Calcionews24
·4 de enero de 2025
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Portiere del Milan femminile, Laura Giuliani si è raccontata a La Gazzetta dello Sport in una bella intervista sulla carriera e la vita.
GLI INIZI IN GERMANIA – «All’inizio a Guetersloh lavoravo a una catena di montaggio. Mi avevano detto che lo stipendio da calciatrice non sarebbe bastato per mantenermi e mi hanno dato un lavoro. Dalle sette di mattina alle tre del pomeriggio stavo in piedi a controllare cartoni pieni di dvd per dividere quelli sani da quelli danneggiati, poi tornavo a casa e mangiavo con Cristian, perché non ho mai voluto mangiare da sola. Quindi riposino e allenamenti fino alla sera tardi. Quando mi sono trasferita a Herforder sono andata a lavorare in un panificio e alle quattro e mezzo ero già in negozio».
QUANTE LO FAREBBERO – «Quante non lo so, ma io sono felice di averlo fatto. Ero giovane e avevo l’energia per riuscirci. Ero andata in Germania per accumulare un bagaglio sportivo e sono tornata indietro con molto di più».
CONOSCEVA IL TEDESCO – «No, lo orecchiavo un po’ a casa dai parenti di mio padre. Appena sono arrivata ho chiesto una lista di termini per farmi capire in campo, poi ho cercato di ampliare il vocabolario per dialogare con la gente, con le persone che lavoravano con me. Anche se alla catena di montaggio in teoria non era consentito parlare, per non deconcentrarsi».
MATERNITA’ – «Non lo so, per ora non ci penso. Certo che avere garanzie per una mamma atleta è importante. La policy aziendale del Milan offre tutele oltre al rinnovo automatico del contratto: se la calciatrice a un certo punto del percorso non se la sente più di continuare può ricoprire un altro ruolo all’interno del club, in base alle sue competenze».
IL POST CARRIERA – «Al momento non mi vedo con un ruolo di campo, ma non mi pongo obiettivi e sono tranquilla. Sa, in Germania si punta molto sulla preparazione degli atleti alla seconda fase della vita. Così si evita la sensazione di cadere nel vuoto».
UNO CHE HA SMESSO AL MOMENTO GIUSTO – «Toni Kroos. Ma apprezzo molti tedeschi che non aspettano di arrivare sul viale del tramonto».