Chivu Parma, i suoi ex giocatori all’Inter Primavera lo raccontano: «Quando parlava ti venivano i brividi, una volta che entrò nello spogliatoio in lacrime» | OneFootball

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Inter News 24

·19 de febrero de 2025

Chivu Parma, i suoi ex giocatori all’Inter Primavera lo raccontano: «Quando parlava ti venivano i brividi, una volta che entrò nello spogliatoio in lacrime»

Imagen del artículo:Chivu Parma, i suoi ex giocatori all’Inter Primavera lo raccontano: «Quando parlava ti venivano i brividi, una volta che entrò nello spogliatoio in lacrime»

Chivu Parma, i suoi ex giocatori all’Inter Primavera lo raccontano: i pregi dell’allenatore svelati da Curatolo, Rovida, Peschetola, Sangalli e Moretti

In occasione dell’ufficialità di Cristian Chivu come nuovo allenatore del Parma, Gianlucadimarzio.com ha intervistato alcuni dei ragazzi che sono stati allenati dal tecnico rumeno quando era l’allenatore dell’Inter Primavera.

DENNIS CURATOLO – «La prima cosa che mi viene in mente è il carisma. Quando giocavamo era come se fosse in campo con noi. Ci trasmetteva tutta la sua voglia. Ricordo all’intervallo di una partita di Youth League. Stavamo giocando bene, ma eravamo sotto. Entrò in spogliatoio quasi in lacrime. Questo per far capire quanto tenesse a noi, quanto fosse dentro tutto quello. Ti trasportava quando parlava. Eravamo rientrati in campo e giocammo in modo incredibile. In panchina viveva al massimo la partita. A ogni gol esultava come un pazzo. Era fondamentale la sua figura per la nostra squadra».


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WILLIAM ROVIDA – «Un uomo speciale. Ci aiutava, ci parlava, ci sosteneva. Dà molta importanza alle persone che ha davanti e al loro benessere. Abbi fiducia in te, sei forte. Fai parlare il campo, conta solo quello”, l’incoraggiamento dopo un errore. A colpire “la sua totale umiltà. Si mise sul piano di noi calciatori”».

LORENZO PESCHETOLA – «Quando parlava ti faceva venire i brividi, ti toccava le corde più profonde. Eri pronto a tutto per lui in campo. Ogni tanto giocava con noi. Era qualcosa di clamoroso. Durava poco, perché fumava molto. Ma in quei minuti in cui aveva fiato era troppo forte, faceva la differenza».

MATTIA SANGALLI – «Ci fu bisogno di un primo periodo di adattamento. Portò dei concetti nuovi che escono dagli schemi classici italiani. Veniva dalla scuola dell’Ajax. Mi colpì la sua totale umiltà. Si mise sul piano di noi calciatori. Cercava sempre il confronto. Ascoltava i nostri pareri e aveva una grande voglia di imparare. La squadra che lo lancia in aria dopo la vittoria del campionato. Era la nostra guida, noi i suoi ragazzi».

ANDREA MORETTI – «Ci ripeteva spesso di non guardare il calcio tramite moduli o tattiche, ma come occupazione di spazi e trasmissione veloce della palla. Una visione diversa. Ci chiedeva di giocare e costruire, ma non in un modo fine a sé stesso. Doveva portare al risultato».

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