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·25 de junio de 2024

Da Como a Lecco: il problema degli stadi lombardi tra proteste e club in esilio

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Varese, Como, Lecco: tre capoluoghi, tre stadi vecchi e inadeguati. Fra progetti di ristrutturazione, ritardi e “annunci mortuari”. Non c’è pace sugli spalti del “Franco Ossola” di Varese (Serie D), come al “Sinigaglia” di Como (neo-promosso in Serie A) e al “Rigamonti-Ceppi” di Lecco (retrocesso in serie C). A Varese anonimi tifosi, mortificati dalle lungaggini per la ristrutturazione dell’impianto, hanno tappezzato le vie del centro e di Masnago con annunci mortuari.

A novembre – scrive Il Corriere della Sera – il gruppo Aurora Immobiliare-Stadium, sostenuto da un pool di imprese strette attorno al club Città di Varese presentava il progetto di ricostruzione dell’Ossola, depositandolo in Comune. Realizzabile in 30 mesi, costo di circa 45 milioni di euro, per 12mila posti a sedere; alloggi, foresteria, 450 posteggi e aree commerciali. Iter che è slittato per ben due volte, lasciando i tifosi sconcertati.


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Ben altra categoria (ma anche ben altra urgenza) a Como. Con la serie A appena conquistata lo stadio Sinigaglia (del 1927) è inadeguato con soli 7.798 posti a sedere, contro i 10.500 previsti per la deroga concessa dalla Lega di Serie A, su un minimo di 12mila. Così è corsa contro il tempo per ricavare altri 2.500 posti.

Da luglio si metterà mano al settore distinti, inagibili da ormai otto anni, mentre altre sedute si pensa di ricavarle con l’ampliata disponibilità del settore ospiti. Ma nel frattempo la società della famiglia indonesiana Hartono (la proprietà più ricca del calcio italiano) potrebbe essere ospite del Bentegodi di Verona, anche se alla Serie A è stata inviata la richiesta di poter disputare le prime tre partite di campionato tutte in trasferta.

Va un po’ meglio a Lecco. Lì, dopo il brusco ritorno in terza serie, il Rigamonti-Ceppi va bene così com’è. Anche se il nuovo proprietario Aniello Aliberti ha già annunciato incontri con l’amministrazione locale per renderlo più grande e accogliente. Con l’obiettivo di tornare in Serie B in tempi (relativamente) brevi, insomma, la nuova governance bluceleste punterebbe a uno stadio più grande. Magari con quegli 11-12 mila posti a sedere del progetto di ricostruzione presentato qualche mese fa dall’architetto Giulio Ceppi, nipote dello storico patron Mario.

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