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·8 de octubre de 2024

❌ Gazzetta – Milan, calciatori senza rispetto verso tecnico, club e tifosi: sono professionisti della ribellione

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La Gazzetta dello Sport, attraverso il seguente editoriale, ha fortemente criticato l’atteggiamento dei calciatori del Milan: “Quasi per definizione, l’allenatore è il capro espiatorio. Non ci sono risultati? Colpa sua. La squadra gioca male? Colpa sua. I calciatori la fanno sempre franca: non vengono licenziati, hanno sempre una possibilità di rilanciarsi alla faccia del colpevole di ogni male, l’allenatore appunto, magari dopo che per quest’ultimo è arrivato l’esonero. Al Milan, da questo punto di vista, stiamo osservando un salto di qualità: a Fonseca vengono imputati anche i comportamenti sbagliati dei giocatori rossoneri. Non una scelta tecnica, non un’interpretazione tattica, ma perfino le insubordinazioni di chi va in campo. Prendete quanto è successo domenica sera a Firenze. Fonseca nella preparazione della partita dà un’indicazione chiara, inequivocabile: il rigorista è Pulisic. La sorte vuole che i rossoneri, nella gara contro la Fiorentina, abbiano la possibilità di calciarne addirittura due, di rigori. Un evento quasi unico. Ebbene: il primo lo tira Theo Hernandez, il secondo Abraham. Si decide in campo, strappandosi il pallone di mano, roba da partitelle tra dopolavoristi o da campetto di quartiere. Il fatto che quei rigori vengano sbagliati entrambi dà ancora più enfasi all’evento, forse se in due avessero segnato almeno un gol l’eco sarebbe stata inferiore o nulla. Ma la sostanza non cambia: Fonseca dice una cosa, i giocatori fanno come vogliono.

La prima reazione di molti è stata: ecco un altro segnale che Fonseca non ha in mano la squadra. È possibile, o magari probabile, che sia così. Ma la questione che dovremmo esaminare è innanzitutto un’altra: è normale che superprofessionisti di altissimo livello non tengano in alcun conto le indicazioni dell’allenatore? È questa la serietà che ci si aspetta da chi ha una posizione (oltre che un ingaggio) così importante? È accettabile che accadano episodi del genere in uno dei club più grandi del mondo, un club che storicamente ha coperto i propri campioni d’oro ma ha sempre (o quasi) ottenuto in cambio comportamenti inappuntabili?


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Theo Hernandez e Abraham, con l’aggiunta di Tomori che ha consegnato al connazionale il pallone affinché calciasse il secondo rigore, hanno mancato di rispetto. A chi? A Fonseca, certo, ma non solo a lui. A Pulisic, che si è visto messo da parte da chi non aveva alcun diritto di farlo. Alla società, che paga un allenatore perché decida e non perché subisca le scelte dei suoi calciatori. E anche ai tifosi, che non meritano di vedere quelle scene da parte di chi ha la maglia rossonera addosso. È facile essere grandi professionisti quando c’è da godere di fama, prestigio, denaro. Certi privilegi impongono anche il rispetto delle regole, che peraltro in questo caso non sono nemmeno difficili da seguire. Dalla ribellione durante il cooling break a Roma fino alle sceneggiate dei rigori rubati a Firenze, i giocatori del Milan hanno mostrato il peggio.

Poi c’è l’altro aspetto della storia, chiaramente. E questo racconta di un Fonseca che non è padrone dello spogliatoio, tanto che i casi di indisciplina si susseguono. Un segnale non positivo per il futuro immediato del Milan e anche per il prosieguo dell’avventura di Paulo sulla panchina rossonera. Attenzione, però, perché le dichiarazioni dell’allenatore dopo la partita indicano la ferma volontà di cambiare rotta. “Doveva calciare Pulisic, non si verificheranno più episodi del genere”, ha detto. Qualcuno ha pensato che abbia fatto un autogol, raccontando al mondo che una parte della squadra non lo segue. E questo è indiscutibilmente vero. Allo stesso tempo, ha messo sotto gli occhi di tutti le inadempienze di certi calciatori. Non ci stupiremmo se, nelle prossime gare, alcuni di questi campioni – che non giocano da campioni – finissero in panchina. A quel punto, conoscendo i loro comportamenti svelati da Fonseca, a qualcuno verrebbe mai in mente di chiedersi: ma come fa a lasciarli fuori?”.

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