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·13 September 2024

🗣️ Vanoli: “Il Toro è storia, a Superga i brividi. Su Zapata, Coco e Adams…”

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Premiato come Coach of the Month, l’allenatore del Torino Paolo Vanoli ha parlato a Radio Serie A come riportato da TMW.

“Cosa mi ha convinto? Il Toro è storia. Ho detto sì per l’emozione e l’orgoglio di poter vestire e guidare questo grande club che ha una storia importantissima”.


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Superga? “Mi è venuta la pelle d’oca. Da quando sono diventato un giocatore professionista mi è stato raccontato di questo posto magico. Per fare grandi cose bisogna conoscere la storia del club e il mio primo pensiero è stato visitare questo luogo per capire cosa fosse il Toro. Quando sono salito a Superga sono rimasto a bocca aperta”.

Tifosi? “Si è visto nella prima partita di campionato ma anche in ritiro quanto sono importanti. Devo essere bravo a unire perché penso che i tifosi, soprattutto quelli del Toro, abbiano qualcosa in più. E tutti insieme dobbiamo riuscire ad avere qualcosa in più per diventare qualcosa di unico. Il mio primo obiettivo è dare una mia identità, una filosofia di gioco: siamo in un processo, i processi sono lunghi e serve pazienza ma i ragazzi ci stanno mettendo impegno.

Zapata? “Quando scelgo il capitano, lo faccio trovando qualcuno che rappresenti il club a 360 gradi. Il capitano deve rappresentare i suoi compagni e Zapata lo fa bene. Ha l’esperienza e la maturazione giusta per mettersi questa fascia che a Torino è molto importante”.

Coco e Adams? “Ottima impressione, si sono subito integrati nel gruppo in una filosofia di calcio completamente diversa. Stanno imparando e crescendo, possono darci tanto”.

I giovani? “Non mi piace fare nomi, faccio i complimenti a tutti perché in ritiro si sono presentati molto bene. La storia del Toro parte proprio dal settore giovanile, da dove sono usciti grandissimi giocatori. Spero di avere la fortuna e l’opportunità che qualcuno di questi ragazzi, l’ultimo di loro Buongiorno, possa affacciarsi alla prima squadra”.

Obiettivo? “Noi dobbiamo avere un obiettivo temporale abbastanza vicino: diventare una squadra e avere un’identità. Il proseguo degli obiettivi si vedrà dopo, ora concentriamoci su questo. Ma quando inizio un nuovo lavoro, io sogno sempre e lo faccio in grande. Dentro di mese voglio che ogni giocatore sogni, poi il sogno piano piano bisogna saperlo realizzare”.

Spartak Mosca? “Esperienza forte e indimenticabile, farà parte della mia storia. E’ stata la prima esperienza, poi dopo due mesi è scoppiata la guerra. E’ successa la cosa più brutta che potesse capitare nel mondo, va oltre il mondo sportivo. E’ un’esperienza che ha segnato me, i miei collaboratori, giocatori e la mia famiglia, essendo lontana non è stato facile”.

Allenatori modelli? “Nel calcio bisogno saper far entrambe le fasi e bene. Ho avuto la fortuna nella gavetta di avere grandi allenatori, in primis Sacchi che ha cambiato il calcio e mi ha fatto vedere cosa vuole dire essere maniacale sul lavoro. Poi ho avuto la fortuna di lavorare con un altro grande allenatore come Conte, che ha vinto tanto e mi ha insegnato cosa vuol dire fare il manager e gestire un gruppo. E’ una grande fortuna che ho nel mio repertorio”.

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