C’è poco da rimasticare la storia, domani bisogna scriverla. Se non ora, quando? | OneFootball

C’è poco da rimasticare la storia, domani bisogna scriverla. Se non ora, quando? | OneFootball

In partnership with

Yahoo sports
Icon: Zerocinquantuno

Zerocinquantuno

·13 de mayo de 2025

C’è poco da rimasticare la storia, domani bisogna scriverla. Se non ora, quando?

Imagen del artículo:C’è poco da rimasticare la storia, domani bisogna scriverla. Se non ora, quando?

Non siamo abbastanza pazzi o pretenziosi da pensare che andando in finale ogni cinquant’anni la si debba anche vincere. Però l’occasione c’è, e sarebbe altrettanto da pazzi non provarci. Se non ora, quando? Come ha dimostrato la qualificazione Champions dello scorso anno, ai grandi traguardi il pur cresciuto Bologna degli ultimi campionati può ambire solo nella concomitanza di altrui rovine. Con Thiago Motta si aprì l’imprevedibile finestra di una Champions per cinque squadre, per giunta in coincidenza del crollo di Napoli, Fiorentina e delle due romane. Stavolta non è andata così, però la Coppa Italia ha spalancato impensabili opportunità, liberando il BFC dall’ingombro della Juventus in semifinale (con ogni probabilità sarebbe stata dura superare i bianconeri tra andata e ritorno). Il calcio è questo: vinci quando ti fai trovare pronto all’appuntamento. Lo fu il Bologna di Pesaola del 1974, cinico nel profittare di una caduta in area enfatizzata da Bulgarelli, ma poco meritevole di quel rigore al 90′ che obbligò il valoroso Palermo ai supplementari e da lì ai rigori. Ma il BFC, bisogna ammetterlo, quando va in finale (cioè quasi mai) di solito la vince. La nostra bacheca dei trofei è infatti piena di occasioni last minute agguantate e portate via come un bottino, a cominciare dalla prima Coppa dell’Europa Centrale del 1932, vinta, pensate un po’, senza nemmeno giocare la finale (colpa del comitato organizzatore, che squalificò Juventus e Slavia Praga per intemperanze dei tifosi). Ma c’è poco da rimasticare la storia, domani bisogna scriverla. Come, non importa. Bastasse pure un gol di gluteo di Miranda o una deviazione di scapola di Chukwueze nella sua porta a tempo scaduto. Una vittoria in coppa ci toglierebbe anche dall’imbarazzo di dover difendere Italiano (e lo faremmo comunque volentieri) nella malaugurata ipotesi in cui il Bologna non si dovesse qualificare nemmeno alla Conference League. Perché già si intravedono all’orizzonte i cecchini, pronti a sparare al 90′ scoccato di Bologna-Genoa, già imbeccati col mantra dell’indebolimento della squadra a luglio 2024 e così via. E invece no. Perché comunque vada, il 14 o il 25 maggio, questa stagione 2024/25 resterà esemplare e memorabile, troppo ricca di emozioni, bel gioco e affiatamento tra squadra e tifosi per essere gettata nell’indifferenziato dei ricordi generici. E infine godiamoceli, questi ultimi minuti sospesi nell’incertezza fatale che separa il tutto dal niente (apparente), il trionfo dal pugno di mosche, la gioia cosmica dall’apatia. Anche così si impara a crescere e a mordere di più la vita quando ti fa passare davanti occasioni irripetibili.

Ver detalles de la publicación