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Milannews24

·9 de junio de 2025

Esonero Spalletti, retroscena da non credere! Ecco quando Gravina ha deciso di cambiare CT

Imagen del artículo:Esonero Spalletti, retroscena da non credere! Ecco quando Gravina ha deciso di cambiare CT

Esonero Spalletti, spunta il clamoroso retroscena: Gravina aveva deciso per il cambio in panchina già da sabato sera

La notte di sabato ha squarciato il velo sull’incertezza che attanagliava la Nazionale italiana dopo la disastrosa sconfitta contro la Norvegia. Come preannunciato dal “romanzo” di queste qualificazioni mondiali, il “colpo di scena” è arrivato “verso sera”, un epilogo amaro ma quasi inevitabile: Luciano Spalletti, tecnico accostato in passato anche al Milan, non è più il Commissario Tecnico dell’Italia. L’esonero ufficiale è giunto alle 23 di sabato, esattamente 24 ore dopo la disfatta che ha gettato un’ombra inquietante sulla corsa ai Mondiali 2026.

La decisione, sebbene nell’aria, ha assunto i contorni di una resa dei conti in una giornata frenetica. L’opinione pubblica, martellante, la stampa – che Spalletti ha ringraziato con un’ironia velata per la “comprensione” – e persino i colloqui anticipati tra la Federazione, Gianluigi Buffon e alcuni dei senatori azzurri, hanno spinto la FIGC ad agire con tempestività. La paura di compromettere irrimediabilmente la qualificazione al prossimo Mondiale, un incubo ancora vivo nella memoria collettiva, ha reso impellente un cambio di rotta drastico e immediato.


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Gabriele Gravina, presidente federale, non ha atteso oltre. Ha convocato Spalletti a tarda sera a Coverciano per un confronto diretto e senza fronzoli. Il tecnico toscano, pur comprensibilmente amareggiato per l’epilogo, non si è opposto alla decisione. Anzi, in un gesto di rara signorilità nel panorama del calcio italiano, ha accettato la risoluzione consensuale del contratto, rinunciando sia alla buonuscita sia ai tredici mesi residui di stipendio. Un comportamento che evoca le uscite dignitose di illustri predecessori come Roberto Donadoni e Marcello Lippi, e che ha significativamente aumentato la stima nei suoi confronti da parte del presidente federale. Un addio che, nonostante tutto, si colora di un inatteso senso di rispetto reciproco.

Spalletti avrebbe potuto, regolamento alla mano, rimanere in panchina almeno fino alla partita cruciale contro la Moldavia, evitando un passaggio di consegne così repentino. Ma l’allenatore ha preferito non alimentare l’incertezza e le illazioni, scegliendo la via della chiarezza immediata. “Meglio dirlo subito”, ha spiegato, tagliando corto su ulteriori 48 ore di speculazioni che avrebbero solo acuito la tensione attorno alla squadra.

La conferenza stampa di rito, tenuta da solo senza la presenza di Gravina al suo fianco, è stata un momento carico di emozione. Spalletti ha parlato con la voce rotta e un evidente peso sul cuore, promettendo “massimo impegno fino all’ultimo minuto”, nonostante la consapevolezza di essere ormai un CT sfiduciato e dimissionario. Una situazione paradossale, quasi surreale: l’allenatore è già fuori dai piani futuri, ma scenderà in campo per provare a vincere, spinto dall’orgoglio personale, dal rispetto per il gruppo di giocatori che “non ho sbagliato a sceglierli”, e per dare un ultimo segnale di professionalità.

L’Italia si avvicina alla sfida con la Moldavia da favorita assoluta, con l’obbligo di conquistare i tre punti. Tuttavia, la partita si carica ora di un significato emotivo profondo, quasi catartico. Anche se il campo regalerà la vittoria, il dolore per questo “divorzio” improvviso, e la ferita di una sconfitta che ha riaperto vecchie paure, resteranno a lungo nel cuore degli Azzurri e dei tifosi. La Nazionale è a un bivio, e la strada per i Mondiali 2026 si preannuncia più tortuosa che mai.

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