Binda: «La Sampdoria aveva concordato il piano di ristrutturazione del debito, ma la mancata promozione complica le cose. E sul blocco mercato…» | OneFootball

Nicola Binda, giornalista de La Gazzetta dello Sport, ha commentato la situazione attuale della Sampdoria. le sue parole

Nicola Binda, giornalista de La Gazzetta dello Sport ed esperto di Serie B, ha parlato della situazione attuale della Sampdoria (che domani sarà di scena in un’Arechi infuocato) in un intervento su TeleBari, commentando i problemi economici che potrebbero derivare dalla mancata promozione in Serie A del club blucerchiato nell’ottica della ristrutturazione del debito. Parlando anche del blocco mercato che il club ha osservato lo scorso anno e allargando il discorso sui problemi di iscrizione nelle serie minori, il giornalista sportivo ha dichiarato:

RISTRUTTURAZIONE DEL DEBITO – «La Sampdoria ha concordato con il Tribunale attraverso un piano di ristrutturazione del debito presentato due anni fa e che serviva ad evitare il fallimento. Il piano prevedeva da un lato pagamenti mensili, che la società ha rispettato, ma anche il ritorno in Serie A entro un anno. Questo non è avvenuto, e allora è stato concesso un secondo anno, ovvero quello appena conclusosi. E non solo la Samp non è riuscita a tornare in A, ma rischia addirittura la retrocessione in Serie C. A questo punto, il piano non è più rispettato e il Tribunale potrebbe anche farlo saltare. Oppure, la proprietà dovrebbe immettere quei 60-70 milioni che il ritorno in Serie A avrebbe garantito».

PROBLEMA CAMPIONATI – «Il problema è che ci sono proprietà che affrontano i campionati senza avere le reali possibilità economiche. Per contrastare questo fenomeno è stata raddoppiata la fideiussione per iscriversi, ma non si può neanche chiedere di anticipare tutti i soldi del campionato in partenza».

BLOCCO MERCATO – «Se la Samp aveva il blocco del mercato, ma è riuscita a prendere quei giocatori gratis per poi riscattarli una volta che il blocco è scaduto, ha aggirato la regola. Una regola fragile, evidentemente».