Milannews24
·2 de julio de 2025
Costacurta senza filtri: Nazionale, rispetto e la scelta di Gattuso. Le dichiarazioni dell’ex Milan

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In una lunga e incisiva intervista rilasciata a Il Giornale, Alessandro Costacurta, leggenda del Milan e icona del calcio italiano, ha offerto la sua visione schietta non solo sul suo passato rossonero, ma anche sull’attualità del calcio e, in particolare, sul futuro della Nazionale italiana. Le sue parole, cariche di emozione e pragmatismo, hanno toccato temi cruciali come il senso di appartenenza alla maglia azzurra e il cambiamento dei valori nel calcio moderno. L’ex difensore ha ripercorso i momenti più significativi della sua carriera con l’Italia, esprimendo una profonda malinconia per un’epoca in cui la convocazione in Nazionale era un privilegio assoluto e una fonte di immenso orgoglio.
“I momenti più belli della mia vita da calciatore”, ha dichiarato Costacurta, riferendosi alla sua esperienza in Nazionale. Un’affermazione che sottolinea l’importanza capitale che la maglia azzurra rivestiva per lui e per i suoi contemporanei. La sua voce si è fatta particolarmente critica quando ha affrontato la questione della rinuncia di Acerbi alla convocazione. “Non capisco la scelta di Acerbi. Ma come? Noi tremavamo prima delle convocazioni. Quando non sono stato più convocato dopo il Mondiale del ’98 sono stato davvero male. Ho compreso la scelta di Dino Zoff, ma sono stato molto male.” Queste parole evidenziano un netto contrasto tra il passato e il presente, un divario tra un’epoca in cui il sacrificio per la Nazionale era la norma e una in cui le priorità sembrano essere cambiate.
Costacurta non ha esitato a usare toni decisi per esprimere il suo disappuntoverso il comportamento di Acerbi: “Acerbi non ha avuto rispetto per i compagni di squadra. Avevano bisogno di lui. La squadra aveva bisogno di lui! Lo sai, no? E tu che fai? Dici di no per una questione di orgoglio? Ma che cosa fai?” La sua indignazione traspare chiaramente, rimarcando come la scelta individuale possa e debba essere subordinata alle esigenze del collettivo, specialmente quando si tratta della rappresentazione del proprio paese. Questo punto è cruciale per comprendere la visione di Costacurta sul calcio e sui valori fondamentali che dovrebbero animare un calciatore.
Interrogato sulla nomina di Gattuso come nuovo commissario tecnico, Costacurta ha mostrato un approccio più conciliante, pur mantenendo il suo rigore analitico. “Scelta condivisibile. Se c’è una persona che può trasmettere valori di appartenenza ai ragazzi è Rino”, ha affermato. Questa approvazione non è casuale. La scelta di Gattuso viene vista come un tentativo di restaurare quel senso di identità e di attaccamento alla magliache Costacurta ritiene essenziale e che, a suo parere, si è progressivamente affievolito. La figura di Gattuso, altro ex Milan, con la sua grinta e il suo carisma, è percepita come un catalizzatore capace di instillare nei giocatori la stessa passione e lo stesso spirito di sacrificio che hanno contraddistinto le generazioni passate.
La parte finale dell’intervista ha toccato un tema delicato ma fondamentale: la qualità dei giocatori italiani nel panorama calcistico mondiale. “La maglia della Nazionale prima era più rispettata anche all’estero e soprattutto più temuta”, ha osservato Costacurta, ponendo l’accento sulla percezione internazionale della Nazionale italiana. Il confronto tra le generazioni di campioni è stato impietoso, ma profondamente realistico: “Io giocavo in Nazionale con Maldini, Nesta, Vieri, Baresi, Del Piero, Baggio, Walter Zenga in porta. C’erano i giocatori più forti del mondo. Oggi nella Nazionale chi potrebbe mai essere considerato tra i più forti al mondo? Forse solo Barella.”
Questa cruda verità evidenzia una realtà innegabile: la Nazionale italiana di oggi, pur potendo contare su talenti indubbi, non vanta la stessa concentrazione di fuoriclasse assoluti che caratterizzava le formazioni del passato. L’analisi di Costacurta serve da campanello d’allarme, sottolineando la necessità di un’azione mirata per lo sviluppo del calcio giovanile e per la formazione di nuovi talenti che possano riportare l’Italia ai vertici del calcio mondiale. Le parole di Alessandro Costacurta, dunque, non sono solo un racconto nostalgico di un’epoca d’oro, ma un forte monito e una lucida analisisulle sfide che attendono il calcio italiano nel prossimo futuro.