Concorrenza nutrita, questioni tattiche o scarsa presa sul c.t.: dentro le mancate convocazioni in Nazionale di Beukema, Odgaard e Orsolini | OneFootball

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·20 de marzo de 2025

Concorrenza nutrita, questioni tattiche o scarsa presa sul c.t.: dentro le mancate convocazioni in Nazionale di Beukema, Odgaard e Orsolini

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L’eccezionale stagione del Bologna, la seconda consecutiva, non sta certo passando inosservata agli occhi dell’intero mondo calcistico, basti pensare alla recente convocazione di Santiago Castro e Benjamin Dominguez nell’Argentina campione del mondo in carica. Complessivamente, durante quest’ultima pausa dei campionati, sono undici i giocatori rossoblù in giro per il globo a difendere i colori delle rispettivi nazionali: a Casteldebole, però, sono rimasti – fra gli altri – Sam Beukema, Jens Odgaard e Riccardo Orsolini, tre ‘casi’ che continuano a far discutere. Proviamo ad analizzarli.

Sam Beukema (Olanda) – La mancata convocazione del difensore centrale classe 1998 è sempre stata collegata all’incredibile abbondanza di pari ruolo a disposizione dei Paesi Bassi. Solo per citarne alcuni: il ‘vecchio leone’ Van Dijk (Liverpool), Aké (Manchester City), De Ligt (Manchester United), Timber (Arsenal) e Van de Ven (Tottenham). Una concorrenza resa ancor più spietata dall’impiego di due soli centrali da parte del c.t. Koeman, che predilige il 4-3-3. Alcuni dei suddetti nomi, però, stanno vivendo una stagione difficile o sono infortunati, ecco perché almeno in questo tornata ci si aspettava che il nome di Beukema potesse comparire nella lista oranje. Koeman, invece, ha preferito chiamare giocatori più giovani o ritenuti più duttili come Geertruida del Feyenoord e Van Hecke del Brighton. Dunque, nonostante un rendimento eccellente coronato da 8 prestazioni molto positive in Champions League, al momento per il numero 31 rossoblù non sembra esserci spazio.


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Jens Odgaard (Danimarca) – La carriera del jolly offensivo classe 1999 sta finalmente decollando grazie al ruolo che mister Italiano gli ha a lui ritagliato a partire dallo sorso ottobre, quello di collante fra centrocampo e attacco con compiti e movimenti che spaziano dal trequartista alla prima punta. Un vestito cucito su misura ma difficilmente replicabile in altri sistemi, magari meno particolari o complessi ma già consolidati. È il caso della Danimarca di Hjulmand, che di recente sta proponendo un 4-3-3 dove quei compiti vengono svolti a turno dalle mezzali Damsgaard (Brentford), Eriksen (Manchester United) e Frendrup (Genoa). Volendo anche ampliare il discorso alle ali e ai centravanti, troviamo una concorrenza ampia e di spessore: ci sono Hojlund (Manchester United), Isaksen (Lazio), Skov Olsen (Club Brugge), Wind (Wolfsburg) e i giovani talenti Biereth (Monaco) e Harder (Sporting Lisbona), senza dimenticare i ‘veterani’ Dolberg dell’Anderlecht e Poulsen del Lipsia (pure loro lasciati a casa). Ai nostri occhi di osservatori del mondo Bologna, il fatto di rinunciare ad un elemento con le qualità e la duttilità di Odgaard (6 gol e 3 assist in stagione) pare comunque un’assurdità, ma tant’è.

Riccardo Orsolini (Italia) – È il caso più spinoso e dibattuto. I numeri di ‘Orso’, 28 anni compiuti a gennaio, sono fuori discussione: terza stagione di fila in doppia cifra in Serie A, nell’annata in corso addirittura 10 reti (più 4 assist e un gol in Coppa Italia) malgrado 8 gare saltate per infortunio e con ancora 9 giornate in calendario. Ma i numeri non sono tutto perché poi subentra la visione del mister, coi c.t. odierni che sono sempre più allenatori e sempre meno selezionatori. La svolta post (pessimo) Europeo di Spalletti è infatti basata essenzialmente su un 3-5-2 che può variare in un 3-5-1-1 o in un 3-4-2-1: nei primi due casi ne traggono giovamento i centravanti puri (Kean, Lucca, Retegui), i giocatori ‘di raccordo’ alla Raspadori e gli esterni ‘di gamba’ (più difensivi come Bellanova, Cambiaso, Dimarco, Ruggeri e Udogie, o a trazione anteriore ma con spiccato spirito di sacrificio come il fedelissimo Politano); nel secondo, oltre ai laterali a tutta fascia, prevalgono quei trequartisti, mezzali offensive o seconde punte più associativi con la punta di riferimento (lo stesso Raspadori, Frattesi, Maldini e Zaccagni, ma pure il non convocato Pellegrini). Penalizzati dunque gli esterni d’attacco tradizionali, Orsolini e con lui Berardi, Chiesa e volendo Zaniolo, con la non banale differenza che fra questi solo il numero 7 del Bologna sta facendo faville. Uno come lui sempre meglio averlo che non averlo a disposizione, nel momento in cui si vuol provare a ‘spaccare’ una partita o a cambiare spartito tattico. Ma evidentemente al nostro c.t., che all’epoca del 4-3-3 in qualche circostanza l’aveva anche chiamato (per lo più in seconda battuta, da ‘tappabuchi’), Orsolini non piace. A noi bolognesi invece sì, tanto, e continuiamo a godercelo.

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