Kempes: «Lautaro NON SEGNA, ma non è un problema. Ha ragione: è al LIVELLO di Halland e Mbappé. PALACIOS dimostra una COSA. Dybala erede di Messi? Penso QUESTO…» | OneFootball

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·3 de septiembre de 2024

Kempes: «Lautaro NON SEGNA, ma non è un problema. Ha ragione: è al LIVELLO di Halland e Mbappé. PALACIOS dimostra una COSA. Dybala erede di Messi? Penso QUESTO…»

Imagen del artículo:Kempes: «Lautaro NON SEGNA, ma non è un problema. Ha ragione: è al LIVELLO di Halland e Mbappé. PALACIOS dimostra una COSA. Dybala erede di Messi? Penso QUESTO…»

Mario Kempes, vincitore e cannoniere del primo Mondiale dell’Argentina 1978, ha voluto parlare di Lautaro Martinez

Capocannoniere del primo Mondiale vinto dall’Argentina nel 1978, Mario Kempes ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport per parlare dei suoi connazionali presenti in Serie A.

LAUTARO ANCORA SENZA GOL – «Uno come me, che ha vissuto per segnare, guarda il calcio e “misura” gli attaccanti in un certo modo. Lautaro ha per davvero il gol nel Dna, lo sente dentro: questa è la caratteristica che appartiene solo ai veri centravanti. Quindi non bisogna spaventarsi se non ha ancora segnato nella nuova Serie A: è solo questione di tempo, ha dimostrato di saper insistere nei momenti in cui la palla non entra. Quelli capitano a tutti. E quando si sbloccherà, magari non si fermerà più. Bisogna solo capire il momento, Lautaro deve avere il tempo di tornare in forma perché ha avuto molto da fare durante l’estate… (ride, ndr)».


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LA FORZA DELL’INTER – «Per un attaccante è decisivo trovare un compagno che in campo ti capisca, e legga i tuoi movimenti. Uno con cui poter giocare la palla e dividere gli spazi: mi pare che Thuram e Lauti si trovino piuttosto bene. In più, hanno preso Taremi che ha esperienza in Champions. Non sappiamo, poi, se Correa tornerà ai vecchi livelli. Vengono tutti da posti del mondo diversi, ma il calcio parla una sola lingua».

LAUTARO SI SENTE AL LIVELLO DI HAALAND E MBAPPÉ – «Certo, ha ragione. Di “9” così ne trovi pochi, lui sta al tavolo dei migliori. Ed è bello che abbia scelto di legarsi alla sua squadra, si vede che Milano per lui è casa. Sentirsi felici in un posto fa tutta la differenza del mondo: non si decide in che squadra giocare solo per i soldi, è sempre il cuore che comanda in qualche modo. Poi quando supererà i 30 anni e avrà vinto altri titoli da capitano, magari Lautaro potrà fare esperienze altrove. Ma perché cambiare adesso?».

CONOSCE PALACIOS – «Ammetto di no, ho dovuto googlarlo: spesso è difficile conoscere certi giocatori fuori dalle grandi d’Argentina, ma il fatto che un top club come l’Inter abbia deciso di andarlo a prendere dall’Independiente Rivadavia mi fa pensare che il ragazzo abbia dei numeri… Magari un giorno lo vedremo in nazionale, intanto è bello vedere come il nostro calcio sia sempre una fabbrica di talenti anche in provincia. Non esistono solo Boca e River, basti pensare a uno come Retegui, che sta facendo così bene da voi ed è esploso al Tigre».

DYBALA – «Vale quello che ho detto prima di Lautaro, nel calcio non esistono solo i soldi, e per Paulo ne ballavano tanti… Anzi, è bellissimo che abbia prevalso ancora la passione. E, magari, anche l’amore per la nazionale: forse avrebbe perso la maglia più importante se avesse lasciato il calcio europeo. A prescindere da quanto tempo giocherà ancora Messi, Dybala vuole stare là dove merita, nel gruppo di Scaloni. Certo, dovrà pian piano ritrovare il suo spazio nella Roma, in cui è arrivato pure un talento come Soulé».

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