Calcionews24
·9 de enero de 2025
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Seconda parte sul Corriere dello Sport dell’intervista di Ivan Zazzaroni a Claudio Ranieri. Ecco i passi più significativi dell’allenatore della Roma.
PELLEGRINI RESTA – «Sono sicuro di sì. Però vorrei chiarire una cosa. Non è stato lui a insistere per scendere in campo nel derby. In tanti anni nessun giocatore mi ha mai chiesto di giocare. Con Lorenzo sono bastate poche parole il sabato mattina. Io non faccio discorsi lunghi, non perdo tre ore a parlare con la squadra. I giocatori hanno una soglia di attenzione di otto secondi. Spesso basta una battuta fatta bene. Del resto anche il Papa ha detto recentemente che le omelie devono essere più brevi».LA SCELTA – «Avevo deciso di tenere Lorenzo in panchina, ma nei suoi occhi ho visto una luce differente, aveva gli occhi pieni di luce. Ho capito che la voglia di esserci, di giocare, era enorme. E ho cambiato idea. É andata bene a entrambi. Diciamo che un po’ d’esperienza me la sono fatta».LA TATTICA – «Non amo le gabbie mentali, provo sempre ad aprirle».LA SUA FILOSOFIA – «Ho girato il mondo, allenato dappertutto, da noi c’è sempre stata troppa tattica, giocatori ingabbiati, talenti frenati e spettacolo depresso. Le cose sono cambiate con la globalizzazione del calcio. Calcio globalizzato, non evoluto. Più informazioni per tutti e più omologazione. D’accordo sull’organizzazione offensiva, sulla personalizzazione dei compiti, ma poi in campo ci vanno loro. Che devono sentirsi bene e giocare con naturalezza, come sanno. Cosa vuoi dire a gente come Dybala, Del Piero, Totti? Ma anche a Hummels, Paredes, Pirlo, Lampard, ti butto lì un po’ di nomi».GIOCHISTI E RISULTATISTI – «Ognuno applica l’etichetta che vuole a questo o a quell’allenatore, io faccio calcio e da tanti anni».C’E’ UN COLLEGA AFFINE – «No. In questo momento ci sono tanti allenatori che si rifanno a Gasperini, io seguo solo me stesso».