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·5 de agosto de 2025
ESCLUSIVA PSB – Dalla Primavera del Napoli all’Avellino: Saurini racconta Tutino, Roberto Insigne e Palmiero

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·5 de agosto de 2025
Coltivare la crescita di un ragazzo nel settore giovanile è una dinamica che ha un impatto probabilmente sottovalutato nell’analisi della struttura calcistica e umana di un calciatore. Il passaggio all’età adulta del Gioco porta poco a poco al dissolvimento dell’analisi degli anni in cui le corde da toccare erano flebili, sensibili, così sottili da dover essere gestite con cura. Saper fare questo lavoro, che è umano prima che sportivo, conferisce una coccarda che i più alti piani del calcio sottostimano ma che, in realtà, hanno una componente importante nei successi raccolti successivamente. Considerando i calciatori che menzioneremo nel corso dell’intervista, Giampaolo Saurini, che i giovani li ha allenati sia nella Primavera del Brescia che in quella del Napoli, ha formato – prima che allenato – nella miglior maniera. Nei successi di Gennaro Tutino, Roberto Insigne e Luca Palmiero, è innegabile la sua mano. Due su tre sono già dell’Avellino, il terzo – Tutino – lo diventerà nel giro di poche ora. Dopo aver condiviso tante battaglie nel settore giovanile azzurro (i tre hanno giocato insieme in Primavera, Tutino e Palmiero, entrambi ’96, anche precedentemente), il presente pulsa e l’Irpinia è pronta a godere delle capacità di simili alfieri. Intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni, Saurini ha aperto il cassetto dei ricordi.
Mister, il suo percorso rigoglioso sulla panchina del Napoli Primavera vede tra i diversi meriti, a detta del sottoscritto, il contributo alla fioritura di un giocatore come Gennaro Tutino, oggi attaccante che per talento, caratteristiche e atteggiamento sposta gli equilibri. Che ricordi ha del “suo” Gennaro, che esordì in Primavera nella stagione precedente al suo arrivo ma che con lei è esploso?
“Il mio rapporto con Gennaro è stupendo, abbiamo collezionato bellissime esperienze diventate ricordi da custodire gelosamente. È un ragazzo eccezionale e, entrando nei dettagli del calciatore, parliamo di un profilo dalle notevoli qualità fisiche e tecniche. Tutto ciò era facilmente intuibile anche all’epoca, bastò davvero poco per capirlo. Nel suo percorso ha avuto qualche piccola difficoltà, ma le ha brillantemente superate. Aggiungo una cosa per me importante: non l’abbiamo ancora visto al massimo delle sue potenzialità”.
Ne avrà, dunque, seguito il percorso in questi anni. Una considerazione di natura tattica: con lei era principalmente un esterno, ma ricordo nitidamente partite in cui ne esplorò le qualità come prima punta o in un attacco a due. Immaginava l’evoluzione che ha avuto?
“Assolutamente sì. Gennaro cominciò in Primavera giocando due anni sotto-età, dunque doveva maturare nei vari aspetti del gioco. Sono del parere che, con riferimento al settore giovanile, i talenti più fulgidi vadano messi tutti in campo e fatti giocare il più possibile, così da far associare giocatori in grado di parlare la stessa lingua, seppur in posizioni diverse rispetto ai ruoli con cui si sono inizialmente presentati. Gennaro nasce esterno a piede invertito, ma le migliori cose le ha poi fatte vedere, come tutti abbiamo notato, da seconda e prima punta. Già in quegli anni, come dicevo poc’anzi, l’intento era quello di fargli fare un lavoro nuovo, sia per la motivazione già menzionata che, ovviamente, per le caratteristiche e l’intelaiatura degli avversari che affrontavamo di partita in partita”.
Cosa vuol dire per l’Avellino prendere un calciatore del genere?
“È un segnale che rivela l’ambizione della società. Prendere un profilo del genere, così come fatto per Roberto Insigne, vuol dire manifestare l’intenzione di costruire qualcosa di importante e duraturo, che non guardi unicamente al breve termine”.
Altro profilo che lei ha allenato con indiscutibile profitto è proprio quello di Roberto Insigne. Anche lui all’Avellino, in questo caso bisogna riconoscere le grandi qualità e, al contempo, la capacità mentale di aver saputo convivere con un cognome ingombrante. Che opinione ha del ragazzo?
“Sono molto affezionato a Roberto, gli voglio un bene dell’anima. Ha convissuto con questa situazione e l’ha fatto nella maniera migliore. Con me ha segnato tantissimo, per poi cominciare il suo percorso in giro per l’Italia, dove si è senza alcun dubbio consacrato. Per i miei ragazzi spero sempre nell’approdo in Serie A, gente come Roberto e Gennaro ha le qualità per farlo”.
Calciatore che con lei ha esordito in Primavera è Luca Palmiero, terzo alfiere (considerando l’operazione Tutino come oramai andata in porto, ndr) di un Avellino dalla notevole qualità. Playmaker dalla tecnica notevole e dalla mirabile capacità di saper leggere il gioco, concorda nel dire che, pur avendo tempo, parliamo di un calciatore che probabilmente il calcio italiano non ha ancora ben compreso?
“Luca è un giocatore intelligentissimo, con una spiccata qualità, ovvero l’intuizione giusta in termini di scelta da fare. Fisicamente non è un colosso, ma è riuscito comunque ad affermarsi in categorie importanti. Parliamo di un centrocampista in grado di dettare i tempi, è davvero talentuoso. Nell’Avellino ci sono anche altri due calciatori, Russo e Manzi, che ho avuto il piacere di allenare. Diversi elementi della rosa, dunque, hanno già giocato insieme in passato: questo potrà essere un vantaggio per l’allenatore, non ci sono dubbi”.
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