juventus? In cent’anni quanti si siedono su quella panchina. Purtroppo, dopo un paio di giorni, mi dissero che c’erano cose più grandi, che non decidevano solamente loro e presero Ferrara. A Milano sono stato pochissimo, troppo poco. È finita presto, troppo presto. Ritenevo di essermelo meritato dopo tre anni buoni alla Samp e uno all’Empoli. Facciamo che non si sono allineati gli astri”.

Quando sembrava che il calcio si fosse dimenticato di lui, ecco l’occasione Lecce: “Sono stato due anni a casa e all’inizio non ho studiato, guardavo pure pochissimo le partite poi mi sono rimesso a lavorare in un calcio cambiato per capire, per guardare, per studiare. E mi sono mosso. Fare l’allenatore, oggi ma anche ieri, vuol dire essere impegnati mentalmente. Ho fatto una sorta di tirocinio. Ho un amico che allena in Interregionale e abbiamo condiviso tante cose e parecchi video. Io ho trasferito a lui, lui a me. Mi sono allenato in smartworking, diciamo così. Poi è arrivata la chiamata del Lecce che ringrazierò sempre. Per loro è stata una scommessa, mi hanno ripescato. Quindi grazie davvero”.

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