Calcionews24
·27 de diciembre de 2024
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Lazio-Atalanta è il big-match dell’ultima giornata del 2024. Domani sera all’Olimpico si affronteranno la quarta in classifica contro la capolista. A leggere la sfida in anticipo su La Gazzetta dello Sport interviene Arrigo Sacchi, un allenatore che uno scudetto col Milan l’ha vinto e che apprezza molto i mister delle due squadre.
CHE GARA SARA’ – «Non mancheranno le occasioni da gol. Sono due squadre che fanno del gioco d’attacco la loro prima qualità e che interpretano il calcio proprio come lo avevano pensato i padri fondatori: uno sport collettivo e offensivo. Purtroppo, in Italia, per cinquant’anni e più, abbiamo fatto esattamente il contrario: abbiamo giocato come se il calcio fosse individuale e difensivo».BARONI – «Partiamo da Baroni, che conoscevo meno rispetto a Gasperini. In questo campionato mi ha davvero stupito. So che aveva fatto benissimo a Verona, raggiungendo una salvezza nella quale molti non credevano, però alla Lazio si è superato. Ha preso una batosta in casa contro l’Inter, ma si è subito rialzato, significa che non mancano i valori morali».COSA IMPRESSIONA DELLA LAZIO – «Il movimento di tutta la squadra. I giocatori della Lazio non sono mai fermi e seguono un chiaro spartito. Evidentemente in allenamento lavorano molto, e bene, su questi dettagli. Con questo movimento armonico e collettivo, i reparti si aiutano e nessuno si sente mai solo. È un’idea di calcio molto europea».LA CORSA – «La questione della corsa è fondamentale. Se vai più forte dell’avversario, hai un vantaggio notevole: puoi arrivare prima sul pallone, gestire la manovra, trovare spazi liberi tra le linee. Baroni è riuscito a convincere i suoi giocatori dell’importanza dell’aspetto fisico nel calcio moderno. Non è semplice da spiegare a un gruppo di ragazzi».IL MOVIMENTO PORTA A TANTI UOMINI IN ZONA GOL – «Proprio così. Loro hanno energie nelle gambe, vanno avanti e indietro e tutti accompagnano l’azione. La Lazio è una squadra compatta: sono in 11, ma a volte sul campo sembrano in 22. Ripeto: il merito di Baroni è di aver dato un senso logico a tutta la squadra, e averlo fatto in una città non facile come Roma è una medaglia da appuntarsi al petto».
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