gonfialarete.com
·22 de abril de 2025
Carratelli su CorSport – Conte faccia come Ulisse: si metta la cera nelle orecchie per sfuggire alle sirene…

In partnership with
Yahoo sportsgonfialarete.com
·22 de abril de 2025
Mimmo Carratelli, giornalista, ha analizzato la situazione legata ad Antonio Conte nel suo editoriale per il Corriere dello Sport.
Ma che cos’è questo subbuglio, questo arrevuoto come diciamo nel golfo, questo malcontento, questo malumore, questa iradiddìo e di Conte, che cosa sta succedendo mentre il pallone rotola al Maradona, sempre pieno, sempre appassionato, e stiamo contendendo lo scudetto all’Inter, alla corazzata Inter. Che cos’è si avisse fatto a n’ato chello ch’’e fatto a me, che significa carissimo Antonio Conte avere dato fuoco alla dinamite con la sua frase ormai planetaria, «tante cose a Napoli non si possono fare»?
Maronn’, qual è la sua meraviglia, Antonio carissimo? Sono duemilacinquecento anni che «tante cose a Napoli non si possono fare». Lo sapeva benissimo, caro Antonio, venendo davanti a questo mare azzurro (ma Pino Daniele ammonisce «chi tene ’o mare, ’o ssaje nun tene niente»). Lo sapeva che Napoli è una valle di lacrime, suspiri e marechiaro. Napoli è un mondo fuori dal mondo, nel pallone come nel resto. Napoli è periferia geografica e geopolitica, nella vita e nel calcio, è periferia di tutto, eliminata dalla scena per colpe sue, ovviamente, ma anche per malanimo altrui e congiunture storiche, per razzismo conclamato (Vesuvio lavali col fuoco).
Napoli è condannata a una bellezza sofferta, vilipesa. È madre e matrigna, è vecchia, è antica. Bella e impossibile. Un giorno ti ama e altri cento giorni ti uccide. Sotto la panchina di Eraldo Monzeglio, un gentiluomo, un campione del mondo, sparavano tracchi intimidatori. Hanno fatto sanguinare il cuore di Bruno Pesaola, il cuore più azzurro e generoso che abbia mai conosciuto. Volevano cacciare Spalletti prima che vincesse lo scudetto. Emigriamo, ce ne andiamo. Siamo degli eterni feriti a morte. Gli artisti, gli scrittori, gli attori, se vogliono fare carriera, devono andare a Roma, a Milano. Napoli pretende molto e ti dà poco. È una scuola di vita, di resistenza, di orgoglio, di sopravvivenza in molti casi.
Che cosa la disturba, Antonio? La disturbano i roditori da tastiera, i social, certe trasmissioni televisive, certe campagne giornalistiche, i tifosi sapientoni? Dopo Monza, lei ha parlato di sciacallaggio e avvoltoi. Lei ha anche detto «i tifosi napoletani vogliono vincere e se non vinci diventano cattivi». Ma quando mai? Chi sono questi tifosi, la solita minoranza facinorosa e contro tutto e tutti?
Sono vecchio quanto il Napoli, nato appena otto anni prima di me, e ne ho viste tante, invasioni di campo e sei retrocessioni, il fallimento e la Serie C e siamo stati cattivi negli anni peggiori. Con Maradona, la rabbia, il vittimismo e le rivolte sono finiti. Il tifo è diventato civile, lo stadio non è più ostaggio di frange ricattatorie. Perché dare retta allo “sciacallaggio” di pochi, ai pochi avvoltoi, al tifo contrario per partito preso?
Lei è un grande tecnico, caro Antonio, ancora una volta sta facendo un lavoro straordinario, ha portato il Napoli al di là delle potenzialità della squadra, ha un gruppo di giocatori pronti a sacrificarsi per lei, e questa è già un grandissima vittoria, perché dare ascolto ai soliti bastian contrari, oppositori ciechi per professione, anime tristi e cuori aridi? Si metta la cera nelle orecchie (come Ulisse) per sfuggire alle cattive sirene. A Napoli niente è facile, perciò le sfide sono più belle. Qualcosa si può fare. De Laurentiis, col Napoli, ha realizzato la migliore azienda cittadina. Un club senza debiti, che paga puntualmente, capace di attrarre calciatori di livello, conquistando le prime posizioni in Italia e ripetutamente in corsa in Europa. Lei è Antonio Conte con l’ossessione della vittoria perché tanto è il suo lavoro, tanta la passione, la dedizione, la competenza, al calcio dedica la sua vita. Ha un contratto di tre anni col Napoli. Nessuno le chiede di vincere, ma di portare la squadra a un livello più alto, a una competitività duratura. La sua tenacia ha portato in alto una squadra in completo deliquio l’anno scorso. Ha già vinto e si può andare avanti migliorando. Ci sono buone condizioni, non eccelse ma buone, per migliorare. La città e il popolo napoletano mi emozionano, così lei ha detto, caro Antonio. Tenga duro nella sfida che ha scelto liberamente. Non si arrenda.
So che rimarrebbe volentieri a Napoli, ma non pretenda la luna che nessun altro club italiano, così come sono combinate le stesse grandi società tradizionalmente vincenti, potrebbe offrirle. Il Napoli ha i suoi limiti (campi di allenamento, centro sportivo, una sede nobile, un’autogestione familiare), ma vuole mettere la luna a Marechiaro? Il Napoli non potrà mai comprare Mbappé, Vinicius e Lamine Yamal, ma non se li possono permettere anche gli altri club della penisola.
Lei è uscito dal campo di Monza furioso. Non legga e spenga la televisione, carissimo Antonio. Continui il suo lavoro straordinario. Solo se è venuta meno l’intesa col presidente capirei il suo malumore. Il presidente chiede un piazzamento per la Champions e lei, invece, vuole vincere tutto e il massimo? È questo il punto di frizione con Aurelio per il futuro? Ma non si faccia battere dalla “piazza”, dagli sciacalli e dagli avvoltoi. Quale “piazza”, poi? Solo vicoli dove non entra il sole. Al di là dei risultati che otterrà, caro Conte, Napoli è al suo fianco. Sorrida perché lei è il più forte e ha uno staff di prim’ordine.
Carlo Gioia
En vivo
En vivo
En vivo