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·21 de noviembre de 2024

Juventus, Kalulu: “Thiago Motta mi ha convinto a trasferirmi”

Imagen del artículo:Juventus, Kalulu: “Thiago Motta mi ha convinto a trasferirmi”

Il difensore della Juventus Pierre Kalulu ha parlato ai microfoni di Dazn a proposito del suo trasferimento in bianconero.

Ecco le parole di Kalulu a Dazn, trascritte da Juventusnews24.com:


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Come sei stato convinto a trasferirti? – «Quando ho chiamato Thiago Motta, mi ha detto: “Sei pronto a giocare ogni 3 giorni?” Ho risposto: “Sì, dove mi vedi giocare?” E lui: “A destra, al centro e a sinistra”. Lì ho pensato: se mi vede ovunque, per me è il top. E poi ha chiuso dicendo: “Sappi che le scelte della partita si fanno in allenamento!” E alla Juve è così».

Come gestisci le emozioni? – «Nella mia carriera non ho mai fatto scelte facili. Quando senti la fiducia della società e capisci che qualcuno ti vuole veramente, allora riesci a dare tutto te stesso. Siamo umani e lavoriamo con il cuore. Durante il riscaldamento è l’ultimo momento in cui posso godermi l’ambiente.

È il momento più bello, che sia all’Allianz Stadium o in un altro stadio. Sono stato anche io tifoso: voglio essere in campo quello che ammiravo da bambino. Devi sempre ricordarti del piccolo che era dentro di te. Con i tifosi c’è un sentimento forte, è come una relazione d’amore. C’è molto calore all’inizio, tutto sembra bellissimo, senti le vibrazioni»

Com’è stato vivere da solo da così giovane? – «Quella del calciatore sembra essere una vita perfetta, ma la verità è che noi professionisti abbiamo momenti difficili, questi ti fanno apprezzare di più i momenti belli. A volte non vogliamo far vedere quando siamo deboli, lo nascondiamo.

Prima pensavo che il campo fosse uguale ovunque, ma non è così. Io sono cresciuto in una grande famiglia, in una casa che non era mai silenziosa, e i primi mesi in cui tornavo a casa da solo per cena passavo tante ore senza parlare con nessuno. Era tutto difficile a livello mentale.

I videogiochi mi hanno aiutato, perché con cuffie e microfono potevo parlare con i miei fratelli. A volte mettevo le cuffie anche senza giocare, ma solo per parlare. La lingua è stata una barriera».

Che rapporto hai con la sconfitta? – «Odio perdere! Se mi batti, con te non sarò lo stesso. È sempre stato così! Ma la verità è che la sconfitta fa parte della vita e ti aiuta a restare umile. Alla fine della giornata bisogna però avere più piccole vittorie che sconfitte. Nella vita potevo fare tante cose, ma mi sono reso che l’unica passione che mi fa svegliare con il sorriso è quella per il calcio. Nel calcio ho tanti sogni: vincere tutto, giocare con i miei fratelli ed essere il giocatore più forte, ma ho tanta voglia di fare altro là fuori».

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